BALLA E PENSA - LA DANCEFLOOR COME MOMENTO DI AGGREGAZIONE
Una mappa sintetica della musica che ragiona sulle sorti del mondo facendo ballare.

("Balla e Pensa" è un articolo scritto nel 2000 da Andrea Prevignano su KatawebMusica)



"Tra gli anni Ottanta e Novanta in piena epoca di riflusso, l'Europa dei dancefloor ha anche prodotto riflessioni politiche. Sia che si trattasse di prese di posizione blande e legate perlopiù all'immagine, o di realtà veramente militanti. Una mappa del pop da ballo che ragiona sulle sorti del mondo."


"Balla e difendi" recitava uno slogan della prima metà degli anni Novanta, quando il mondo dell'hip hop italiano e del rock militante si coalizzava diffondendo l'idea di ballo ed happening musicale come momento aggregativo politico. Negli ultimi due decenni in molti hanno provato, con esiti alterni, a coniugare dance (termine inteso in senso letterale, "ballo") e messaggio politico, nella convinzione che la prima fosse il mezzo ideale per la propagazione del secondo. Progetti taluni legati al mondo del mainstream, altri connessi strettamente al circuito indipendente, di differente estrazione musicale e diversamente versati in politica.
In Europa, dove il conflitto politico-generazionale è sempre stato più sentito, e dove esiste una maggiore tradizione di antagonismo sociale, si ricordano numerose realtà schierate e fortemente connesse al concetto di dance-politics.

Gli inglesi Bronski Beat di Jimmy Sommerville sono stati fra i primi , si era nel 1984, ad unire dance pop a denuncia sociale. L'iconografia spesa per il successivo progetto di Sommerville, i Communards, e lo stesso moniker utilizzato, che rimanda alla fazione dei repubblicani francesi dell'800, depose per le nette posizioni politiche del suo leader : certo la protesta o l'ostentazione di una fede fu sempre blanda, ma un passo venne mosso nell'asfittica scena dei dancefloor anni 80.
E che dire dei Frankie Goes To Hollywood che nel pieno del periodo della "paura della bomba" (1985) obbligano nel video di "Two Tribes" i presidenti di Unione Sovietica e Stati Uniti a fronteggiarsi in una arena di wrestling ricorrendo ai peggiori colpi bassi ?
Gli scozzesi Shamen di "In Gorbachev We Trust", con la loro mistura di psyco-rock e drum machine, fecero scalpore per alcune dichiarazioni di appartenenza (si parlò di socialismo reale da discoteca), ma anche in questo caso non si andò oltre ad una vaga dichiarazione di intenti ("Gesù ama l'America/ma io non amo né l'uno né l'altra). I KLF di Liverpool, guidati dall'ex Big in Japan Bill Drummond, non fecero mai mistero di appoggiare una certa idea di sinistra. Nel 1994 in occasione del processo di pace avviato da Yasser Arafat e Yitzhak Rabin sotto la sigla K Foundation Drummond dà alle stampe un divertente singolo techno pop con il Coro dell'Armata Rossa (!), K Sera Sera , in edizione limitata per il mercato israeliano, e per una stagione un appuntamento fisso nei dancefloor inglesi.

Di ben altra pasta e consistenza i Redskins, autori di un piacevole ed energico r'n'b "socialista", e la definizione non suoni scorretta : il leader Dean è un membro del Socialist Workers Party inglese, che raggiunse il culmine dell'esposizione nel 1986 con l'album "Neither Washington Nor Moscow", che conquistò in egual misura il mondo proletario Oi! Degli skin inglesi ed i frequentatori delle sale da ballo. Un raro esempio di ritmo ed istanze politiche, musica per il cervello e per i piedi.


I Chumbawamba sono gli ultimi in ordine di tempo tra i contestatori inglesi. La band di Leeds che arriva da lontano, è il caso di dire, vista la lunghissima militanza politico-musicale in ambiente anarco-punk, fino dai tempi di "Pictures Of Starving Children….(1986), ha inanellato successi di dance pop militante come la canzone antifascista "Enough Is Enough" (1993) o l'allegro super hit anarcoide "Tubthumping", che fece il giro del mondo nel 1996.

Cornershop e Asian Dub Foundation , MC Solaar e Alliance Ethnik, sono i nomi che negli anni Novanta hanno perpetuato la politica del "balla e pensa" : il suono meticcio e militante delle periferie inglese popolate di "paki" ed indiani di terza generazione nel caso dei primi due ("The U.S. Western Oriental Mixes e R.A.F.I. rispettivamente) ; e quello delle banlieu francesi degli immigrati e nativi algerini e senegalesi in genere per i secondi due ("Prose Combat", "Fat Come Back").


RadioClash:
In Italia l'approccio "balla e pensa" coinvolge diverse band mature ed apprezzate dalla critica musicale, anche se questo , purtroppo, non sempre coincide in termini di visibilità e grandi vendite.
E' il caso degli Almamegretta, ottimo gruppo partenopeo di sicuro talento e forte personalità. Non è la militanza politica o la propaganda ideologica ciò che interessa agli Almamegretta , piuttosto l'affermazione della musica, vero e proprio documento della contaminazione, testimonianza forte di un principio di multietnicità basato sulla fusione delle musiche popolari del sud del mondo e sulla rivisitazione delle loro tradizioni, siano esse africane, mediterranee o arabe.

Ecco di seguito ampi stralci di una bella intervista rilasciata dalla band a Kataweb Musica nel giugno 2001, alla vigilia dell'uscita dell'eccellente "Imaginaria", il loro ultimo disco, un po' emarginato dalle rotation. Ma Raiz (voce degli Alma) non se ne preoccupa "Li capisco, la nostra musica non è adeguata al loro standard, hanno paura di perdere ascolti e di conseguenza pubblicità".

KW : Come va inquadrato "Imaginaria" nella vostra discografia ?
Raiz : E' il nostro quinto disco. Venivamo da "4/4", un album studiato, che volevamo fosse più pop e per questo contenesse delle canzoni. Siccome non abbiamo un background pop ci abbiamo messo tanto tempo a fare "4/4". In "Imaginaria" abbiamo utilizzato l'altro approccio che conosciamo: siamo andati in studio ed abbiamo registrato in modo istintivo quanto ci veniva in mente. Io non ricordo nemmeno questi pezzi da dove siano cominciati. Questa è la ragione per cui i testi li ho scritti solo dopo aver sentito cosa veniva fuori dal lavoro in studio.
KW : Raiz, cosa è Imginaria musicalmente e liricamente ?
Raiz : E' realizzato come sempre cercando di mettere insieme quanti più suoni possibile e facendo incontrare musiche che vengono da culture differenti : c'è il reggae, l'elettronica, il dub. C'è la canzone mediterranea che nasce dalla canzone napoletana forzata fino ad incontrare quella araba e quella di derivazione indiana. Imaginaria perché è una musica che non esiste nella realtà, prefigura un mondo che non c'è e che speriamo un giorno esista : un mondo in cui le barriere abbiano poca importanza, le culture si comprendano, dialoghino, si mescolino.

KW : Vi sentite dei rappresentanti di Napoli ?
Raiz : Noi non rappresentiamo Napoli, ma noi stessi, che veniamo da Napoli, un luogo che non è uguale a nessun altro. Se Napoli rappresenta la non appartenenza ad una cultura precisa ma un crogiuolo nel quale le culture dialogano, si confrontano, allora noi rappresentiamo Napoli, nel senso che ci piace questo aspetto della città. Non ci sarà progresso e futuro per il mondo se le culture non sapranno rapportarsi e mescolarsi. Si può chiudere la porta, ma prima o poi arriva qualcuno che la sfonda. Meglio quindi prepararsi. Il mondo è fatto di emigrazione. Duecento anni fa l'Italia era costituita da tanti piccoli stati diversi l'uno dall'altro e la differenza tra calabresi e piemontesi si vedeva.
KW : Il ritmo è da sempre il fulcro del vostro lavoro….
Raiz : In "Imaginaria" la ritmica che è alla base del nostro progetto, quella del reggae, è stata un po' accantonata. Abbiamo invece lavorato su filoni che in passato risultavano marginali, come funk e techno. Andiamo comunque verso l'incremento ritmico.

KW : Raiz, che dici dello strano accostamento fra testi che cantano l'amore, a volte in modo enigmatico, e canzoni che sono un invito a lottare contro i poteri forti, il ricordo dei Davide e Golia nella storia.
Raiz : L'amore che viene cantato nel disco a volte è quello per una donna, dal mio punto di vista. Ma un pezzo come "N'ata Vota" parla dell'amore per la mia città ed io sono nato a Napoli, con la quale ho litigato e con cui spero un giorno di far pace. Davide e Golia….stai citando il brano "Cana", che comincia coi versi del poeta cubano Nicolas Guillèn. Cuba è un paese che mi ha colpito, una piccola isola che, indipendentemente dalle opinioni, ha un governo legittimo appoggiato dalla gente. Un governo che non è buono come non lo è nessun altro fino in fondo. Davide, nel caso specifico, è questa piccola isola, povera ed accerchiata che continua la sua lotta contro Golia , il gigante americano. Non mi riferisco ai discorsi di Castro, ma alla gente che non ha paura di parlare, di fare ciò che vuole a poche miglia dalla potenza americana.
KW : Perché questa copertina, delle alici di cui sembra quasi di sentire l'odore ?
Raiz : Si tratta di pesce del mercato della Pignasecca, a Napoli , fotografato da un nostro amico, non un professionista. Volevamo un'immagine legata alla realtà. Al grafico abbiamo detto che volevamo rendere il pesce nella sua idea più cruda. Quando abbiamo visto la copertina ci è piaciuta. Ma il pesce è anche un simbolo del Mediterraneo e dei suoi abitanti, che di esso si nutrono da sempre. E può avere tanti significati. Basti pensare a "Ictus", l'acronimo con cui in greco si indicava Cristo , risvolti sacri che ben si adattano alla nostra spiritualità.