2
- IL DISCO
In realtà "Sandinista!" va oltre tutte queste considerazioni . Con questo
disco i Clash, è proprio il caso di dirlo, hanno rivoluzionato ogni stereotipo
musicale, hanno distrutto le regole precostituite con la loro "attitudine"
punk (una operazione del genere, ma meno forte e decisa, l'avevano fatta
nello stesso anno i Talking Heads con Remain in Light).
"I punk vogliono sicurezza e con noi non la trovano", sentenziavano i
nostri.
Come capita qualche volta ai capolavori, un'opera così complessa e radicale
ha faticato ad imporsi nella sua pienezza. In England venne attaccata
dalla critica in modo quasi unanime, negli States andò meglio.
Chi scrive era rimasto completamente spiazzato (errori di gioventù) dal
funk in direzione rap di "The Magnificent Seven". Un bel testo d'accordo…ma
i Clash in discoteca proprio no, questo no. Il punk vero era quello degli
anarchici duri e puri Crass, non la musica dei Clash. Le mie "convinzioni"
cominciarono a vacillare seriamente quando vidi i Clash dal vivo al Vigorelli
di Milano (1981), per poi svanire completamente l'anno dopo.
Non avevo capito, non ero riuscito a cogliere l'attimo che invece i Clash
avevano naturalmente colto. Successivamente sono riuscito a far convivere
nei miei ascolti gruppi punk come Exploited, Gbh e Discharge insieme ai
Clash di "Sandinista". Altra lezione imparata.
Il triplo "Sandinista" sfrutta perfettamente una vena compositiva che
era in quel momento inesauribile, aprendosi al mondo. Non solo a quello
musicale, ma anche a quello sociale e politico. La sua musica suona totale,
un sound cosmopolita, madre di tutte le "patchanka" di questo mondo. Un
disco seminale, ancora attualissimo, ad oltre 20 anni dalla sua uscita.
Un lavoro pieno di spunti, di creatività, dal quale attingere a piene
mani (moltissimi gruppi hanno attinto copiosamente da "Sandinista!" alcuni
di questi li ritroverete nella pagina "Contaminazioni")
Non sappiamo se i Clash, in quel momento di esplosione creativa, si siano
resi conto della grandezza del loro progetto. Ma noi oggi possiamo tranquillamente
affermare che "Sandinista !" rientra a pieno titolo fra gli album fondamentali
della musica rock. Un disco imperdibile, terzomondista e multiculturale
, da ascoltare e riascoltare, che ha aperto un vero e proprio "canale"
nella comunicazione musicale attraverso l'attrazione al rock dei bianchi
di tutta la black music (soul, funk, reggae, dub, jazz) e di altri generi
sicuramente non convenzionali come il valzer.
Una totale libertà espressiva sparata in faccia alla multinazionale Cbs,
un triplo imposto ad un prezzo di poco superiore ad un album singolo.
Trentasei brani per suonare di tutto : l'impatto rap della già citata
"The Magnificent Seven", gli accattivanti cori femminili di "Hitsville
Uk", il superdub di "Junco Partner" (suonata anche dai 101'ers nel 1976),
il funk di "Ivan Meets G.I. Joe", il classico rock'n'roll (tanto gradito
a Strummer) di "The Leader", la splendida ed amaramente dolce "Something
about England", il valzer (anche se ribelle) di "Rebel Waltz", lo swing
brillante di "Look Here", ed una serie di reggae e dub imponenti come
"The Crooked Beat", "One More Time" (fantastica), "One More Dub". Ormai
l'acquisizione dei fondamenti della musica reggae era completata, anche
grazie a Mickey Dread, dj giamaicano, produttore, tecnico di studio, musicista,
che aveva consentito ai Clash di acquisire musicalmente un'anima reggae.
I "vecchi" Clash si riaffacciano attraverso il rock grintoso di "Somebody
Got Murdered", e poi in "Up in Heaven", ma è un attimo. Riprende la corsa
con il rap violento di "Lightning Strikes", segue la bellissima e profondamente
nera "Corner Soul", poi la festa antillana di "Let's Go Crazy", ed ancora
il capolavoro nel capolavoro "If Music Could Talk" (firmato da Dread),
dub elegante e magnificamente suonato, di nuovo tradizione nera (un gospel)
in "The Sound of Sinners". La quarta facciata si apre con la grintosa
e veramente bella "Police on My Back" (di Eddie Grant), segue il rockabilly
di "Midnight Log", poi vengono piazzati tre pezzi fantastici : "The Equaliser"
- "The Call Up" - "Washington Bullets" dove reggae, dub, ritmi caraibici
vengono eseguiti dai Clash con grande personalità. Il jazz-soul di "Broadway"chiude
la facciata, ma prima che il brano finisca ecco una versione di "The Guns
of Brixton" cantata da una bambina, la figlia di Mickey Gallagher, tastierista
e membro dei Blockheads di Ian Dury.
Il violino di Tymon Dogg ci invita all'ascolto di "Lose This Skin" (da
lui scritta) seguita dal masterpiece "Charlie Don't Surf ", poi il primo
pezzo strumentale dei Clash, "Mensforth Hill", a seguire la volutamente
stralunata "Junkie Slip" (dove si affronta il tema della droga), ed ancora
l'ottimo dub di "Kingston Advice", la sognante "The Street Parade", l'elegante
funky-pop di "Version City" , il dub accattivante di "Living in Fame"(cantata
da Dread) , i caraibi con effetti elettronici di "Silicone on Sapphire"(riprende
il tema di Washington Bullets), ancora puro dub in "Version Pardner" con
la voce di Strummer in gran forma, la versione "ballata" di "Career Opportunities"
e per finire il dolcissimo dub di "Shepherds Delight" che chiude un lavoro
veramente magnifico. Perfetto.
3
- IF MUSIC COULD TALK
"Se la musica potesse parlare"…dicevano i Clash.
Il tentativo di andare oltre i "suoni" generati dalla musica, facendo
diventare la musica stessa "parola" e veicolo di comunicazione diretta.
Un tentativo di elevare il rock a qualche cosa di più, molto di più, di
un momento di occupazione del tempo libero.
Con "Sandinista" il rock si erge veramente a fenomeno di "Cultura" con
la C maiuscola. Un rock legato indissolubilmente alla società con i suoi
risvolti politici. Non tutti sono d'accordo con questa visione del ruolo
della musica rock all'interno della società, anzi.
Ma questo è stato uno dei principali obbiettivi dei Clash, che personalmente
condivido pienamente.
I Clash hanno sposato la causa Sandinista in Nicaragua in modo militante
e fattivo (inviando soldi ), ed hanno stretto alleanze con i giamaicani
loro vicini di ghetto. Scelte precise ed importanti che hanno sfatato
l'immagine autolesionista del punk-rock, nel quale i Clash avevano svolto
un ruolo costruttivo e propositivo. Ma la parola, quella dei testi, riveste
comunque un ruolo fondamentale in "Sandinista".
Al suo interno troviamo molte delle cose più belle scritte da Joe Strummer.
L'attacco ad America-Russia-Cina è totale in "Washington Bullets", la
critica allo stile di vita occidentale è puntuale in "The Magnificent
Seven", il grido alto di "The Call Up" contro la coscrizione dei giovani
russi in partenza per l'Afghanistan, la condanna della vita senza speranza
del ghetto in "One More Time", il disastro e la disgregazione sociale
inglese descritto in "Up in Heaven", la condanna di un sistema culturale
ed economico imposto in "The Equaliser".
Non mi dilungherò oltre nell'esame degli scritti di "Sandinista!".
La cosa migliore da fare per apprezzare la profondità e la bellezza di
questi testi, è quella di leggerli nella pagina "I
Testi."
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