Traduzione
a cura di Alessandro Zangarini
Quando
ho saputo della morte di Joe, mi sono subito messo alla ricerca di testimonianze
"illustri", di gente che con lui aveva avuto un certo rapporto.
Moltissimi pareri, elogi e racconti, tranne uno, da cui mi sarei aspettato
almeno un cenno: Paul Weller, nel suo sito, non ha menzionato Joe in alcun
modo. Ci sono rimasto male e - da uno che ad inizio carriera citava Strummer
come una delle proprie principali fonti di ispirazione - non me l'aspettavo
proprio. Si tenga presente che, a livello personale, dopo i Clash (ma
non tanto dopo!) nel mio cuore seguono i Jam e la stessa graduatoria si
può estendere a Strummer comparato a Weller.
Doveva esserci una spiegazione a questo silenzio.
Acquistando il numero di dicembre di Uncut, ho trovato un articolo che
mi ha rassicurato su tutto. Ho proprio voglia di tradurlo per chi non
conosce tanto bene l'inglese, perché credo ne valga veramente la
pena. Buona lettura. Alessandro Zangarini
"ABBIAMO
SERVITO LO STESSO ESERCITO"
Paul
Weller parla dei Clash e della loro presunta
rivalità con i Jam.
==========================================
La prima volta che vidi i Clash fu al Punk Festival del 100 Club, dove
si esibivano ancora in cinque, e li trovai fottutamente grandi.
L'energia, certamente, più il fatto che le loro canzoni duravano
tutte all'incirca sui due minuti o poco più. Quel particolare look,
con i vestiti imbrattati di vernice e tutto il resto.
Erano assolutamente una grande influenza a quel tempo.
Ricordo la loro prima intervista a Sniffin'Glue, dove Joe e Mick parlavano
di bands che volevano scrivere canzoni attinenti al presente e portare
la politica nella musica. Erano argomenti di cui nessuno aveva mai parlato
o scritto fino ad allora, perlomeno nessuno della mia generazione.
I miei riferimenti più prossimi erano Pete Townshend o Ray Davies,
quindi tutto ciò ebbe un impatto decisivo su di me.
Ma le ultime due volte che li vidi, pensai che fossero diventati una rock
band di cliché, l'antitesi di ogni cosa si presupponeva rappresentassero.
Non sto cercando di screditarli, ma la cosa mi scoraggiò, come
alcune foto dell'ultimo periodo e il loro aspetto dopo essere stati negli
States. Preferivo di gran lunga il loro look "londinese" degli
esordi.
La competizione tra Clash e Jam, io comunque non l'avvertivo. Tenemmo
un paio di concerti per il White Riot Tour e poi ci ritirammo, ma non
a causa di rivalità varie, bensì perché non ci pagavano
abbastanza e non potevamo mai effettuare il soundcheck.
Comunque Joe mi è sempre piaciuto. Ricordo di aver bazzicato il
suo squat nei pressi di Regent's Park. Era un posto orribile, ma di particolare
aveva questo grosso pesce sul muro, verniciato a spray. Mi ricordo solo
di essermi accampato là una notte, stando sveglio e fumando un
sacco di erba con lui.
L'unica volta che si può dire ci sia stata un'incomprensione fra
di noi, fu dopo la nostra intervista al N.M.E. dove dichiarammo di voler
votare i conservatori alle imminenti elezioni. I Clash non gradirono molto.
Beh, molte persone non gradirono, in effetti (risate).
Joe ci inviò un telegramma, dopo l'avvento dei Tories al potere,
che grosso modo diceva: "Maggie Thatcher vi aspetta per la messa
a punto degli obiettivi la prossima settimana". Ma questo non ha
mai inciso in modo negativo sui nostri rapporti a venire.
Per me Joe era un vero gentiluomo, un vero gentiluomo inglese. L'ultima
volta che l'ho visto è stata la scorsa estate. Eravamo nello stesso
programma al festival di Manchester. L'ho visto in ottima forma.
Ma come potevamo essere rivali? Abbiamo sempre seguito gli stessi percorsi.
Era come servire lo stesso esercito, allo stesso momento.
INTERVISTA:
SIMON GODDARD
|