JOE STRUMMER
21/8/1952 - 22/12/2002
"Walking it like he talked it"

Il ricordo di Paul Weller
"Abbiamo
servito lo stesso esercito"
Paul Weller parla dei Clash e della loro presunta rivalità con i Jam

Traduzione a cura di Alessandro Zangarini
Quando ho saputo della morte di Joe, mi sono subito messo alla ricerca di testimonianze "illustri", di gente che con lui aveva avuto un certo rapporto.
Moltissimi pareri, elogi e racconti, tranne uno, da cui mi sarei aspettato almeno un cenno: Paul Weller, nel suo sito, non ha menzionato Joe in alcun modo. Ci sono rimasto male e - da uno che ad inizio carriera citava Strummer come una delle proprie principali fonti di ispirazione - non me l'aspettavo proprio. Si tenga presente che, a livello personale, dopo i Clash (ma non tanto dopo!) nel mio cuore seguono i Jam e la stessa graduatoria si può estendere a Strummer comparato a Weller.
Doveva esserci una spiegazione a questo silenzio.
Acquistando il numero di dicembre di Uncut, ho trovato un articolo che mi ha rassicurato su tutto. Ho proprio voglia di tradurlo per chi non conosce tanto bene l'inglese, perché credo ne valga veramente la pena. Buona lettura. Alessandro Zangarini


"ABBIAMO SERVITO LO STESSO ESERCITO"

Paul Weller parla dei Clash e della loro presunta
rivalità con i Jam.
==========================================
La prima volta che vidi i Clash fu al Punk Festival del 100 Club, dove si esibivano ancora in cinque, e li trovai fottutamente grandi.
L'energia, certamente, più il fatto che le loro canzoni duravano tutte all'incirca sui due minuti o poco più. Quel particolare look, con i vestiti imbrattati di vernice e tutto il resto.
Erano assolutamente una grande influenza a quel tempo.
Ricordo la loro prima intervista a Sniffin'Glue, dove Joe e Mick parlavano di bands che volevano scrivere canzoni attinenti al presente e portare la politica nella musica. Erano argomenti di cui nessuno aveva mai parlato o scritto fino ad allora, perlomeno nessuno della mia generazione.
I miei riferimenti più prossimi erano Pete Townshend o Ray Davies, quindi tutto ciò ebbe un impatto decisivo su di me.
Ma le ultime due volte che li vidi, pensai che fossero diventati una rock band di cliché, l'antitesi di ogni cosa si presupponeva rappresentassero. Non sto cercando di screditarli, ma la cosa mi scoraggiò, come alcune foto dell'ultimo periodo e il loro aspetto dopo essere stati negli States. Preferivo di gran lunga il loro look "londinese" degli esordi.
La competizione tra Clash e Jam, io comunque non l'avvertivo. Tenemmo un paio di concerti per il White Riot Tour e poi ci ritirammo, ma non a causa di rivalità varie, bensì perché non ci pagavano abbastanza e non potevamo mai effettuare il soundcheck.
Comunque Joe mi è sempre piaciuto. Ricordo di aver bazzicato il suo squat nei pressi di Regent's Park. Era un posto orribile, ma di particolare aveva questo grosso pesce sul muro, verniciato a spray. Mi ricordo solo di essermi accampato là una notte, stando sveglio e fumando un sacco di erba con lui.
L'unica volta che si può dire ci sia stata un'incomprensione fra di noi, fu dopo la nostra intervista al N.M.E. dove dichiarammo di voler votare i conservatori alle imminenti elezioni. I Clash non gradirono molto. Beh, molte persone non gradirono, in effetti (risate).
Joe ci inviò un telegramma, dopo l'avvento dei Tories al potere, che grosso modo diceva: "Maggie Thatcher vi aspetta per la messa a punto degli obiettivi la prossima settimana". Ma questo non ha mai inciso in modo negativo sui nostri rapporti a venire.
Per me Joe era un vero gentiluomo, un vero gentiluomo inglese. L'ultima volta che l'ho visto è stata la scorsa estate. Eravamo nello stesso programma al festival di Manchester. L'ho visto in ottima forma.
Ma come potevamo essere rivali? Abbiamo sempre seguito gli stessi percorsi. Era come servire lo stesso esercito, allo stesso momento.

INTERVISTA: SIMON GODDARD