JOE STRUMMER 21/8/1952 - 22/12/2002 "Walking it like he talked it" |
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Clash sono stati la più ribelle rock'n'roll band di tutti i tempi.
Il loro impegno nel politicizzare la cultura pop è stato un marchio
determinante nel movimento punk britannico. Essi erano anche auto-mitologici, una ossessionante massa di stili in contraddizione. Per questo si chiamarono The Clash. Essi vollero disperatamente diventare delle rockstar ma vollero anche essere differenti. Mentre Paul Simonon faceva brillare i suoi "gloriosi zigomi" e Mick Jones diventava la figura del "guitar-hero", nessuno combattè in modo più coraggioso contro il "gap" che divide il mito dalla realtà, diventando il portavoce di una generazione, come fece Joe Strummer. Tutti i musicisti cominciano a suonare per ideali ma in seguito li lasciano fuori in attesa del giudizio dei media. E' più difficile invece far sopravvivere gli ideali nei propri fans. Joe
ha aperto la porta del teatro e ci ha fatto entrare, ci ha introdotto
furtivamente nel retro dell'hotel per una birra, egli stesso credeva nel
potere "positivo" del rock'n'roll. E se non ha cambiato il mondo
ha cambiato la nostra percezione di esso. Egli attraversò il dinamismo
del punk e cominciò a costruire il punky-reggae party. La
prima ondata di punk bands avevano un'attitudine alquanto ambivalente
verso la politica nei tardi anni '70 in Inghilterra. I Sex Pistols, i
Damned, gli Stranglers, nessuno di loro, neanche i Jam, si avvicinarono
al radicalismo che ha preso forma da quello che i Clash hanno detto e
fatto. La prima scena punk degli Stati Uniti non era anch'essa molto impegnata.
I Ramones, Talking Heads, Heartbreakers e Blondie, mancavano tutti di
impegno politico. Egli
fu "the white man in hammersmith palais" che influenzò
il movimento della Two Tone (quella di Dammers degli Specials n.d.r.).
Ispirò veramente anche i Manic Street Preachers.
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