JOE STRUMMER
21/8/1952 - 22/12/2002
"Walking it like he talked it"

Il ricordo di Daniela Amenta*
Dal numero di Gennaio di "Tribù astratte, mensile di interferenze culturali"
(sito internet www.tribuastratte.it )

* Daniela Amenta è stata per anni giornalista e critico musicale del Mucchio Selvaggio

Dice: morto lui, morto il punk, anzi il punx. Lui era lo strimpellatore. Joe Strummer. Esalato l'ultimo respiro sulla sedia di una cucina del Somerset, Inghilterra dei giardini, per un arresto cardiaco. Dice: il punx è finito così, dopo una corsa coi cani, mentre (magari) la moglie Luce preparava un dolcetto e le tre figlie crescevano. Un pomeriggio del solstizio d'inverno, data 22 dicembre, a poche ore dal natale. E insomma ci sta pure questo, che il tuo (anti)eroe tiri le cuoia nel Somerset delle villette, che si fa fatica ad immaginarlo il Joe ribelle morire così, in cucina poi.
Riflessioni punx. Mi si permetta in questo profluvio di clashquì, clashlà, ioliconoscevobene, ioliamavotanto. E nessun commentino su Joe in the kitchen come il bambinello nella stalla. Quello nasce, quell'altro arrivederci e grazie. Tutto normale. Peccato che ci siano di mezzo vent'anni della storia nostra, bella intera, di spigoli, di sputi, di droghe e draghi, spariti di colpo, nel Somerset, che deve essere una specie di Casalpalocco per Roma.
Quindi bye bye nello scenario della Salvarani in british style. Questione di estetica. Anche.L'ultimo paradosso di Joemio. A ognuno il suo, d'altra parte. Anni '50 Elvis, '60 niente (niente), '70 Joe. Joe, qualcosa, Mellor nato ad Ankara. Lui era Clash. Lo scontro, la sbandata, il botto, l'esplosione in testa. Joe, simbolo del pelvico bacino due decadi dopo il Presley yankee, estrogeni e testosterone a palla dopo gli occhialetti asessuati di Lennon e la fugace e acida apparizione di Jim Morrison. Che qui parliamo di icone, di star totalizzanti, di fette cospicue di immaginario, di gente che ti incollavi il poster in cameretta e ci parlavi,condividevi, ti vestivi uguale, parte di te. Icone, appunto, e ogni generazione ha avuto la propria, massificata, certo, ma unica e singolare nella testa di ognuno. Quindi, per il ma-ma-ma-my-generation sopra tutti c'era sempre lui, Joe lo strimpellatore, detto anche Woody, come quando suonava l'ukelele nella metrò, nelle case occupate. Metà busker, metà rocker, metà squatter. Magnifico ibrido. Cuore meticcio e testa a mille.

E così arrivò il redattore sbilenco del rock'n'roll, che in realtà è solo folk amplificato, vive in strada, attraversa le radici popolari, i sogni comuni e li trasfigura. Si faceva chiamare Joe Strummer il nostro folkman preferito, il nostro Woodie Guthrie del'77 e aveva camicine incollate sulla pelle, stelle rosse da sceriffo brigatista, cravatte da cowboy e stivali sbeccati. Dice, dicono : fu il profeta dei punx. Cazzate. C'è così tanta musica nei Clash che tutto il resto pare silenzio. C'era il reggae selvaggio di Notting Hill, c'erano il fischio dei lacrimogeni, l'urlo delle molotov, l'honky tonky sgangherato dei bar all'alba, il gracchiare di mille juke boxe che ancora macinavano 45 giri. C'era il funk negrissimo e c'era il dub di Giamaica, tempi raddoppiati, ok che diventava okkey, facciate zeppe zeppe, bianchi vestiti da brothers, rock'a'billy e roots, canzonette e inni, Sam Peckinpah e tutto il far West, con facce pallide e indiani a far comunella per disintegrare il Grand Canyon : un unico, mastodontico botto. C'era la consapevolezza che la musica potesse essere rivolta e che, anzi, cadenzasse quei giorni di piombo e morte, giorni fantastici e paurosi, indimenticabili. Joenostro usciva dai dischi, scendeva in piazza con noi, occupava le università, strillava "siete pronti per lo scontro ?". E quella chitarra, quella chitarra di Joenostro, uguale a quella di Woody, che ammazzava i fascisti, che cantava di Garageland e di Tommy Gun, di Londra che bruciava, Londra che chiamava e poi spariva nel Somerset. Diceva lui: "London Calling oggi avrebbe un altro titolo, magari London shopping. E nel libro nero dei nemici metto Tony Blair. La sua politica del sorriso, il nuovo tipo di strategia, ne fanno un buon protagonista. Ma i fatti dicono altro. Il suo governo è simile a quello della Thatcher, solo più aggiornato".

Londra comprava, quindi. Laddove ieri chiamava. Chiamava a Bologna, concerto iniziato con due ore di ritardo per colpa di un batterista (Topper Headon un signor batterista, uhhh che tempi, fin troppi) arrivato in ritardo e poi la sacra estasi e la celebrazione del culto. Chiamava Firenze e Joe nella luce bianca come il Cristo di Pisolini, fosforescente, lavato, bagnato, benedetto, maledetto da una selva di sputi, una doccia collettiva di scatarri. Niente, neanche un fiato, immobile, scolpito nei calzoni di pelle aderentissimi, spalle dritte da vero gladiatore e occhi sgranati da martire sul Golgota. Silenzio sotto il fascio di luce. Lui che raccoglie gli sputi, tira fuori il pettinino dalla tasca posteriore del culo e si alliscia i capelli. E allora? Che gli vuoi dire a uno così? Zero. Solo morire e risorgere e riatterrare a bordo del Dc10 che volava verso la Spagna e il Nicaragua.
Londra chiamava e Roma rispondeva. Roma bruciava. E bruciava Milano. Un'unica città, una sola voce, quella di Joenostro, bello e selvaggio come un James Dean fatto di canne. Pensavamo non finisse mai. E poi finì che il Woody si tolse di mezzo. O quasi. Qualche colonna sonora, i Mescaleros, ma la testa ancora veloce nonostante i chili in più nella cucina del Somerset. "Mi piace il popolo di Seattle. E' molto vicino al movimento punk. Stessa cultura, stesse idee. E' importante protestare. C'è qualcuno che agisce, perché tra qualche anno ci sarà una solo, grande, organizzazione. Lavoreremo tutti per lei, compreremo tutto da lei. Io sto lottando contro questo progetto. Stanno uccidendo l'individualità delle persone. Pensano di poterci trattare come burattini che comprano tutto nelle grandi catene. E' ora di dire basta, fermatevi : bisogna provare a cambiare. Odio la cultura di McDonald's".

Dice che l'ultimo disco di Joe-Woody si intitola "Global a go-go", dice che consiglia ai politici di farsi di acido prima di parlare del G8. Dice, dicono. La verità è che tutto si fermò nell'82, poco prima che uscisse "Combat Rock", l'album da record, che avrebbe dovuto contenere l'unica canzone che ci riguardasse, l'epitaffio, il coro per ma-ma-ma-mygeneration. "Straight To Hell". Era il necrologio dei Clash e di noi tutti insieme senza più poster in cameretta, sopravvissuti agli incendi ed alle cucine, agli assalti e alla roba. Dritti all'inferno, cresciuti, fagocitati, ci stiamo facendo vecchi e siamo ancora qui, a fare gli esercizi di memoria con "Armagideon Time" e "Death Or Glory", mentre tacciono per sempre i cannoni di Brixton, tace la Fender nera di Joenostro. Che a marzo del 2003 sarebbe entrato nella Hall Of Fame, consegnato alla storia ordunque, e derubato alla nostra. Così Joe, il Woody del '77, ha scelto di cantarsi da solo "Straight To Hell", tra sé e sé, come meritano le icone fiammeggianti che attraversano i paradossi e ne rimangono immuni. The ultimate show il nostro Strummy l'ha dedicato ai pompieri di Londra in lotta. Quelli che spengono i fuochi di noia della Londra che brucia. Poi ha portato i cani a spasso, si è seduto e ha urlato forte : "Siete pronti per lo scontro?" come ai tempi di Career Opportunities, come quando cantava: "Spero di andare in paradiso nel 1977 perché ho preso il sussidio troppo a lungo". Credevo fossi Peter Pan, Joe. Come dicevi in Rebel Waltz? Eravamo un esercito di ribelli e danzavamo in aria.

E c'hai fottuto pure stavolta Joenostro, dritto all'inferno, ma dalla seggiola della cucina del Somerset. Divino e improbabile. Siamo pronti per lo scontro, strimpellatore. Dacci i tempi, vedrai che fiamme.


Daniela Amenta