PAUL WELLER
LIVE IN MILANO, ALCATRAZ, 28/11/02

A volte, osservo qualche ultraquarantenne e fra me e me dico: "Spero alla sua età di non avere quell'aspetto da commenda imbolsito!". Beh, siamo sinceri, mi succede la maggior parte delle volte! Nel caso specifico di S.M. Paul Weller, mi sento di fare un'eccezione.
Aldilà del capello grigio, che tra l'altro non gli sta male, il fisico è asciutto come ai bei tempi - lo stesso non si può dire per gli ex compari Buckler e Foxton! - e la grinta sfoderata questa sera è una commistione tra rabbia mod e consapevolezza della propria classe: eh si, perché se c'è un musicista di classe, questi è proprio l'ex enfant prodige di Woking.

Ho apprezzato la tournèe intrapresa da solo l'anno scorso (la data torinese) ed ora, non mi faccio certo scappare l'occasione di vedere la band al gran completo: oltre al "direttore d'orchestra", abbiamo un tastierista, un chitarrista/tastierista (a seconda dei brani), basso e batteria….Alt! Per la batteria devo inchinarmi al "Wonder Boy" Steve White (gia' collaboratore di Style Council, Redskins e parecchi altri gruppi).

Attendiamo il concerto in buonissima compagnia di musica soul (non penso di sbagliare se ritengo sia scelta personale di Paul) , ma ecco che arrivano i nostri. Attaccano con "Going places", tratto dall'ultima fatica del Godfather ed è immediatamente atmosfera: i suoni sono caldi al punto giusto e poi quella voce, punto di riferimento per me e una valanga di altre persone.
Si capisce subito che Weller è in serata di grazia, sorridente e pimpante. Del resto, sappiamo bene quanto lui ami il nostro paese (io personalmente amo più il suo!) e sia ricambiato, vista anche la risposta di pubblico di stasera.

La scelta brani per questa data, si rivolge in prevalenza a "Stanley Road", "Heliocentric", "Wild Wood" e ad "Illumination" con un occhio particolare ai pezzi più bluesy, più robusti. Rullate alla Who, schitarrate acide con sapienti e misurati assoli (si, misurati, non scale di matrice heavy metal!).
Tutto magnifico ma, in cuor nostro, tutti noi presenti - amanti di Jam e Style Council (eccezion fatta per l'ultimo infausto periodo con Weller che si faceva i colpi di sole ed indossava collane Hare Krishna!) attendiamo un segnale… Arriva! "In the crowd" (dal 3° album "All mod cons" dei Jam) è eseguita rispettosamente, eppoi risentire la voce di Paul rifare certi brani, mi fa' venire la pelle d'oca.
Dando un'occhiata alla strumentazione, scorgo un muro di Marshall (che sia l'amplificazione più gradita alla band, che dite?) e numerose chitarre a disposizione del maestro, il quale ne cambia una ad ogni pezzo! Due Hammond ai lati del palco e, quando meno te l'aspetti, quel diavolo si piazza alle tastiere e attacca "Long hot summer", di Style Counciliana memoria. Concederà anche "That's entertainment" con tutta la band e "Headstart for happiness" alla chitarra acustica con White alle percussioni.
Durante l'esecuzione di "Picking up sticks", Steve White sugli scudi con un assolo, di tre minuti circa, a testimoniare - qualora ce ne fosse bisogno - l'abilità del personaggio: se non ha studiato jazz, mi taglio le palle!!!


In ordine sparso abbiamo anche ascoltato: It's written in the stars-You do something to me-The Changingman-He's the keeper-Broken stones-Out of the sinking-Pink on white walls-Woodcutter's son-Foot of the mountain. Chiedo scusa anticipatamente se ometto o sbaglio qualche brano, ma: 1) Non sono un giornalista musicale. 2) Collaboro con il sito "Radio Clash" molto volentieri e, se capita, fornisco commenti ai live act a cui assisto. 3) Non ho preso appunti durante il concerto e il mio cuore prevaleva sulla fredda analisi!.

Saluti a tutti con "A town called Malice" e viene giù la Madonna di Fatima in persona! Escono, ma rientrano acclamati a gran voce e concedono un paio di bis. Prima del rientro, tra l'altro, si festeggia un compleanno: viene chiamato sul palco - al canto di "tanti auguri a te" intonato da noi e suonato dal tastierista - il papà-manager John Weller: un tipo con cui, credo, è meglio non avere a che dire: pare che in gioventù facesse il pugile! Una testa di capelli bianchi e tanta vitalità! Chi non vorrebbe avere un papà così? Ti combina i concerti, organizza tutto e, se ti rompono le palle, si trasforma in body guard!
Terminati i bis, si accendono le luci e noi, un pelino abbacchiati per il mancato tris, ci accingiamo ad uscire ma…RIENTRANO! A luci già accese attaccano "Wild Wood", a sigillare una prestazione a dir poco maiuscola. Il bassista indossa una giacca della tuta dell'Italia e a me verrebbe da dirgli che con la divisa della sua Inghilterra starebbe molto meglio, ma tant'è. Cosa non si fa per accattivarsi le simpatie di un pubblico (peraltro già dalla tua!).
E' finita, il quintetto saluta con inchino e Paul anche con il pugno chiuso, ripetutamente, per fare intendere che in certe cose, lui, crede ancora.


Qualche tempo fa, ho avuto modo di colloquiare con Billy Bragg (altro grande, a mio avviso) e gli ho chiesto in merito all'attuale coinvolgimento di Weller in politica. Billy mi ha detto che i tempi di Red Wedge erano definitivamente tramontati, ma che non avrebbe mai ringraziato abbastanza l'ex Jam per il suo impegno passato: sosteneva che la sua figura, così popolare in Inghilterra, aveva aiutato moltissimo il movimento a crescere. Il resto è storia…
Grazie per la serata, Paul. Sei un grandissimo, non ti sei mai sputtanato ed hai tirato dritto per la tua mod-line: continua così!
"…And we don't need no one, to tell us what's right and wrong!!! Ahaaaa, THIS IS THE MODERN WORLD!!!".

Alessandro Zangarini (Radio Brixton)