PER GRAZIA RICEVUTA
LA CRONACA DEI PRIMI DUE CONCERTI DEL GRUPPO

di Daniela Amenta

Lode al miracolo. Al miracolo che suona e parla. Lode, sempre lode alla disciplina del miracolo che ci permette di ritrovarvi assieme. Rigorosi, oggi, quanto ieri eravate ebbri, saturi di fama, esageratamente mobili. Ecco il mio non-gruppo preferito dalle infinite sigle: Pgr. Per Grazia Ricevuta


Anche in principio fu il miracolo. Lode e gaudio, sullo sfondo del Sol dell'avvenire. E poi ancora carezza ruvida al ko de mondo, è stato un tempo il mondo. In principio vennero i Cccp e la fedeltà alla linea, e poi il Consorzio dei suonatori indipendenti e adesso il miracolo. pgr, piango gioisco rido, perdono giovani ruggiti, prendo godo rubo. Prego Gatto Rosso. Pulsazioni. Gole. Rimpianti (mai)…. Non tornerò mai dov'ero già, mai a prima mai.

La location
Fabriano è la prima data del tour, primo tour dei Pgr. Grandi emozioni, ritrovarsi. Ritrovarli su un palco, che avevano detto "Noi non ci saremo" e invece. Gelida e arcigna Fabriano. Il teatro Gentile è invece una bomboniera verticale, rosso e oro. Scenografia di ghiaccio accogliente; uno sfondo di tulle e veli, immagini che si rincorrono, ma senza fretta. Dall'alto pendono luci microscopiche, da albero di natale raffinato, come liane, come rami di felce, ma di color porpora.. Ferretti e Ginevra su una piccola isola sovralzata, abbarbicati sugli sgabelli. Magnelli al pianoforte vero, Maroccolo e Canali in cuffia, Pino alla batteria, Marco alle percussioni. C'è anche una manica a vento che talvolta si gonfia, 10 pupazzi caricati a molla, un mappamondo che si accende e si spegne. Benvenuti.

Prove generali, la scaletta
Krishna Pan Miles Davis e Coltrane
11 settembre
Blando Comando Telecomando
Lieve
Unità di Produzione
Guardali negli occhi
Libera me domine
Noi non ci saremo
Polvere
Louisiana
1/365°
Ah! Le Monde
Montesole
Cupe Vampe
Veni Creator (recitato)
Intro Africa
Tramonto d'Africa
Come bambino
__________________
Totale h. 2
Bis
(la morte è insopportabile solo per chi non riesce a vivere)
Settanta
Morire
Spio (recitato)
Madre
Linea Gotica
_______________
Totale minuti '30

Il buon senso, la logica
Una scaletta infinita, senza i classici del bel tempo che fu. Niente Annarella, niente Depressione Caspica. Parliamo (ascoltiamo) minimalismo formale, digitalismi. Dimenticate Lieve dei Marlene. Ora è un inno agli iceberg del cuore. Concerto suonatissimo, miliardi di particolari, note, cascate di note, ma su un filo flebile, tutto interiore. Prendiamo Guardali negli occhi, la canzone partigiana. Così com'è, oggi, l'avrebbero potuta cantare i Massive o i Tortoise. Nessuna concessione, però. Disciplina ferrea. Questo è il miracolo, prendere o lasciare. Così Unità di Produzione, metà per alpini, metà per Tricky, ma di una bellezza che toglie il fiato. E Louisiana, poi, dei Litfiba. Ieri dei Litfiba e inno carnale, oggi altro: soavità del terzo millennio. Concerto d'implosione e solo per iniziati, claustrofobia, la folla scalpita ma non trova godimento. Anche per oggi non si balla. Tensione tirata fino a Tramonto d'Africa, che diventa catarsi in Come bambino coi fari bianchi che illuminamo il pubblico e la coda esplosiva, alla Orb. Via, è ritmoe e si ancheggia nella dancehall dedicata alla madonna.

Zazou e il viaggio sul metro
E' lui, monsieur Hector il produttore. Scordare Reggio Emilia e Firenze. Ripartire dalla panafrica trip hop, uno che ha rimissato Bjork e le canzoni del mare freddo. La morte è insopportabile solo per chi non riesce a vivere. Così è tutto compresso in Pgr, preghiere e danze del terzo millennio internettiano, il super blog che non concede commenti, voci d Lindo e Ginevra in primissimo piano. E poi questa cosa dei Ciccippippi, senza microfono, come un recitativo. Morire, s'intitola. Arriva nel bis. Giovanni non la canta, la urla, tenendo tra le mani un megafono di cartone e un libriccino di preghiere della nonna
Non so dei vostri buoni propositi
perché non mi riguardano
esiste una sconfitta
pari al venire corroso
che non ho scelto io
ma è dell'epoca in cui vivo
la morte è insopportabile
per chi non riesce a vivere

Dalla lettera di LindoGiovanni ai fedeli con la cresta. Strillata in faccia all'universo. Sveglia, ragazzi. Contare solo su di sé. Ferretti ha 50 anni, gli occhiali sul naso. E ha un altro, un' altra Ferr. "Buonasera sono Ferretti", dice una pupina punk, uguale a lui. Si chiama Chiara, ha 20 anni, è la cugina danzatrice, forte e soda, che attraversa la scena come una marziana caduta dallo spazio, ancheggiando, marciando, riempiendo il palco pur essendo minutissima. Penso ad Annarella, e mi sale lo sgomento a ripensare alla soubrette dei Cccp e al teatro dell'assurdo che mettevano in scena. Lui se la prende sulle spalle, come prendersi addosso venti anni di storia piccola ma nostra, che la terra è pesante, non si può sopportare. Se sopporta Giovanni, lode al miracolo, sopportiamo noi. Possiamo sopportare tutti. Buonasera Chiaretta, soldo di cacio e muscoli. L'altro miracolo. Sangue del nostro sangue. La storia sulle spalle. La storia che s'agita.

L'amore non si canta, che si canta da sé
Luci bianche al fosforo, e finalmente il groppo che si scioglie. E balli la danza. E si canta. Oh liberazione. Oh miracoli. Concerto compresso, a guardarlo dall'esterno. Ma dentro, dentro di noi, è la sarabanda. Palco Giubileo Rude. Pan Gange Ruzzolo. L'ottusità del cuore intorpidisce la mente, svilisce il passato e il futuro, dispera il presente. Più che diritti ha obblighi la verità del cuore. Doveri biologici, doveri e dolore. Non chiedete loro altro. Dovere biologico esserci ancora., dedicare Madre all'unica madre tra noi, Ginevra, che ha Jacopo al seno. Non ci sarà più nessuna Annarella. Non possono permettersela.. Neanche noi, a dir bene. Sono rinati per scommessa a Montesole, nell'Appennino di pini e di cavalli, per celebrare don Dossetti. Una scommessa è la vita. Facciamoli bastare a loro stessi. Facciamoceli bastare

Mi bastano.
Miracoli, miracoli, miracoli
E mi bastano quindici giorni dopo a Roma, nel teatro Olimpico delle grandi occasioni, stracolmo di gente.
Eccoli. Il concerto ora gira come un metronomo. Dolenti, imprevisti, furibondi, labradford e king crimson, claustrofobia, tortuosi come nel migliore post-rock, implosioni, scatti, scarti, pulsazioni rapide, stati di tremore interno, luci, molto giallo, palpitazioni, la sala ammutolita.

La mia piccola patria

Chiude il cerchio Linea gotica. Non ho altro da aggiungere
Esigo solo questo nel gran finale.. Questa. Quiete dell'anima, festa e una furtiva lacrima che ribolle dentro come mercurio che spacca il vetro del termometro. Ed esce, fuoriesce, si invola, a rimirare le stelle. Se non c'eravate, non ci sarete. Non v'affannate. Chi vi dice sia una disgrazia?

Ma che vi siete persi.