MODENA CITY RAMBLERS
Live in Firenze - 13/03/2002



Arrivo al tendone dell' "Irlanda in festa", dopo un'ora buona d'auto, con 40 minuti circa di anticipo sull'inizio del concerto;è la seconda sera che i Ramblers suonano qui e il locale è quasi pieno. Nell'attesa mangio qualcosa e sorseggio una birra, mentre aspettando che il gruppo salga sul palco mettono su, con mio grande piacere,un pugno di pezzi da LONDON CALLING: Jimmy Jazz, Rudy Can't Fail,Spanish Bombs e Lost In The Supermarket; tanto per ribadire l' importanza che ha avuto per i "Vagabondi" la musica di Strummer e soci, le cui influenze emergono sopratutto nel nuovo album.

Seguo i Ramblers dal 1997 e li amo visceralmente. Ho amato le loro prime canzoni saltellanti e sgangherate,imbevute di Pogues,Irlanda e fiumi di birra; ho amato la patchanka celtica di TERRA E LIBERTA', splendido capolavoro pieno di riferimenti letterari sparsi su un immaginario sudamericano e terzomondista.; ho amato la coerenza con la quale hanno sempre sposato forma e contenuto, cantando di guerre dimenticate, mafia, emarginazione e di difficili realtà sociali nelle quali si erano immersi durante i lunghi viaggi in Italia e nel mondo. Ma sopratutto ho amato il loro modo di raccontare le vicende politiche e sociali, italiane e non, dal punto di vista di una sinistra romantica, più che ideologica, con le radici ben salde nella Resistenza e lo sguardo rivolto al futuro,attraverso testi estremamente realistici e critici che riescono sempre ad arrivare al cuore del problema (e a quello dell'ascoltatore), animati da un ottimismo di fondo che ti fa venire voglia di lottare e di vivere. Gli M.C.R. sono senza ombra di dubbio il mio gruppo italiano preferito.

Tuttavia mi accosto a questo concerto con un po' di scetticismo:l' ultimo lavoro,RADIO REBELDE,non mi ha convinto del tutto. Certo,ci sono diverse ottime canzoni avvolgenti e suggestive ed è sicuramente da apprezzare il loro tentativo (per altro riuscitissimo)di svecchiare uno stile altrimenti condannato alla routine, ma, secondo il mio modesto parere, mi sembra che in molti casi si siano limitati ha riprendere modelli preesistenti (Clash e Manu Chao su tutti) invece di cercare nuove e personali strade.Inoltre il livello compositivo dei pezzi non è sempre all'altezza degli standard del gruppo, complice in questo caso la partenza di Alberto Cottica e Giovanni Rubbiani. La mia sensazione è che, sebbene il glorioso capitolo celtico sia definitivamente chiuso, i Modena stiano ancora attraversando un periodo di transizione e incertezza alla ricerca di un proprio stile nella patchanka odierna.Nulla da dire riguardo ai testi: illuminanti e barricaderi come sempre.


Comunque alle 22 salgono puntuali sul palco e io mi butto nella mischia. L'inizio è folgorante:attaccano una potente e rabbiosa versione de La Legge Giusta, uno delle canzoni più significative di RADIO REBELDE, seguita a rotta di collo da un altro pezzo scontroso,Newroz.Dopo di che Cisco saluta Firenze definendola "la città da dove partono i girotondi della sinistra"e subito dedica al pubblico Grande Famiglia. I Ramblers danno il massimo, con Cisco che imbraccia spesso la chitarra elettrica e Massimo Ghiacci e Francesco Moneti che suonano, saltano e sudano(ricordando a tratti Mick Jones e Paul Simonon)senza mai esibirsi o atteggiarsi a rockstar, ma accompagnando il pubblico, facendoselo amico,condividendo emozioni con i ragazzi che sono sotto il palco. In scaletta ci sono quasi tutte le nuove canzoni suonate più veloci e potenti, con il risultato che il concerto è pogo sfrenato per quasi due ore, interrotto ogni tanto da qualche suggestiva ballata, come la splendida Carrettera Austral, un invito a non dimenticare il golpe militare cileno del 1973, che con l' appoggio della C.I.A. distrusse il governo popolare di Allende, uno dei più illuminati governi sudamericani, e sprofondò il paese in una tremenda dittatura.Oppure Terra del fuoco,un amara constatazione dei mille focolai bellici presenti nel mondo,dedicata da Cisco a Gino Strada ed Emergency.

I Modena pescano nel loro vecchio repertorio i pezzi più significativi ed attuali e li mescolano a quelli nuovi ,talvolta suonando soltanto qualche frammento che unito agli altri forma un unica lunga canzone,come una radio sempre accesa che spara all'impazzata schegge di quel mondo che è oltre il cerchio del riflettore,come rumori disturbanti sul canale di comunicazione del pensiero unico.Ecco allora Etnica danza e Ahmed l'ambulante, dedicate ai disperati che,in fuga dalla povertà e dalla guerra,rischiano la vita per arrivare qua da noi in cerca di un' esistenza dignitosa , ricevendo spesso solo discriminazione e sfruttamento. O Natale a San Cristobal,un omaggio ai popoli ancora in cerca della loro libertà,come come gli indigeni maya del Chiapas,vittime di un genocidio silenzioso che va avanti da 500 anni.Il pubblico approva con lunghi ed accorati applausi.

Tra combat rock, reggae, virate dub, suoni meticciati, folk-punk e ritmi africani i Ramblers suonano quasi 25 canzoni in due ore che sembrano volare.Chiudono il concerto con due brani di lotta partigiana: la popolare Bella ciao e la dialettale La marcia del diavolo.Il pubblico reclama a gran voce Contessa e i Modena non lo deludono:tornano sul palco e il locale esplode in un boato da stadio.
Con il corpo stanco per il troppo pogare mi rimetto in viaggio, con la certezza di aver assistito ad un'altro grande concerto di un band della quale oggi più che mai sentiamo il bisogno e che una volta terminato il periodo di transizione saprà trovare una propria originale strada in quel calderone affascinante che è la musica del 2000.

Paolo Falossi