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Gli
anni '80 hanno portato agli appassionati del "nuovo rock" molti
concerti di band assai note in campo internazionale.
Dopo Ramones, Police e Damned anche i famigerati Clash hanno voluto "onorarci" di una breve tournee con un meraviglioso live-show tenuto gratuitamente a Bologna, reso ancora più suggestivo dall'accattivante sfondo delle storiche costruzioni di Piazza Maggiore. La folla presente, che aveva cominciato ad affluire nella piazza fin dalle prime ore del mattino raggiungeva il suo culmine verso le 18; alcuni punks bolognesi distribuivano volantini in cui contestavano la svolta musicale operata dai Clash nel loro ultimo album ed avevano addirittura preparato uno striscione con la scritta "PUNK IS CRASS? NOT CLASH", provocando reazioni piuttosto accese da parte di altri punks che, pur non approvando il cambiamento della band, avevano sempre un atteggiamento di rispetto nei suoi confronti. Erano presenti punks di tutta Italia:si notavano in mezzo alla folla pettinature e tinte tipiche, catene, spille, giubbotti di pelle, pantaloni e scarpe assai strane. Si profilava all'orizzonte uno spettacolo indimenticabile. I due gruppi di supporto non ottengono i consensi del pubblico: né i Cafè Caracas (una copia casereccia dei Police) né i peraltro discreti Whirlewind riescono ad evitare di ricevere sputi, fischi e lattine vuote invece degli applausi sperati. L'attesa, fra spinte e calcioni per assicurarsi i posti migliori si è fatta snervante; ogni tanto saliva sul palco un pittoresco punk con uno spazzolino da cesso in mano per liberare da lattine e cartacce l'area destinata ai musicisti. Ore 22,30 il momento tanto atteso: Joe Strummer e compagni fanno il loro ingresso scusandosi per il ritardo, dovuto all'assenza di Nicky Headon (non ancora arrivato), sostituito da un batterista sconosciuto. Pochi istanti ed è subito "Clash City rockers" suonata con violenza inaudita, mentre i punks in delirio seguono urlando la voce di Joe. Dopo è la volta di "Guns of Brixton", "Jimmy Jazz", "London Calling", "Jail guitars doors", tutte pessimamente suonate dallo sconosciuto distruttore di tamburi, meno male che i tre veri Clash sono in vena, altrimenti Finalmente Nicky Headon prende posto dietro il suo strumento. Il concerto continua con "Spanish Bombs", "I Fought the Law", "Clampdown", "Koka Kola", una meravigliosa versione di "Train in Vain", "Stay free", "English civil war", "All the young punks", "I'm so bored with the U.S.A.", "Guns on the roof" ed infine "Police & Thieves"; il tutto suonato ad un livello veramente elevato, con il pulsare compatto e violento del basso di Paul Simonon, il cantare roco e potente di Joe Strummer, lo "strimpellare" incisivo di Mick Jones, il battere costante di Nicky Headon, un batterista invidiabile per precisione e padronanza dello strumento. Le luci si spengono, si levano urla di disapprovazione, i punks vogliono ancora i Clash, vogliono ballare, far casino, e le loro richieste vengono ben presto esaudite. A tutta birra "Armagideon Time" e "Tommy Gun", con Mick Jones a saltare fra i compagni in uno sfogo totale e completo che coinvolge tutta la platea dei punks. Troppo bello per durare! Ancora una volta si spengono le luci: ormai nessuno spera in un ulteriore bis, ma i Clash si ripresentano ancora al loro pubblico, che scoppia in un incontenibile urlo di gioia, spaccando la chitarra, sembra ormai letteralmente posseduto dal demonio, ed infine "White Riot", suonata allo stremo delle forze dai 4 musicisti che si congedano dal loro pubblico bolognese con un saluto che forse vuol dire un arrivederci. Luci spente e molta sconsolatezza per la conclusione accompagnano l'esodo del pubblico verso le più disparate direzioni: nessuno, credo, riuscirà facilmente a dimenticare quell'ora e quaranta di sogno. Stefano Lenti
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