"THE CLASH CONQUER AMERICA"
Dalla rivista Rolling Stone del 25/4/1979


Recensione del concerto tenutosi al Palladium di New York il 17/2/1979
(di Tom Carson - Traduzione RadioClash)



Nei due anni dalla realizzazione del loro primo album, i Clash si sono guadagnati un seguito differente da quasi tutte le altre bands nel mondo del rock'n'roll.
Per i loro fans, essi non sono solo la più grande rock band del mondo, ma essi rappresentano l'ultima speranza, il solo gruppo che sembra ancora poter promettere che il rock'n'roll potrà fare la differenza.
Questo è un peso quasi impossibile da sostenere per qualsiasi gruppo, ma la folla riunita al Palladium non si attendeva altro; erano in loro attesa, ai piedi dei Clash prima che fosse suonata una sola nota.
Circa due ore dopo, finito il concerto, la situazione non era cambiata. La gente era ancora in attesa dei Clash. L'attacco di "I'm so bored with the U.S.A.", metà sfida, metà scherzo, si è dimostrato una perfetta apertura per il loro debutto dal vivo in America, in un tour denominato "Pearl Harbour Tour". In questa esibizione i Clash si sono scatenati in una delle migliori esibizioni live che io abbia mai visto. E' stata musica di una grandezza quasi eroica, epica cavalcata dalla forza viscerale; ogni canzone è stata suonata più velocemente e con più cattiveria rispetto ai dischi, raddoppiando così l'impatto sonoro.
L'amalgama fra i musicisti era evidente in ogni passaggio.
Il chitarrista solista Mick Jones ed il bassista Paul Simonon saltavano intorno come se non ci fosse un palco in grado di trattenerli, il batterista Topper Headon penetrava attraverso la musica con l'autorità di una mitragliatrice. Il gruppo era perfettamente sincronizzato durante lo show, con i due chitarristi che creavano il muro di suono quasi sopra le percussioni, e con Jones etereo, perfetta seconda voce che colmava i vuoti lasciati dalla ruvida ugola di Joe Strummer.
Si era così oltre il mero controllo tecnico del suono; abbiamo assistito ad un esempio fisico dell'istinto "comunitario" della band.


Così le vecchie canzoni come "White Riot" e "Complete Control" si mescolano perfettamente al nuovo materiale da "Give 'Em Enough Rope", dove i Clah ci dicono che oggi nel mondo la guerra viene considerata l'unica soluzione ed il combattimento l'unica via d'uscita.
Strummer, con i suoi occhi illuminati e fissi mentre urla il suo messaggio, assomiglia ad un uomo che ha appena visto le cose che ama completamente distrutte, insicuro sulla scelta da fare :
far esplodere la propria rabbia o correre via per salvare la vita.
Ma la sua straordinaria espressività è trasportata dalla passione; e la sua collera spesso si deve arrestare di fronte alla cecità di questo mondo.
Jones è solo di poco meno espressivo di Strummer. Ha introdotto con gioia il suo pezzo, "Stay Free", cantandolo con passione nonostante la sua voce resti quasi in secondo piano, uscendo solo nella frase finale , espressione del suo desiderio (Stay Free, per l'appunto). La canzone si chiude con un eccelso assolo di Jones e la marziale chitarra ritmica di Joe Strummer.
E' stato veramente un momento ispirato, e ce ne sono stati altri come questo durante il concerto.
Ascoltandoli sembra quasi che i Clash vogliano arruolarti dalla loro parte, nel loro mondo. Questa notte i Clash escono vittoriosi dalla loro personale battaglia, e , anche se per un breve periodo, ci sentiamo di aver vinto anche noi.