"They Are The Clash - 1984"
Articolo di Federico Vacalebre sugli "altri Clash", tratto da Rockerilla dell'ottobre 1984



Joe Strummer per i napoletani non è Maradona. Nessuna meraviglia dunque ad apprendere la notizia che Joe, per tre giorni, prima dell'inizio della tournee italiana di settembre, ha gironzolato per le strade napoletane insieme ad alcuni "scooterboys" locali, con i quali i leader dei Clash aveva prontamente fatto amicizia. La permanenza di Strummer a Napoli non è però poi passata del tutto inosservata, il suo mohicano ha permesso a molti fans di identificarlo, magari tra i vicoli di Toledo, o all'entrata di un museo, davanti agli sguardi attoniti dei custodi.

Questo Strummer che si lascia condurre da "guaglioni" in ricognizione per la città, a vedere dove vivono, dove vanno per divertirsi, quali sono i problemi per trovarsi un lavoro, o anche per trovarsi una ragazza può sembrare lo Strummer di sempre, eppure non è così, è cambiato davvero, e con lui i Clash. Simonon, enigmatico, sempre alle prese con il suo basso (ogni concerto dei Clash ci svela ulteriormente le sue abilità) sembra voler aiutare Joe sul palco, ma non gli va, non gli va tanto e si muove poco, White e Sheppard sono certamente più integrati nel gruppo di quando li vedemmo per la prima volta ai concerti di Milano, Howard è batterista egregio, ……This Are the New Clash!

Questi sono i nuovi Clash, quelli che entreranno in sala d'incisione per registrare "qualcosa di profondamente diverso da quanto ascoltato in concerto, qualcosa che sorprenda, faccia urlare dalla meraviglia. Forse sarà pop, almeno in parte. E piacerà anche alle donne" (!!!)
Sesso, stile e sovversione sono le nuove parole/slogan di questi nuovi Clash, ed il concerto ci pare interessante.
Sesso : Lover's Rock e Janie Jones, per dirla in breve. A proposito di Janie Jones (quella vera, quella uscita recentemente di galera) Joe Strummer sembra molto deluso del lavoro fatto per "The House of Ju-Ju Queen", o meglio afferma trattarsi soltanto di un demotape, niente di più.
Stile : Stile per i Clash è fascinazione. Il look ribellistico è ancora una volta molto curato, ma lo stile dei Clash è altrove. Stile come mezzo per sconfiggere la Thatcher ma anche per ironizzare sul partito laburista.
Sovversione : a tutti coloro che continuano ad accusarli di essere dei traditori della "giusta crociata punk" Strummer risponde ottimamente. Ricorda i soldi investiti dai Clash nella D.B.C., "una buona radio", ricorda come la polizia abbia messo i sigilli su parte delle apparecchiature e sequestrato l'altra parte, ricorda che l'etere londinese è più fascista e in preda ala monopolio, rispetto a quello di Parigi o New York. Poi, a chi, come al solito, gli domanda come fa a far coincidere l'ideologia di "I'm so bored with the Usa" con il grosso successo da quelle parti, risponde : "Cristo scese fra le prostitute, non restò nel tempio perché le biasimava, ma andò fra di loro. Non ebbe paura di contaminarsi. Così noi cantiamo di essere incazzati con gli States, e perché non dovremmo cantarlo proprio ai ragazzi americani ?".



In tema di sovversione arriva poi anche una risposta alla famosa frase di Mark Perry, che affermò che "il punk è morto quando i Clash hanno firmato per la Cbs" : Joe Strummer di una indie, di alternativismo semplice sembra proprio non volerne parlare, la Cbs forse gli concede ormai gli spazi richiesti, forse come ogni rock star che si rispetti, preferisce la concretezza (quella dei dollari, aggiungeranno i maligni) ai sofismi idealistici.
La sua risposta è comunque questa : "Io fondo un etichetta discografica tipo indie e poi un giorno mi arriva una telefonata da un negozio di Manchester che vuole 10 copie del disco dei Clash ed io cerco qualcuno che possa portarmi le 10 copie a Manchester. Come farò per fare arrivare i dischi in Texas o in Australia ? (Caro Joe Strummer, hai mai sentito nominare distributori indipendenti tipo Rough Trade, The Cartel, Red Rhino, tanto per citare tre organizzazioni inglesi? Dove vivi? n.d.d.).
Il mio lavoro è suonare la chitarra, incidere i dischi, non venderli. Voi giornalisti…..i vostri giornali sono manoscritti o usate la tipografia ? E io dovrei star lì ad ingegnarmi sul modo per far arrivare dieci copie a Manchester quando posso fare altrimenti? ".
Sembra un Joe Strummer molto più concreto questo, forse perché lontano dalle telecamere (sembra che queste ultime lo trasformino immediatamente da rocker in attore da varietà televisivo!), che parla di politica, Reagan, Fidel Castro ed Ho Chi Min (tra gli altri).
Discute di pop con disinvoltura, non polemizza più di tanto con gli electropop, sembra non turbato dalla presenza sul mercato di Harem Girl, mini lp dei Souk Brothers forse parodia di "Rock The Casbah", ritiene inutili i tentativi politici portati avanti dal C.N.D. o dalle donne di Greenham Common, perché "La guerra è ormai dovunque, è in noi".

Ma è ancora quel kid di "Garageland"? Sì, o almeno a me così sembra. Oggi è anche una rockstar, forse ad un bivio della sua carriera, ma Joe Strummer è ancora pronto a mostrarvi come la punk revolution abbia cambiato la sua vita, ed in fondo, anche la nostra.
Joe, che è una rockstar, ma che non sembra comportarsi come tale, non è mummia incartapecorita, non vuole conservarsi in cima alle classifiche ad ogni costo, non sforna un disco all'anno come fanno ormai anche i PIL, cambia, si evolve, e con lui i Clash. Dei brani finora inediti, che ho avuto modo di ascoltare dal vivo in tre-quattro occasioni (ogni concerto è una scaletta diversa : questo significa r'n'r per i Clash) "We Are The Clash" e "Are You Ready For The War" sono anthem convincenti, che sembrano voler indicare un ritorno alle radici, come in fondo suggeriscono anche le, meno convincenti al primo ascolto, ma ugualmente ben costruite, "This Is England", "3 Card Trick" e "The Dictator".



Non è più come una volta, London Calling e Sandinista sono lontani, ancor più Topper Headon ed il caro Mick Jones, ma probabilmente questi nuovi Clash sapranno ancora farsi amare. Perché come Marlowe, in uno dei tanti scritti di Raymond Chandler : "Se fossero dei duri , non sarebbero vivi. Se non riuscissero ad essere dolci, non meriterebbero di essere vivi". They are The Clash !

Federico Vacalebre