Intro
:
Troppo
forti le emozioni nel risentire il bootleg del concerto di Milano datato
1981. Non siamo riusciti nel tentativo (in realtà non abbiamo
voluto farlo) di frenare "la penna virtuale" che ha riesumato
i ricordi di quella serata risalente a 21 anni fa.
I Clash venivano in Italia per il primo vero mini -tour organizzato
nella penisola. Ci venivano portandosi appresso problemi di varia natura
: interpersonali (lo scontro di personalità sempre crescente
fra Jones-Strummer), di salute (la tossicodipendenza di Headon), finanziari
(le vendite del nuovo "Sandinista!" non erano certo all'altezza
dello sforzo artistico prodotto).
Ma la band ha sempre avuto il grande merito di non trasferire sul palco
le inquietudini e le problematiche interne. I guai stavano fuori dalla
finestra, sul palco i quattro ritrovavano magicamente grinta, compattezza,
classe.
Così è stato anche a Milano, 1981, un concerto al quale
mi accostavo un po' scettico dopo aver digerito (male) le svolte funk
di Sandinista. Dopo lo show il mio giudizio sulla virata artistica dei
Clash era praticamente ribaltato. Grazie al cielo avevo assistito al
concerto della miglior rock'n'roll band di tutti i tempi.
Il
concerto :
1. London Calling - 2. Safe European Home - 3. White Man in Hammersmith
Palais - 4. Train in Vain - 5. The Call Up - 6. Ivan Meets G.I. Joe
- 7. The Leader - 8. Charlie Don't Surf - 9. The Magnificent Seven -
10. Bankrobber - 11. Somebody Got Murdered - 12. Career Opportunities
- 13. Clampdown - 14. One More Time - 15. Brand New Cadillac - 16. Janie
Jones - 17. Armagideon Time - 18. I Fought the Law - 19. London's Burning
- 20. Jimmy Jazz - 21. White Riot. (N.B.: Non siamo sicuri del fatto
che tutti i brani suonati quella sera dai Clash siano presenti nel bootleg
preso in esame)
Nei
giorni precedenti lo show la prefettura di Milano non aveva dato l'agibilità
al Vigorelli per ospitare lo show. Riaperto per l'occasione, il Vigorelli
, agli occhi della pubblica autorità, non dava sufficienti garanzie
di sicurezza. E chi glielo spiegava ad oltre 15.000 persone munite di
biglietto? Chi avrebbe frenato la tensione dei fans che attendevano
con trepidazione l'arrivo dei Clash sul suolo nazionale? Gli organizzatori
e la prefettura trovarono un compromesso e , pur con un servizio d'ordine
raffazzonato, il concerto ebbe luogo. Le molte persone rimaste senza
biglietto provarono per diverse ore a sfondare i cancelli, spesso riuscendovi,
provocando scontri anche durissimi e sanguinosi.
Noi (io e my friend Enrico) arrivammo con netto anticipo ed entrammo
senza problemi.
Era una serata piuttosto calda e la lunga attesa venne "ammortizzata"
da birre ed altro. Avevo 17 anni ed una voglia smisurata di farmi coinvolgere
fisicamente dal concerto. Intorno alle 20.00 cominciò una contestazione
(non particolarmente violenta) di un gruppo di punx anarchici milanesi
(zona centro sociale Virus) sotto il palco. La contestazione riguardava
ovviamente la svolta "disco" dei Clash , l'abbandono degli
ideali punk, il tradimento dello spirito 77, la svendita alle major
ecc
. Le solite accuse smentite, a mio avviso, dai fatti, dagli
atti concreti realizzati in quel periodo ed anche recentemente (vi siete
mai chiesti ad esempio come mai i Clash, nonostante offerte economiche
faraoniche, non si ricostituiscono come stanno facendo quasi tutti i
gruppi ?)
Intorno alle 21,00 , quando le luci della sera avvolgono lo stadio,
si interrompono le note della musica reggae tenuta fino a quel momento
in sottofondo, ed un boato terrificante accoglie le note tex-mex di
Morricone, preludio all'ingresso dei Clash sul palco. Eccoli, i Clash
, ed un pezzo del mio cuore vola sul palco insieme a quello di tutti
i presenti. L'Italia del rock ha amato visceralmente i Clash, forse
come nessun altro pubblico in Europa e nel mondo. Ed in quella serata,
e nelle altre che seguirono, diede dimostrazione di questo immenso affetto.
Le chitarre potenti di London Calling tagliano l'aria e disintegrano
i miei dubbi, "Safe European Home" è tosta ed affilata
come una lama, "White Man..", annunciata da Strummer, è
una delle più belle canzoni scritte nella storia dei Clash. Con
"Train in Vain" è Mick Jones a guidare le operazioni,
proponendo una rock-song di gran classe. La qualità della amplificazione
non è per niente soddisfacente ma la grinta della band sembra
far sparire anche questo problema non di poco conto.
Joe ringrazia in italiano e Topper introduce la presentazione dei nuovi
pezzi di Sandinista attraverso una ritmica piena di effetti. Il pubblico
incita a ritmo la band che parte con la stupenda "The Call Up",
dove Joe prova ad inserire qualche parola italiana. Finale di brano
intenso e marziale nel quale viene scandito il passo militare "1-2-3-4
"
Vola anche sul palco una bandiera irlandese giunta chissà da
dove.
Seguono il funk di Ivan Meets G.I. Joe ed il rockabilly di The Leader.
Fantastica la versione di "Charlie Don't Surf", introdotta
dalla voce roca di Strummer, e giocata magistralmente su alti e bassi.
Tutti i brani di Sandinista sono arrangiati in chiave rock ed acquistano
grande spessore.
Molto ispirata anche l'esecuzione di The Magnificent Seven dove Jones
gioca con il pubblico nel richiamo delle frasi più conosciute
del pezzo.
Joe Strummer parte da solo con "Daddy was a bankrobber
.",
ed invita il resto della band a suonare Bankrobber, questo reggae ipnotico
eseguito, al solito, benissimo. Nota di merito al gran lavoro della
sezione ritmica : Paul al basso e Topper alla batteria ed anche ai fraseggi
in chiave più rock di Mick. Joe ringrazia più volte il
pubblico di Milano per il calore dimostrato.
Poi attacca Somebody Got Murdered, il più classico pezzo alla
Clash presente in Sandinista, al quale segue Career Opportunities, pezzo
storico del periodo punk.
Come sempre l'attacco di Clampdown mette i brividi , poi con One More
Time (uno dei miei pezzi preferiti di tutta la produzione Clash) si
raggiunge l'apoteosi. Una versione assolutamente stupenda con la chitarra
di Jones che taglia il dub verticalmente. Great!
Volano via Brand New Cadillac ed il punk old style di Janie Jones. Si
impone la versione reggae dilatata fra echi ed effetti di "Armagideon
Time", mentre è praticamente perfetta nel suo irresistibile
incedere I Fought The Law.
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Strummer ribattezza London's Burning in Milano's Burning e libera la
forza e la compattezza del brano.
Grande lavoro di Jones alla chitarra nella introduzione di Jimmy Jazz
con il pubblico che ritma di nuovo il tempo con le mani. Il finale del
pezzo è veramente vigoroso ed anticipa senza sosta il brano conclusivo
: White Riot
. il pubblico esplode in un delirio fisico e celebrale.
I Clash lasciano il palco e staccano la spina
. Grazie di tutto.