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“Credeteci o no, ma noi volevamo soltanto essere simpatici”. Suona strano detto da Mick Jones, sovversiva chitarra dei Clash, eroi del punk-rock inglese che in dieci anni (dal ’76 all’86) incendiarono le classifiche e gettarono benzina sugli ideali politici. “Apprezzo la creatività ma non amo gli schieramenti. Ci piaceva ridere, suonare. Siamo sempre stati dalla parte dei più deboli e contro gli oppressori, ma senza alzare bandiere. Eravamo giovani ed appassionati, ma soprattutto una band di rock’n’roll”. Mick e il bassista Paul Simonon, orfani di Joe Strummer morto nel 2002, hanno curato un cofanetto con rarità, b-sides e 19 singoli dei Clash pubblicati in Inghilterra. “The Clash – Singles Box Set”, nei negozi dal 27 ottobre, racconta l’ascesa e la caduta della band di London Calling e Sandinista! A trent’anni dagli inizi. “Siamo nati con il punk, ma volevamo migliorarci : all’inizio il nostro suono era abrasivo, poi l’abbiamo mischiato con il dub, il rap, il reggae… è difficile guardare al passato, è accaduto tutto tanto tempo fa, troppo in fretta. Eravamo dei ragazzini, e, improvvisamente, ci siamo trovati sotto i riflettori. Non ci rendevamo conto di quello che stava succedendo”, dice il cinquantunenne Mick al telefono dall’Inghilterra. “Non rimpiango niente ma avrei voluto incidere più dischi con i Clash, la nostra è stata una storia breve. Mi sarebbe anche piaciuto andare spesso in vacanza”, dice con una risata. La sua voce, che è già un sussurro, si incrina quando parla di Strummer : “La sua morte ha spazzato via tutto, mi manca… sapeva sempre cosa fare. Era una persona che chiedeva molto a stesso e alla vita. Quando eravamo giovani non avevamo niente ed eravamo grati per quel poco che possedevamo”. Se i Sex Pistols sono stati i pionieri del punk britannico, i Clash hanno rappresentato lo spirito oltraggioso ed idealista del punk rock : “Non eravamo rivali e non ci sono mai stati problemi con i Sex Pistols, anzi a me piacevano quei ragazzi. Abbiamo anche aperto i loro concerti. Forse fra di noi c’era competizione”. Jones uscì dal gruppo prima della fine. Era il 1983 quando Strummer e Simonon “lo licenziarono” perché si era allontanato dal progetto originale dei Clash, ma il rapporto fra i tre si ricucì subito. “La nostra amicizia è eterna e, in questo, siamo stati differenti dalla maggior parte dei gruppi in circolazione. Abbiamo vissuto a stretto contatto. Alla fine non ci sopportavamo più. Non so se, rimanendo insieme, saremmo potuti diventare ancora più grandi. Me lo sono sempre chiesto”. Paradossalmente l’ingranaggio dei Clash si è inceppato all’apice del successo, ottenuto con Combat Rock , l’album del 1982 che conteneva “Rock The Casbah”. “L’abbiamo scritta quando l’ayatollah Khomeini bandì il rock dall’Iran. Nel 1991 durante l’operazione “Desert Storm” la suonava anche l’Armed Forces Radio. Lo so per certo : l’ayatollah si infuriò terribilmente. Pensavano fosse difficile proporre canzoni dure come le nostre. Invece, diventavamo sempre più grandi : è il tipo di contraddizioni con le quali ci siamo dovuti confrontare. La nostra era anche una missione e quando ci siamo accorti che il successo ci stava uccidendo abbiamo spento l’interruttore”. Mick,
nato e cresciuto nel difficile quartiere di Brixton, l’Harlem
londinese, ha composto alcune delle canzoni più importanti dei
Clash, come “Should I Stay or Should i Go” e “Train
in Vain”. Ora si dedica alla sua band Carbon/Silicon e compone
canzoni con l’amico Tony James. E’ stato anche il produttore
dei Libertines e ha firmato l’album di esordio di Pete Doherty,
la nuova stella tossica del rock inglese e fidanzato di Kate Moss. “Non
ci sono band come noi in giro, ma ce ne sono tante buone : Killers,
White Stripes. I Clash sul palco avevano tre frontmen : Joe, Paul e
me. Ci capivamo con uno sguardo… telepatia pura, succede raramente.
Lavoravamo sulla musica e non sulle coreografie come tanti gruppi”.
Intanto
Sabato 21 Ottobre la Rock’n’Roll Hall of Fame di Cleveland
apre una mostra dedicata ai Clash con materiale fornito anche dallo
stesso Mick Jones e dalla moglie di Strummer, Lucinda. Jones, Lucinda
Mellor e Terry Chimes parteciperanno, sempre nella stessa giornata,
ad una discussione pubblica sulla storia della band. La mostra rimarrà
aperta fino al 15 aprile 2007.
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