INTERVISTA A JOE STRUMMER - "Working Clash Heroes"
(Da Rock Sound del Febbraio 2000)

Ringrazio con il cuore,e spero sia sufficiente, Rock Sound per la concessione del testo.

R.S.: Il tuo primo disco "A Earthquake Weather" risale ormai a più di dieci anni fa. Perché hai aspettato tanto tempo prima di firmare un altro disco con il tuo nome ?
J.S.: Per il semplice fatto che sono un lavativo. Detta seriamente, si tratta soprattutto di una ragione burocratica. Avevo questo contratto con la Columbia/Sony fin dall'epoca dei Clash. E siccome quel mio primo album non aveva trovato mercato all'epoca, non erano molto convinti di fare uscire un altro disco. Anche perché dovevano anticiparmi un bel po' di soldi. E' andata avanti così per anni con il risultato finale di farmi perdere qualsiasi voglia di fare musica. E' anche per questo motivo che mi sono interessato al cinema, con qualche apparizione qua e là. Avevo anche mal digerito il fiasco di "A Earthquake Weather". In quel momento volevo mollare tutto. Alla fine mi ci sono voluti più di dieci anni per risalire la china e riuscire a farmi scaricare dalla Sony. E tutto questo senza un avvocato. D'altronde non avevo i mezzi per pagarmene uno. Il mio unico reddito per molti anni sono state le "royalties" ed i vari diritti d'autore che non arrivano mai in modo regolare. Un mese sei ricco, l'altro fai la fame. Alla fine comunque mi hanno scaricato.

R.S.: Tra le canzoni che figurano su "Rock,art and the X-Ray Style, ce ne sono forse alcune più datate, che aspettavano il momento più propizio per vedere la luce ?
J.S.: Cinque di queste hanno una storia particolare. Avevo cercato di mettere su un progetto con Richard Norris, che faceva parte di una band di acid-house chiamata The Grid. Mi eccitava l'idea che questi due mondi così distanti, il punk per me, l'acid house per lui, potessero convivere. Tre brani sono nati da questa collaborazione : "Yalla, Yalla", "Diggin'the New" e "Sandpaper Blues". Ma dopo tanti sforzi , questo progetto si è arenato per una serie di difficoltà. Ho comunque tenuto questi tre pezzi per rifarli a modo mio.Per quanto riguarda le altre due canzoni, "X-Ray Style" fu scritta tre anni fa, mentre "Road to rock'n'roll" quattro anni fa per Johnny Cash, ma non gli era piaciuta. Poi ho incontrato Anthony Ginn, un ragazzo di Sheffield al quale questo disco deve molto. E' stato lui a spingermi ad andare fino in fondo, mentre io ero più di una volta tentato di mandare tutto per aria. Ho anche cercato di mettere in piedi altre band, anche con Bez degli Happy Mondays, ma ogni volta non funzionavano mai. Senza Anthony, avrei sicuramente perso la fiducia. Cominciavo a dubitare seriamente anche di me stesso. Ero veramente sul punto di rinunciare a tutto.

R.S.: Forse hai bisogno di avere un gruppo di persone attorno a te ?
J.S.: Esattamente.Joe Strummer da solo non vale niente. Fare l'artista solista non fa proprio per me. Mi suona strano…."Joe Strummer& The Mescaleros" ha un senso! Ti faccio un esempio stupido.. Per l'uscita di "A earthquake weather", avevamo fatto delle magliette. Le trovavo completamente ridicole. Una T-shirt dei Clash significava qualcosa, ma una con su scritto "Joe Strummer"? Come potevo andare in giro con una cosa del genere? Non sono così megalomane….
R.S.: E come giudichi oggi il punk e tutto quello che gli viene associato?
J.S.: Seguo sempre quello che viene fatto, anche se più o meno da una certa distanza. Ho anche aperto alcuni concerti degli Offspring, in Italia ed in Germania. Ho tra l'altro un aneddoto divertente al riguardo. Eravamo a Monaco e dovevamo suonare davanti a diecimila persone, molte delle quali non sapevano nemmeno chi fossero i Mescaleros. Hanno anche iniziato a tirarci i sassi! Poi sono saliti sul palco gli Offspring ed alla fine del primo pezzo, hanno interrotto il concerto. Hanno detto al pubblico : "Non suoneremo più una nota se prima non urlate tutti we love Joe Strummer". E tutta la folla ha eseguito l'ordine. Avevo già molto rispetto per gli Offspring, mi hanno dimostrato di meritarselo pienamente!

R.S.: Ma, più in generale, cosa c'è di interessante oggi nel punk per qualcuno che l'ha vissuto in prima persona fin dall'esordio?
J.S.: Quando c'è una canzone che regge, allora va tutto bene! Il problema è che molte di queste band non sanno cosa sia una canzone. L'hanno dimenticato oppure non l'hanno mai saputo. Non basta saltare ai concerti o sul palco per sentirsi punk. E gli Offspring, per tornare a loro, hanno delle canzoni. Nell'hardcore per esempio, tutto si limita spesso ad una questione di energia e sudore. Senza canzoni e senza idee, il gruppo non serve a nulla! Detto questo, ho visto i Sick Of It All dal vivo e sono rimasto impressionato. Ritmicamente, era da tempo che non sentivo qualcosa di così forte. Rispetto a loro, i Clash suonavano come delle vecchiette. Rompono veramente le barriere, portano qualcosa di loro all'edificio. Semplicemente perché cercano qualcosa.

R.S.: Stranamente il tuo album è uscito proprio nel momento in cui si stava di nuovo parlando parlando dei Clash per via del loro disco dal vivo…Come ha fatto il tuo "orgoglio artistico" a gestire questa…casualità?
J.S.: Si è trattato di un vero e proprio dilemma.Una parte di me era preoccupata che questo lavoro venisse in pratica affogato e sepolto da tutto il polverone sollevato dal live dei Clash. Ma da un'altra parte sapevo di aver fatto un buon lavoro con "Rock Art..". Il vero problema è che non sono mai stata una persona molto ottimista. So perfettamente che tutto quello che ho fatto dopo i Clash non ha venduto molto, anzi si tratta più che altro di un disastro dopo l'altro…Oggi non mi aspetto proprio niente, soprattutto per non rimanere poi deluso! I ragazzi della band sono convinti che spaccheremo tutto con questo disco, mentre io passo il mio tempo a temperare il loro entusiasmo. Preferisco una situazione più tranquilla e confortevole, lasciando le cose svilupparsi da sole. Chi vivrà, vedrà! Per tornare ai Clash, se esce un disco è ovvio che la cosa mi riguardi. Anche se mi fossi tirato indietro, c'erano abbastanza pressioni per farmi cambiare idea…

R.S.: Delle pressioni? Da parte di chi?
J.S.: Dei Clash, degli altri componenti della band! Qualche mese fa ho fatto un grosso errore in una intervista dichiarando: "Si, ci sarà un live dei Clash, ma non è così importante…Quello che conta è il futuro". Cosa non avevo appena detto (ride)? I miei amichetti che avevano lavorato duro a questo live mi hanno sgridato! Ma questo non mi impedisce di continuare a pensarla allo stesso modo : solo il futuro significa qualche cosa. Cosa c'è da dire ancora sul passato? E' stata una bella avventura e non rinnego nulla. Ma ora possiamo anche passare a qualcos'altro, non trovi?

R.S.: Hai dichiarato di non aver partecipato a questo disco dal vivo per mancanza di tempo. E' la verità oppure si trattava solo di una scusa per non occupartene?
J.S.: Non volevo farlo. Peggio, non sopportavo l'idea di doverlo fare. Non l'ho nemmeno ancora ascoltato…E' tutto dire. Gli altri non smettevano di chiamarmi : "Hey abbiamo un sacco di cassette, te ne mandiamo alcune e ci fai sapere cosa ne pensi…". E io rispondevo : "Va bene, promesso. Domani le ascolto". Mia moglie poi le metteva nell'autoradio e io " No, non queste cose.Metti piuttosto Muddy Waters. Voglio ascoltare qualcosa per il mio album". Per me sentire quelle cose era come tuffarmi in un buco nero e ho fatto di tutto per evitarlo. Anche se non sempre nel modo più coraggioso.
R.S.: Cosa rimane di punk nel Joe Strummer di oggi ?
J.S.: L'attitudine, il rifiuto di alcune regole e dell'immobilità. In un certo modo, il punk non è mai stato un fatto di musica. Solo l'attitudine può definire cosa è punk. Ecco perché secondo me gli americani hanno una percezione molto falsata del punk. Vuol dire essere capace di distinguere la merda tra le cose che ti tirano addosso, per poterla evitare e reagire. Va quindi oltre la musica. Punk vuol dire andare oltre, non accontentarsi ma cercare se c'è qualcosa di meglio.

R.S.: E cosa provi quando scopri che tua figlia adora le Spice Girls ?
J.S.: (Ride) Incasso il colpo! Ma la cosa peggiore è la versatilità nei gusti musicali di una bambina di sette anni. Lo scorso anno c'erano dei poster delle Spice Girls sui muri della sua camera ma ora è passata a Celine Dion. E questa volta, devo ammetterlo, sono intervenuto (ride). Per la prima volta ho posto un veto su quello che ascoltava. Quando è troppo ….