INTERVISTA A JOE STRUMMER
Tratta da "Tutto" dell'agosto 2001
"Chi si ferma è spacciato...."


Per prima cosa ti dice che tiene famiglia e che ha "un bisogno disperato", parole sue, che la gente compri il suo nuovo album Global A Go-Go. Poi, chiede l'aiuto dei giornalisti, "gli unici che possono arrivare al cuore della gente, mica MTV". Infine, addenta un trancio di pizza mugugnando un'infinità di "mmm". Stenti a credere che l'uomo che ti sta di fronte sia Joe Strummer, l'inossidabile leader dei Clash. Sì, insomma, il simbolo vivente del punk. Ha 49 anni e una discreta pancetta. Tolti gli stivali, i calzini bianchi sono diventati neri a forza di scivolare sui pavimenti dell'hotel, manco fosse su uno skateboard. Gli chiedi subito dell'esilarante Bhindi Bhagee, la canzone chiave dell'album, che ti porta in casa l'atmosfera carica, i colori accesi, gli odori forti di un quartiere d'immigrati. "Parla di Welson Green, la zona di Londra nella quale abbiamo inciso l'album. Non è un posto fighetto, è l'opposto di Notting Hill. Cammini per strada e incontri gente d'ogni razza: irlandesi, portoghesi, africani, indiani… Come puoi essere impermeabile all'influenza di un posto così?". Eppure, la gente vuole Notting Hill, i McDonald's, la sicurezza e il benessere… "Le persone si chiudono in casa per proteggere quel che hanno e si perdono il bello della vita. E' come per la musica: aprite i vostri orizzonti, ascoltate chitarristi giamaicani, cantanti senegalesi, percussionisti indiani. Questo è il mondo in cui stiamo vivendo". E questo è il mondo che Joe, nel suo piccolo, cerca di cambiare. Ti chiedi se uno come lui, una leggenda vivente per chi ha superato i 30 anni di età, abbia sperimentato in prima persona la capacità della musica di segnare profondamente le persone. Risponde commosso: "In questi anni centinaia di ragazzi mi hanno detto che i dischi dei Clash hanno cambiato il corso della loro esistenza. Ricordo i loro volti, le loro storie, come quella di un tipo che ha mollato il lavoro in banca per fare il dj. La musica ha il potere di mutare per un istante la tua percezione della realtà e in quel breve momento, bum!, puoi decidere di cambiare tutto". Alla fine dell'intervista, mentre Strummer ti racconta ghignando che riformerà i Clash quando avrà 78 anni e chiamerà Wim Wenders a girare un documentario, capisci che dietro l'aspetto dimesso c'è un uomo che sta cercando di recuperare il tempo perduto. "Esatto, ho fatto solo 3 dischi in 12 anni perché avevo perso la fiducia in me stesso. Finalmente è giunta l'ora di raccogliere quanto seminato". Poi se ne va, scivolando sul suo skate invisibile.

LA LEZIONE DEI CLASH

"Lasciate che i ragazzi suonino punk-rock: stanno facendo adesso le scoperte che noi facemmo 25 anni fa", dice con tono paterno Joe Strummer, che di quei ragazzi è la guida spirituale. Già, perché i Clash sono stati, con Sex Pistols e Ramones, s'intende, il gruppo punk più importante d'ogni tempo. Ascoltate una band come i Rancid: stessa voglia di combattere, stessi ritmi meticciati. E a chi credete che i Green Day si siano ispirati per Minority? "Ho un debito di gratitudine nei confronti di questi gruppi", dice Strummer, "adesso che incido per la Hellcat, l'etichetta dei Rancid". Come dire: il cerchio si chiude. E s'è chiuso quando Strummer, nel 1991, ha sostituito Shane MacGowan come cantante dei Pogues: gli irlandesi hanno ereditato dai Clash certe cavalcate strumentali, che hanno fatto capolino nella musica di band anni 80 (vedi Alarm e U2). Manu Chao è un altro che non ha mai fatto mistero di avere ascoltato i Clash. Mettete nel lettore il quarto album del gruppo di Strummer, Sandinista! ('80), e poi i dischi del "clandestino": troverete molti punti in comune. Lo spirito è lo stesso: captare e mischiare musiche da ogni angolo del mondo. Né vanno scordati i potentissimi Rage Against The Machine, per loro stessa ammissione un incrocio tra Clash e Public Enemy. Anche noi italiani abbiamo un gruppo devoto a Strummer e soci: i Gang dei fratelli Severini.