JOE STRUMMER - Live at The Fridge - Brixton, London - July 1988


Recensione della rivista Ted Melody Maker, 2/7/1988 - Tratta dal sito americano www.strummernews.com (Traduzione RadioClash)

Intro RadioClash : Per Joe Strummer il 1988 è l'anno della Latino Rockabilly War. Dopo la fine dei "secondi Clash" e la chiusura della lite con Mick Jones, Joe si rituffa in un nuovo progetto musicale.
Ritroviamo in questo periodo uno Strummer in piena forma che si produce in una serie di gigs in Inghilterra attraverso il tour "Rock Against The Rich", promosso dall'organizzazione semi-anarchica Class War. La sua nuova band è ottima : insieme a lui troviamo infatti l'ex Circle Jerks Zander Schloss alla chitarra, il bassista Jim Donica, il batterista, ex Untouchables, Willie Mac Neil, il tastierista Joe Altruda ed i due percussionisti sudamericani Poncho Sanchez e Ramon Banda.
E sembra proprio che anche la resa live di quei concerti fosse di ottimo livello; rimangono quindi incomprensibili (ma forse un giorno le scopriremo), le motivazioni che hanno portato ad un tutto sommato rapido scioglimento del gruppo. Oltre alla breve recensione del concerto che seguirà, cercheremo prossimamente di recensire con maggiori dettagli un live di Joe Strummer & Latino Rockabilly War, magari grazie a qualche live-tape gentilmente fornito dai nostri amici collezionisti.

Recensione :
La prima impressione può far sbagliare strada :"Assomiglia a Bruce Springsteen, osserva il tizio vicino a me". Bene, il rinato Joe Strummer può assomigliare al Boss per il taglio "pulito" dei capelli, per l'aspetto sano che mette in evidenza, per la stessa infatuazione per il mito del rock'n'roll, ma qui svaniscono tutte le similitudini.
Nel 1988 Springsteen trova un suo ruolo nella società degli "adulti", mentre Joe Strummer sta riscoprendo una sua personale seconda giovinezza.
Oltre la metà del suo pubblico attuale aveva i pannolini sporchi quando "Garageland" usciva nei circuiti delle radio, ma l'uomo ha ancora veleno da sputare e frammenti di proiettile chiusi a chiave nel suo cuore. Strummer riesce ancora a rispolverare temi come aggressione ed oppressione, rabbia ed ingiustizia. E' sorprendente come la resurrezione di Strummer sia arrivata in un periodo in cui il pop versa in una relativa apatia ; è uno dei miracoli della cultura moderna, e riguarda, ancora una volta, uno dei custodi della coscienza pop.
Guardando il suo stivale martellare ritmicamente il palco, ed il suo braccio battere freneticamente sulla chitarra, è come vedere un combattente che fa 15 rounds con il suo passato.
Strummer vive ancora in una stanza dove non c'è nulla per sedersi, senza tappeti, senza TV, senza dischi. L'unica cosa di rilievo che ho visto è un atlante gigante aperto sul Centro-America. Non è quindi sorprendente se è capace di suonare rock'n'roll, musica latina e roots reggae con la stessa efficacia. Egli vive e suona lo stesso "carnevale culturale".
Fra le cose dette su Strummer la descrizione più vicina alla realtà mi sembra quella che lo definisce come : "un uomo bianco che sta per diventare un bluesman nero. Lui suona un rock'n'roll disperato perché ha disperatamente bisogno di suonare rock'n'roll".
Il tempo passa, ma le versioni delle canzoni rivitalizzate emozionano ancora. "Junco Partner", la potente versione di "If I Should Fall From Grace With God" dei Pogues, le nuove rime di "Trash City" insieme al canto ipnotico e cadenzato di "Straight to Hell" e la brillante "Shouting Street".
Ogni volta che suona dal vivo, Strummer scava nella storia dei Clash ed il risultato è pura isteria : "Police and Thieves", "Brand New Cadillac" ed una arruffata "London Calling" che ha comunque causato la solita invasione dello stage. Quindi ancora "Strummer l'Uomo" che non può eliminare il "Mito Strummer". Joe si rifiuta in modo assoluto di considerare una reunion dei Clash per il rispetto che rimane profondo per la sua vecchia band, e rivolge probabilmente le proprie emozioni e passioni alla prima parte della sua carriera : i 101'ers.