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Up : Magyd Cherfi - Voce leader Mustapha Amokrane - Voce Hakim Amokrane - Voce Remi Sanchez - Fisarmonica Joel Saurin - Basso Vincent Sauvage - Batteria Pascal Cabero - Chitarra "Il nostro è un melange di urbanità e radici. Chiamatela musica da strada, musica popolare. Per me c'è di sicuro una famiglia musicale internazionale che parte dal blues e da James Brown, passa da Bob Marley e Clash per arrivare fino alla Mano Negra". Mustapha Amokrane traccia la linea delle influenze musicali che hanno segnato gli Zebda, un percorso sviluppato fino in fondo aggiungendo al tutto la tradizione di padri e figli : cioè la musica e l'atmosfera araba (padri) e canzone francese ed hip-hop (figli) . Et voilà, il gioco è fatto. Semplice no? Se poi volete inserire nel discorso una sensibilità sociale e politica non comune, capirete perché gli Zebda sono diventati una delle migliori band che la Francia abbia prodotto negli anni 90. Molti giovani francesi si sono riconosciuti nella loro musica e nei loro testi, tanto da tributare un successo assoluto al loro singolo "Tomber la chemise" del 1998 ( 1 milione di copie vendute), un invito a buttare la camicia ed a far festa liberandosi dei paletti razziali e sociali. Ora però gli Zebda si trovano a convivere con le contraddizioni di un paese nel quale il loro bersaglio di un tempo, Jacques Chirac (preso di mira con il titolo dell'album "Le bruit et l'odeur" del 1995 nel quale citavano una sua frase sui rumori e gli odori provenienti dagli alloggi degli immigrati), prende una posizione antiamericana (tutta da decifrare nelle vere intenzioni per la verità) nel recente conflitto in Iraq, oppure diventa il baluardo democratico (e prende voti dalla sinistra) contro l'ascesa del fascista Le Pen. Tempi difficili dunque, anche per i francesi, ed anche per artisti come gli Zebda che tanta fatica hanno dedicato alla causa della "politica d'opposizione", anche in termini materiali e personali. Tutto questo traspare nel loro ultimo album "Utopie D'Occase" che in copertina vede la foto di un serioso bambino travestito da Zorro : l'impegno politico e la festa, il gioco e la coscienza. Un disco più melodico, intimo e riflessivo dei precedenti. Non manca certo l'impegno nella rivendicazione sociale d'appartenenza ("Goota ma difference" e "J'y suis j'y reste") o nella richiesta di una società che dia a tutti pari opportunità, ma tutto è racchiuso in un momento riflessivo particolare che privilegia il loro essere, prima di tutto, musicisti. E' normale che sia così, e forse è anche giusto che sia così. La stessa cosa successe ai Clash ed a Joe Strummer . La
musica dunque. Premettendo che a nostro avviso gli Zebda dal vivo danno
il loro meglio risultando assolutamente trascinanti (vedi recensione del
concerto al Leonka dell'aprile scorso), "Utopie D'Occase" è
comunque un bell'album, ben suonato e ben calibrato nelle sonorità.
Il mix è quello già conosciuto in passato (hip-hop, ragga,
rock, rai, chanson francaise
) unito questa volta ad una ricerca
più marcata delle melodie. Da questo punto di vista eccelle "Ca
La
famille" eseguita con l'aiuto di un'orchestra da camera, mentre sul
versante più rock spicca l'elettricità contagiosa di "La
Fete". Il singolo "L'Erreur est Humaine" , "Le Plus
Beau" e "Troisieme Degrè" sono in linea con il collaudato
repertorio Zebda, sempre convincente nel proprio fondere hip-hop ed Algeria.
Un pezzo particolarmente riuscito risulta essere "Melèe Ouverte"
nel quale la fisarmonica spicca su una base hip-hop; non mancano reggae
("Du soleil à la toque") e ska (nella 14ma traccia nascosta)
a riempire di "solarità" questo disco che si chiude con
la combattiva "Le Rèpertoire".
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