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A
volte, osservo qualche ultraquarantenne e fra me e me dico: "Spero
alla sua età di non avere quell'aspetto da commenda imbolsito!".
Beh, siamo sinceri, mi succede la maggior parte delle volte! Nel caso
specifico di S.M. Paul Weller, mi sento di fare un'eccezione.
Aldilà del capello grigio, che tra l'altro non gli sta male,
il fisico è asciutto come ai bei tempi - lo stesso non si può
dire per gli ex compari Buckler e Foxton! - e la grinta sfoderata questa
sera è una commistione tra rabbia mod e consapevolezza della
propria classe: eh si, perché se c'è un musicista di classe,
questi è proprio l'ex enfant prodige di Woking.
Ho apprezzato la tournèe intrapresa da solo l'anno scorso (la
data torinese) ed ora, non mi faccio certo scappare l'occasione di vedere
la band al gran completo: oltre al "direttore d'orchestra",
abbiamo un tastierista, un chitarrista/tastierista (a seconda dei brani),
basso e batteria
.Alt! Per la batteria devo inchinarmi al "Wonder
Boy" Steve White (gia' collaboratore di Style Council, Redskins
e parecchi altri gruppi).
Attendiamo
il concerto in buonissima compagnia di musica soul (non penso di sbagliare
se ritengo sia scelta personale di Paul) , ma ecco che arrivano i nostri.
Attaccano con "Going places", tratto dall'ultima fatica del
Godfather ed è immediatamente atmosfera: i suoni sono caldi al
punto giusto e poi quella voce, punto di riferimento per me e una valanga
di altre persone.
Si capisce subito che Weller è in serata di grazia, sorridente
e pimpante. Del resto, sappiamo bene quanto lui ami il nostro paese
(io personalmente amo più il suo!) e sia ricambiato, vista anche
la risposta di pubblico di stasera.
La scelta brani per questa data, si rivolge in prevalenza a "Stanley
Road", "Heliocentric", "Wild Wood" e ad "Illumination"
con un occhio particolare ai pezzi più bluesy, più robusti.
Rullate alla Who, schitarrate acide con sapienti e misurati assoli (si,
misurati, non scale di matrice heavy metal!).
Tutto magnifico ma, in cuor nostro, tutti noi presenti - amanti di Jam
e Style Council (eccezion fatta per l'ultimo infausto periodo con Weller
che si faceva i colpi di sole ed indossava collane Hare Krishna!) attendiamo
un segnale
Arriva! "In the crowd" (dal 3° album
"All mod cons" dei Jam) è eseguita rispettosamente,
eppoi risentire la voce di Paul rifare certi brani, mi fa' venire la
pelle d'oca.
Dando un'occhiata alla strumentazione, scorgo un muro di Marshall (che
sia l'amplificazione più gradita alla band, che dite?) e numerose
chitarre a disposizione del maestro, il quale ne cambia una ad ogni
pezzo! Due Hammond ai lati del palco e, quando meno te l'aspetti, quel
diavolo si piazza alle tastiere e attacca "Long hot summer",
di Style Counciliana memoria. Concederà anche "That's entertainment"
con tutta la band e "Headstart for happiness" alla chitarra
acustica con White alle percussioni.
Durante l'esecuzione di "Picking up sticks", Steve White sugli
scudi con un assolo, di tre minuti circa, a testimoniare - qualora ce
ne fosse bisogno - l'abilità del personaggio: se non ha studiato
jazz, mi taglio le palle!!!
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In ordine sparso abbiamo anche ascoltato: It's written in the stars-You
do something to me-The Changingman-He's the keeper-Broken stones-Out
of the sinking-Pink on white walls-Woodcutter's son-Foot of the mountain.
Chiedo scusa anticipatamente se ometto o sbaglio qualche brano, ma:
1) Non sono un giornalista musicale. 2) Collaboro con il sito "Radio
Clash" molto volentieri e, se capita, fornisco commenti ai live
act a cui assisto. 3) Non ho preso appunti durante il concerto e il
mio cuore prevaleva sulla fredda analisi!.
Saluti a tutti con "A town called Malice" e viene giù
la Madonna di Fatima in persona! Escono, ma rientrano acclamati a gran
voce e concedono un paio di bis. Prima del rientro, tra l'altro, si
festeggia un compleanno: viene chiamato sul palco - al canto di "tanti
auguri a te" intonato da noi e suonato dal tastierista - il papà-manager
John Weller: un tipo con cui, credo, è meglio non avere a che
dire: pare che in gioventù facesse il pugile! Una testa di capelli
bianchi e tanta vitalità! Chi non vorrebbe avere un papà
così? Ti combina i concerti, organizza tutto e, se ti rompono
le palle, si trasforma in body guard!
Terminati i bis, si accendono le luci e noi, un pelino abbacchiati per
il mancato tris, ci accingiamo ad uscire ma
RIENTRANO! A luci già
accese attaccano "Wild Wood", a sigillare una prestazione
a dir poco maiuscola. Il bassista indossa una giacca della tuta dell'Italia
e a me verrebbe da dirgli che con la divisa della sua Inghilterra starebbe
molto meglio, ma tant'è. Cosa non si fa per accattivarsi le simpatie
di un pubblico (peraltro già dalla tua!).
E' finita, il quintetto saluta con inchino e Paul anche con il pugno
chiuso, ripetutamente, per fare intendere che in certe cose, lui, crede
ancora.
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Qualche tempo fa, ho avuto modo di colloquiare con Billy Bragg (altro
grande, a mio avviso) e gli ho chiesto in merito all'attuale coinvolgimento
di Weller in politica. Billy mi ha detto che i tempi di Red Wedge erano
definitivamente tramontati, ma che non avrebbe mai ringraziato abbastanza
l'ex Jam per il suo impegno passato: sosteneva che la sua figura, così
popolare in Inghilterra, aveva aiutato moltissimo il movimento a crescere.
Il resto è storia
Grazie per la serata, Paul. Sei un grandissimo, non ti sei mai sputtanato
ed hai tirato dritto per la tua mod-line: continua così!
"
And we don't need no one, to tell us what's right and wrong!!!
Ahaaaa, THIS IS THE MODERN WORLD!!!".
Alessandro Zangarini (Radio Brixton)