Chi
non vorrebbe invecchiare come Paul Weller ? Il 44 enne di Woking, il mod-father
leader dei grandi Jam, degli Style Council ed autore di una carriera solistica
di assoluto livello, rappresenta oggi un vero e proprio punto di riferimento
di tutte le band del brit-rock inglese.
A Weller vanno anzitutto riconosciute le grandi capacità compositive,
che lo hanno portato a scrivere una notevole quantità di splendide
canzoni con una impressionante continuità nel tempo.
Al suo essere songwriter d'eccezione, Weller abbina un altrettanto evidente
talento nello sfoggiare un proprio esclusivo look. E' una caratteristica
che lo ha sempre contraddistinto.
Non è da roba da fighetti però. E' solo classe naturale
che emerge senza forzature. E' la sua "attitudine mod " che
non vuole essere in alcun modo contenuta e che deborda interessando la
sua musica, la sua personalità, la sua esistenza.
Dopo
aver vissuto molto intensamente (ed intelligentemente) la sua vita da
rockstar, oggi il buon Paul ci dice, nelle note di "Illumination",
che il suo nuovo disco è dedicato "ai miei figli ed a tutti
i figli di un domani migliore. Pace, amore ed unità è quello
di cui adesso abbiamo bisogno". Smessi i panni dell'impegno politico,
Weller si avvicina ai sentimenti più popolari. E' un processo che
accomuna diversi artisti della sua generazione, e che richiede un minor
egoismo di fondo ed una maggiore apertura verso la gente. Qualcuno ci
prova attraverso la musica, e Weller è uno di questi.
Ne
esce un disco sincero, vitale e diretto dove l'animo combat si mescola
a passaggi più struggenti ed intimi. Niente a che vedere con la
semi-perfezione di "Stanley Road", il suo miglior disco da solista
(1995 - una canzone più bella dell'altra, da avere assolutamente),
ma comunque un buon lavoro balzato inaspettatamente in cima alle classifiche
britanniche (strano, veramente strano, il mercato).
Realizzato, come sempre per le sue ultime fatiche, in assoluta autonomia
suonando diversi strumenti, "Illumination" si avvale anche di
importanti collaborazioni : il sempre presente (dai tempi degli Style
Council) ed ottimo batterista Steve White, Noel Gallagher degli Oasis,
il fido Steve Cradock degli Ocean Color Scene, Kelly Jones degli Stereophonics.
Il sound è ormai quello che conosciamo : un intreccio energico
di pop-rock-soul-R&B con tanti richiami agli anni '70. La voce rimane
ancora calda ed intensa, un vero e proprio marchio depositato. Come si
diceva non tutto "illumina" come dovrebbe, ed a nostro avviso
manca pure il classico pezzo welleriano da incorniciare. Però è
un disco che, se ascoltato con pazienza , rivela diversi brani di pregevole
fattura. E' il caso di "Going Places" pop-soul ballad che apre
il disco, del tenace R&B di denuncia antipolitica "A Bullet for
Everyone" (c'è una pallottola puntata su ognuno di noi, ma
manca la volontà di aiutare chi muore di fame), della calda "Leafy
Mysteries" in bilico fra Smiths ed aperture Who, di "It's Written
in The Stars" l'ottimo singolo giocato su atmosfere elettro-soul,
della deliziosa "Who Brings Joy" vagamente psichedelica che
parla d'amore attraverso la bella scrittura di Weller. Da segnalare anche
il rock-soul "All Good Book" e soprattutto "Call Me No.5"
dove Paul duetta intensamente con la voce di Kelly Jones.
Se
vi accostate per la prima volta ad un artista come Paul Weller probabilmente
non è questo il miglior disco da comprare (ma ve ne sono molti
altri in una carriera di oltre 25 anni) , se invece lo conoscete bene,
ne apprezzerete certamente la rinnovata vitalità e la mai doma
capacità di realizzare cose non banali e destinate a durare nel
tempo. Classiche, per l'appunto.
Mauro Zaccuri
Voto
: 6/7
www.paulweller.com
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