Jam,
ultimi eroi delle tribù mod - di Alberto Campo
Venticinque
anni fa, nel torrido '77, usciva in Inghilterra il primo 45 giri della
band di Paul Weller: "In The City". C'è chi li associò
al punk: in realtà erano l'ultima avanguardia mod, da cui sarebbe
originato il Britpop...
15/4/2002
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Iniziava 25 anni fa, il 15 aprile 1977, la carriera discografica dei
Jam. E fu subito successo: il 45 giri In The City entrò in classifica
al 20° posto e fece del trio il primo gruppo della sua generazione
a esibirsi nell'hit parade televisiva Top Of The Pops. Canzone fresca
e dinamica, benché non straordinaria: della sua parte migliore,
l'imperioso giro armonico di chitarra e basso, si impadronirono senza
chiedere il permesso i Sex Pistols, che vi ricalcarono sopra la loro
Holidays In The Sun. Era il momento caldo del punk a Londra, e per comodità
al fenomeno vennero associati anche i Jam. Che però c'entravano
davvero poco.
Come i fatti si sarebbero incaricati di dimostrare
Paul Weller
- compositore, cantante, chitarrista e principale forza motrice della
band - aveva cominciato a suonare 14enne, nel 1972, infatuato per i
Beatles. Fu però dopo aver ascoltato My Generation degli Who
che scelse a che musica votarsi: il rock'n'roll urbano influenzato dal
rhythm'n'blues che infiammava le tribù mod.
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E
i Jam si presentavano coerentemente abbigliati: ghette bianconere, cravatte
nere, camicie bianche, giacche a tre bottoni. Segni distintivi dell'ambiziosa
sottocultura proletaria immortalata in seguito sul grande schermo da
Quadrophenia. Tutt'altra cosa da giubbotti, spille e acconciature a
cresta dei punk. Due microcosmi inconciliabili. E infatti: l'estemporanea
alleanza coi Clash durò lo spazio di alcuni concerti, la prima
metà del White Riot Tour, dopo di che Weller e i suoi (il bassista
Bruce Foxton e il batterista Rick Buckler, entrambi di tre anni più
vecchi di lui) lasciarono la combriccola sbattendo la porta. Non si
fosse capita l'antifona: "Tutta questa storia di cambiare il mondo
sta diventando una moda, alle prossime elezioni voteremo conservatore",
dichiarò il capobanda al settimanale inglese New Musical Express,
scatenando un putiferio.
Per un po' i Jam pagarono lo scotto di quegli atteggiamenti anticonformisti,
ma una volta eclissatosi il punk fu la loro stella a brillare nel firmamento
del rock britannico. Tra fine anni Settanta e inizio Ottanta, con gli
album Setting Sons e Sound Affects. Giusto il tempo di godersi ancora
il trionfo di The Gift, al primo posto nel maggio 1982: tornato in patria
dopo una vacanza estiva in Italia, Paul Weller annunciò l'imminente
fine dei Jam - un'ultima tournée e l'album - Dig The New Breed
- destinato a documentarla per commiato.
"E'
stato difficile prendere questa decisione", spiegò allora,
"ma più difficile ancora sarebbe stato continuare".
Aveva già in mente la mossa seguente, con Mick Talbot negli Style
Council: pionieri di quel "soul da visi pallidi" di cui percepiamo
l'eco tuttora.
Foxton e Buckler rimasero ai margini, masticando un'amarezza che li
avrebbe poi convinti a fare causa al "capo" per una questione
di royalties. E intanto, gli anni Ottanta ormai alle spalle, Weller
si era divincolato anche dagli Style Council: per potersela giocare
infine da solo e candidarsi al ruolo di "grande vecchio" del
Britpop che poi la storia gli avrebbe legittimamente riconosciuto.
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Stralcio
della biografia dei Jam tratta da un libro di Arcana Editrice del 1987
- Autori :
Alberto Campo ed Alessandro Calovolo
Quando
giunsero a Londra nell'autunno del 1976 per suonare al 100 Club, il
più celebre covo dell'insurrezione punk, provocarono probabilmente
il medesimo shock estetico che dall'altra parte dell'oceano, nella stessa
epoca, provò il popolo punk newyorkese alla vista dei Talking
Heads. Giacche, camicie, calzoni, scarpe ed acconciature in rigoroso
stile mod, il babbo di Weller in veste di manager (consuetudine mantenuta
fino ai giorni nostri) e quello strano vezzo di accordare gli strumenti
prima di suonare!
Le canzoni stesse, una miscela di beat e rhythm'n'blues, mezza via fra
Who e Small Faces, condividevano solamente l'alto tenore energetico
delle frenesie concomitanti; fu questa naturalmente la clausola che
permise ai Jam di scampare al linciaggio e conquistare addirittura una
propria precisa area di pubblico nell'arena gladiatoria del 77 londinese.
Arrivavano dalla provincia, dall'estrema propaggine meridionale dell'hinterland
inglobato nel Greater London : esattamente da un piccolo paese chiamato
Woking.
Qui Weller era nato nel 1958, crescendo allevato dal tradizionale buon
senso della piccola borghesia inglese. Accarezzò ben presto,
appena adolescente, il sogno d'immaginarsi rock-star, spinto dal desiderio
di emulare il suo beniamino di allora : Pete Townshend (chitarrista
degli Who n.d.r)
Nel 1973 vengono formati da Weller i Jam, e nel 1975 arrivano i primi
concerti fuori contea, con la line-up della band ormai consolidata :
Paul Weller - Voce e chitarra, Bruce Foxton - Basso e cori , Rick Buckler
- batteria. I Jam erano pronti per partire alla conquista della capitale.
Fu
Chris Parry, un intraprendente talent-scout della Polydor, lo stesso
che un paio di anni dopo scoprì i Cure, ad accorgersi per primo
delle capacità non comuni del trio : la casa discografica per
cui operava, che si era fatta soffiare tanto i Sex Pistols quanto i
Clash, non esitò a quel punto nel proporre un contratto quinquennale
al gruppo di Paul Weller. I Jam esordirono così discograficamente
nei primi mesi del 1977, con un 45 giri ed un album intitolati ambedue
In The City. Durante l'estate furono aggregati d'ufficio al "White
Riot Tour" per spalleggiare le esibizioni di Clash e Subway Sect
; fu quella la prima occasione in cui Weller intese manifestare pubblicamente
il proprio dissenso dal punk: i Jam infatti abbandonarono la tournèè
dopo alcune date, polemizzando con il pubblico, i promoters ed i gruppi.
Chiuso definitivamente l'argomento punk, occorrevano argomenti nuovi
con i quali allargare la fama del gruppo oltre i confini del fedele
ma ristretto seguito garantito dalla pittoresca tribù mod, che
li aveva frattanto disegnati quali unici eredi degli Who.
Al termine di questo periodo travagliato (un vero fiasco l'esibizione
al Festival di Reading nel 1978), i Jam seppero sfoderare un disco ricco
di qualità come "All Mod Cons" e dimostrarono inequivocabilmente
di aver tratto le migliori conclusioni possibili da quel sofferto ripensamento.
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I
frutti della maturità sbocciarono l'anno dopo : il quarto disco
, senz'altro il più impegnativo tra i loro sul piano dello sforzo
creativo, venne salutato unanimemente come un capolavoro, allargò
l'interesse nei confronti del gruppo e spinse i Jam ai vertici della
popolarità nazionale. Weller da parte sua aveva guadagnato una
rinnovata credibilità nei confronti dei teenagers : il sottofondo
sociale da cui sempre più solidamente erano sorrette le sue canzoni
ne impose le opinioni, a volte semplicistiche per eccesso di schiettezza,
all'attenzione pubblica. Fu proprio in quel periodo infatti che comiciarono
a maturare le convinzioni politiche che presto avrebbero condotto il
leader dei Jam a condividere la causa della sinistra britannica.
Il 1980 fu caratterizzato dagli effetti commerciali della crescente
popolarità : "Going Undreground" fu il loro primo 45
giri capace di insediarsi al vertice delle classifiche inglesi, quasi
emulato, alcuni mesi più tardi, da "Start". Il quinto
album "Sound Affects", non potè ovviamente eguagliare
il prestigio del suo predecessore, attestandosi comunque su uno standard
eccellente.
Che qualcosa si fosse tuttavia incrinato in seno ai Jam lo si comprese
alcuni mesi più tardi : i crescenti segnali di disagio che Weller
esprimeva nelle interviste ed un lungo silenzio discografico interrotto
solamente da un paio di singoli ("Funeral Pyre" ed "Absolute
Beginners") ne furono i sintomi più evidenti.
Nonostante
ciò quell'anno si concluse con i Jam nuovamente in testa alle
classifiche ("A town called Malice") e più che mai
schierati sui territori della politica attiva. Quando esce nel 1982
il nuovo album "The Gift", le voci che pronosticano l'imminente
fine del gruppo si sono però moltiplicate in modo esponenziale
ed i due ultimi 45 giri vengono così pubblicati in un clima pressoché
commemorativo.
Giunse infine l'annuncio ufficiale a precedere il tour di commiato,
che si sarebbe concluso con cinque date alla Wembley Arena di Londra.
Weller volle chiarire subito che non rompeva con il gruppo, ma con l'intero
firmamento del rock. A cose fatte, quali utili compendi per documentare
in modo sintetico l'attività del trio, uscirono "Dig The
New Breed" (contenente registrazioni dal vivo) e la doppia antologia
"Snap".
Discografia :
1977 - "In the city"
1977 - "This is the modern world"
1978 - "All mod cons"
1979 - "Settin sons"
1980 - "Sound affects"
1982 - "The gift"
1982 - "Dig the new breed" (Live)
1983 - "Snap!" (Antologia)
Sul web: www.thejam.org