Sembra
l'altro ieri, e invece sono trascorsi circa 25 anni da quando Mark Perry
si sporcava le mani di toner fotocopiando il primo numero della leggendaria
Sniffin Glue. Del resto, è ormai da oltre un lustro che il fenomeno
delle (fan)zine autoprodotte, letteralmente esploso nella sua veste
cartacea negli anni '80, ha preso nuova stabile dimora nel web internettiano.
Oggi, fanze elettroniche di ogni genere e lingua possono essere raggiunte
con un clic del mouse, ma esistono anche riviste indipendenti su carta
capaci di arrivare a tirature mai viste, come nel caso dell'organo di
informazione dei Beastie Boys, la patinata Grand Royal, di cui è
allo studio una lussuosa antologia. Ce n'è abbastanza per invogliarci
a ripercorrere in sintesi la storia dell'editoria fai-da-te, dalle prime
grezze pubblicazioni ciclostilate alle più sofisticate web-zine
interattive.
In
principo era il fan
L'editoria è da tempo in crisi, eppure non si sono mai viste
edicole tanto congestionate da centinaia di periodici per ogni gusto
ed interesse. In campo musicale poi, è una vera baruffa di testate
per ogni trend immaginabile, dai teen idols al metal satanico. Una bella
pluralità di voci, verrebbe da pensare. Peccato però che
queste riviste si assomiglino tutte : stesse facce in copertina, stesse
interviste, stesse recensioni, stesse opinioni, stessa pubblicità,
stesso linguaggio pseudo-giovanilista, stesso approccio piattamente
consumistico (compra-ascolta-crepa). Qualche eccezione a cercare bene
la si trova sempre, è vero, ma al lettore frastornato da smorfie
truci di pluritatuati ed espressioni intense di divi indie-pop può
venir fatto di chiedersi : possibile che non ci sia un modo diverso
di occuparsi di musica? Finchè un bel giorno quel lettore insoddisfatto
decide di prendere il toro per le corna e di fondare una rivistina a
propria immagine e somiglianza, libero di scrivere per un pubblico di
pochi ma buoni tutto quello che gli frutta in testa di bizzarro, splendido
o velenoso (e niente pubblicità, please!).
Non
è un fatto nuovo. In passato è accaduto spesso, in ambiti
e situazioni diverse, che la stampa mainstream non riuscisse a comprendere
i bisogni del pubblico o ad adattarsi a nuovi linguaggi e contenuti,
stimolando inconsapevolmente la nascita di fogli di controinformazione.
Nei tardi anni '50 circolavano negli USA i chapbooks degli scrittori
Beat, raccolte autoprodotte di poesie, saggi e molto altro, un fertile
terreno di coltura per idee e stili di vita che troveranno da lì
a pochi anni piena espressione sulle pagine della cosiddetta underground
press. Poi arriveranno "le voci degli hippies", un multiforme
agglomerato di testate dai più diversi formati e con tirature
anche ragguardevoli (fra le più note : Los Angeles Free Press,
San Francisco Oracle, The Berkeley Barb
) che supportavano il Movement
della controcultura internazionale, introducendo nuove tecniche "lisergiche"
di stampa multicolore e nuovi stili di impaginazione. E' in questo periodo
che si forma il giornalismo rock per come lo conosciamo ora, sulle pagine
di riviste quali Rolling Stonane, nata in origine come foglio alternativo.
Now
I just wanna sniff some glue
.
Così cantava nel 1976 il compianto Joey in un brano del primo
LP dei Ramones, un disco che ha scoperchiato più di un cervello.
Ed è proprio un concerto londinese dei Ramones ad impressionare
un giovane impiegato di banca, tal Mark Perry, al punto da fargli venir
voglia di controbattere le miopi critiche rivolte al quartetto newyorkese
dalla stampa britannica. A tal scopo, Perry si inventa seduta stante,
con forbici e colla, una sua rivista : titoli abbozzati a pennarello,
scure foto rubate qua e là, testi battuti freneticamente su una
macchina da scrivere giocattolo, con le correzioni ben visibili. Un'estetica
trash che farà scuola. Fotocopiata e distribuita a mano in pochi
negozi della capitale, Sniffin'Glue offre spazio ai principali esponenti
della nascente scena punk. E' l'equivalente giornalistico della filosofia
Do-It-Yourself della nuova onda : più che evitare gli errori
grammaticali, conta saper descrivere dall'interno, con totale partecipazione,
la rivoluzione musicale in atto. Il successo della pubblicazione, a
cui Perry chiama presto a collaborare Danny Baker e altri amici, è
tale che in poco più di un anno la tiratura passa da una manciata
di copie a oltre 20.000 unità. Nel frattempo, Mark si è
licenziato dal lavoro per diventare egli stesso una punk personalità
a tempo pieno, commentatore e discografico (fonda la Step Forward con
Miles Copeland) oltre che musicista in proprio. L'ultimo numero della
fanzine , nell'agosto 77, contiene il flexi disc di esordio dei suoi
Alternative TV, un gruppo tuttora in attività pur tra alterne
vicissitudini e lunghi periodi di oscuramento. Sulla scia di Sniffin'Glue
, nei tardi anni 70 si moltiplicano in tutto il mondo le testate autoprodotte,
musicali e no, nessuna in grado però di eguagliarne la fama (da
citare sicuramente la punk-zine americana Search & Destroy.
Zines
Revolution
Quello che Mark Perry certo non poteva immaginare dando vita alla sua
rivistina, era di candidarsi al ruolo di padre fondatore di un fenomeno
che avrebbe assunto nel corso degli anni '80, ovvero in concomitanza
con il diffondersi del PC , proporzioni imponenti a scala planetaria.
Perso per strada il prefisso fan, le zine della nuova tecnologia desktop
sono molto più professionali nell'aspetto ed abbracciano ogni
genere di argomento, con occhio di riguardo per i temi più bizzarri
e scabrosi : si fanno notare testate del nuovo femminismo, riviste che
aggiornano le problematiche dei vecchi fogli controculturali, pubblicazioni
estreme, zine musicali per ogni inclinazione. Anche l'Italia, pur non
disponendo di canali di distribuzione specifici o di un efficiente circuito
di fumetterie e librerie specializzate, ha avuto la sua buona dose di
zine, convegni e mostre mercato dell'editoria sotterranea, da quelle
organizzate dall'Arcinova di Pordenone, fino agli attuali appuntamenti
dell'Happening Internazionale Underground. I primi anni 90 vedono l'uscita
in rapida successione di una serie di libri dedicate alle zine: antologie
di scritti, saggi teorici, manuali per aspiranti fanzinari, guide ragionate
e via dicendo. I primi titoli conoscono un discreto successo, come "The
World Zines" ed i due volumi di interviste "Zines!",
ma le successive produzioni fanno solo buchi nell'acqua. Si paga lo
scotto di contenuti alla lunga ripetitivi. I lettori più smaliziati
hanno del resto capito che non è necessario impazzire inviando
soldi in busta a destra e manca per tenersi al passo con gli eventi,
dato che le migliori zine finiscono per produrre antologie in volume,
più curate e più facili da trovare in libreria. Calano
così le tirature, falliscono i distributori. Ma una rete di protezione
è già pronta per i tanti microeditori in aria di smobilitazione,
una rete in grado di realizzare il sogno di qualsiasi fanzinaro : una
pubblicazione a costo quasi zero, potenzialmente in grado di raggiungere
ogni angolo del pianeta.
Evoluzione
digitale : Micro-zines vs Mega-zines
Le prime esperienze di fanzine elettroniche sono semplici file di testo
distribuiti via e-mail. E' solo con l'arrivo della possibilità
di gestire riviste personali sul più raffinato schermo del World
Wide Web che le web-zine hanno cominciato a moltiplicarsi a dismisura.
In rete, tutte le riviste sono all'apparenza uguali, ma non è
difficile comprendere dal tipo di contenuti, dalla quantità di
banner pubblicitari e carrelli per la spesa, se ci troviamo di fronte
ad una piccola pubblicazione motivata dalla passione o ad una iniziativa
commerciale. Dopo una prima fase pionieristica, trainata dall'esempio
di HotWired, alcune riviste elettroniche mainstream si sono affermate
al punto da generare imitazioni e parodie. Ogni rivista tradizionale
ha il suo sito web. La situazione sembrerebbe ideale. Chiunque ne abbia
tempo e voglia può creare, con poca spesa ed elementari nozioni
di informatica, la propria e-zine. Il grosso problema è però
che, svanita l'euforia libertaria dei pionieri ed arrivate in massa
le carovane delle-commerce, la nuova frontiera elettronica ha finito
con l'assomigliare molto da vicino all'edicola di cui si diceva all'inizio
: ci sono ormai troppe riviste e si assomigliano un po' tutte. E' dunque
molto più facile identificare in edicola le pubblicazioni migliori,
che non capitare in quei siti in cui val la pena tornare più
volte.
Nella babele di e-zine, divenuta impossibile una ragionata cernita personale,
l'unica alternativa rimane quella di affidarsi comunque al giudizio
altrui, alle segnalazioni dell'amata-odiata stampa cartacea, ai pochi
nomi consolidati (come Addicted To Noise) di cui abbiamo letto o sentito
parlare.
Esistono in effetti alcuni siti per aiutare nella ricerca delle e-zine,
tipo :
http://www.supersphere.com/Zinetropa
http://www.zinebook.com
ma sempre più ardua appare la ricerca di quelle pagine infiammate
e rivelatrici in grado di cambiarci la vita.
Se lo schema evolutivo delle e-zine dovesse replicare l'esplosione/implosione
delle zine su carta, sarebbe facile pronosticare un prossimo collasso,
ma avendo azzerato i costi di stampa e distribuzione, è più
probabile che a fare le spese della saturazione del web siano le imprese
più grandi ed onerose, qualora venissero a scarseggiare gli introiti
pubblicitari. Le piccole e-zine, create da una o poche persone, resisteranno
fintanto che i loro autori non avranno esaurito slancio e motivazione.
Un campo in cui la motivazione ( e la fame di dischi promozionali) non
verrà mai a mancare è proprio quello delle zine musicali.
Non c'è band o musicista di un qualche rilievo, che non sia stato
oggetto di una fanzine specifica, che a produrla sia un fan club foraggiato
dalle case discografiche o un esperto di chiara ed inappuntabile fama.
Tutto cambia nell'universo delle zine, dunque, ma anche tutto come prima
: da un alto un pianeta semisommerso di progetti espressione di una
spontanea cultura del dissenso, nascosti dietro effimeri numeri di caselle
postali o nelle pieghe del cyberspazio ; dall'altro riviste elettroniche
e cartacee ben inserite in una logica produttiva imprenditoriale, alla
ricerca del successo. Mosche bianche i casi di intelligente mediazione
fra le due posizioni. A ciascuno le proprie buone (o cattive) letture.