SNIFFIN' BITS - DALLA FANZINE ALLA E-ZINE
Storie di Forbici, (taglia-e-in) colla & R'n'R
Ampi stralci da un articolo tratto dal mensile di musica Rumore del Luglio 2001

Sembra l'altro ieri, e invece sono trascorsi circa 25 anni da quando Mark Perry si sporcava le mani di toner fotocopiando il primo numero della leggendaria Sniffin Glue. Del resto, è ormai da oltre un lustro che il fenomeno delle (fan)zine autoprodotte, letteralmente esploso nella sua veste cartacea negli anni '80, ha preso nuova stabile dimora nel web internettiano. Oggi, fanze elettroniche di ogni genere e lingua possono essere raggiunte con un clic del mouse, ma esistono anche riviste indipendenti su carta capaci di arrivare a tirature mai viste, come nel caso dell'organo di informazione dei Beastie Boys, la patinata Grand Royal, di cui è allo studio una lussuosa antologia. Ce n'è abbastanza per invogliarci a ripercorrere in sintesi la storia dell'editoria fai-da-te, dalle prime
grezze pubblicazioni ciclostilate alle più sofisticate web-zine interattive.

In principo era il fan
L'editoria è da tempo in crisi, eppure non si sono mai viste edicole tanto congestionate da centinaia di periodici per ogni gusto ed interesse. In campo musicale poi, è una vera baruffa di testate per ogni trend immaginabile, dai teen idols al metal satanico. Una bella pluralità di voci, verrebbe da pensare. Peccato però che queste riviste si assomiglino tutte : stesse facce in copertina, stesse interviste, stesse recensioni, stesse opinioni, stessa pubblicità, stesso linguaggio pseudo-giovanilista, stesso approccio piattamente consumistico (compra-ascolta-crepa). Qualche eccezione a cercare bene la si trova sempre, è vero, ma al lettore frastornato da smorfie truci di pluritatuati ed espressioni intense di divi indie-pop può venir fatto di chiedersi : possibile che non ci sia un modo diverso di occuparsi di musica? Finchè un bel giorno quel lettore insoddisfatto decide di prendere il toro per le corna e di fondare una rivistina a propria immagine e somiglianza, libero di scrivere per un pubblico di pochi ma buoni tutto quello che gli frutta in testa di bizzarro, splendido o velenoso (e niente pubblicità, please!).

Non è un fatto nuovo. In passato è accaduto spesso, in ambiti e situazioni diverse, che la stampa mainstream non riuscisse a comprendere i bisogni del pubblico o ad adattarsi a nuovi linguaggi e contenuti, stimolando inconsapevolmente la nascita di fogli di controinformazione. Nei tardi anni '50 circolavano negli USA i chapbooks degli scrittori Beat, raccolte autoprodotte di poesie, saggi e molto altro, un fertile terreno di coltura per idee e stili di vita che troveranno da lì a pochi anni piena espressione sulle pagine della cosiddetta underground press. Poi arriveranno "le voci degli hippies", un multiforme agglomerato di testate dai più diversi formati e con tirature anche ragguardevoli (fra le più note : Los Angeles Free Press, San Francisco Oracle, The Berkeley Barb…) che supportavano il Movement della controcultura internazionale, introducendo nuove tecniche "lisergiche" di stampa multicolore e nuovi stili di impaginazione. E' in questo periodo che si forma il giornalismo rock per come lo conosciamo ora, sulle pagine di riviste quali Rolling Stonane, nata in origine come foglio alternativo.


Now I just wanna sniff some glue….
Così cantava nel 1976 il compianto Joey in un brano del primo LP dei Ramones, un disco che ha scoperchiato più di un cervello. Ed è proprio un concerto londinese dei Ramones ad impressionare un giovane impiegato di banca, tal Mark Perry, al punto da fargli venir voglia di controbattere le miopi critiche rivolte al quartetto newyorkese dalla stampa britannica. A tal scopo, Perry si inventa seduta stante, con forbici e colla, una sua rivista : titoli abbozzati a pennarello, scure foto rubate qua e là, testi battuti freneticamente su una macchina da scrivere giocattolo, con le correzioni ben visibili. Un'estetica trash che farà scuola. Fotocopiata e distribuita a mano in pochi negozi della capitale, Sniffin'Glue offre spazio ai principali esponenti della nascente scena punk. E' l'equivalente giornalistico della filosofia Do-It-Yourself della nuova onda : più che evitare gli errori grammaticali, conta saper descrivere dall'interno, con totale partecipazione, la rivoluzione musicale in atto. Il successo della pubblicazione, a cui Perry chiama presto a collaborare Danny Baker e altri amici, è tale che in poco più di un anno la tiratura passa da una manciata di copie a oltre 20.000 unità. Nel frattempo, Mark si è licenziato dal lavoro per diventare egli stesso una punk personalità a tempo pieno, commentatore e discografico (fonda la Step Forward con Miles Copeland) oltre che musicista in proprio. L'ultimo numero della fanzine , nell'agosto 77, contiene il flexi disc di esordio dei suoi Alternative TV, un gruppo tuttora in attività pur tra alterne vicissitudini e lunghi periodi di oscuramento. Sulla scia di Sniffin'Glue , nei tardi anni 70 si moltiplicano in tutto il mondo le testate autoprodotte, musicali e no, nessuna in grado però di eguagliarne la fama (da citare sicuramente la punk-zine americana Search & Destroy.

Zines Revolution
Quello che Mark Perry certo non poteva immaginare dando vita alla sua rivistina, era di candidarsi al ruolo di padre fondatore di un fenomeno che avrebbe assunto nel corso degli anni '80, ovvero in concomitanza con il diffondersi del PC , proporzioni imponenti a scala planetaria. Perso per strada il prefisso fan, le zine della nuova tecnologia desktop sono molto più professionali nell'aspetto ed abbracciano ogni genere di argomento, con occhio di riguardo per i temi più bizzarri e scabrosi : si fanno notare testate del nuovo femminismo, riviste che aggiornano le problematiche dei vecchi fogli controculturali, pubblicazioni estreme, zine musicali per ogni inclinazione. Anche l'Italia, pur non disponendo di canali di distribuzione specifici o di un efficiente circuito di fumetterie e librerie specializzate, ha avuto la sua buona dose di zine, convegni e mostre mercato dell'editoria sotterranea, da quelle organizzate dall'Arcinova di Pordenone, fino agli attuali appuntamenti dell'Happening Internazionale Underground. I primi anni 90 vedono l'uscita in rapida successione di una serie di libri dedicate alle zine: antologie di scritti, saggi teorici, manuali per aspiranti fanzinari, guide ragionate e via dicendo. I primi titoli conoscono un discreto successo, come "The World Zines" ed i due volumi di interviste "Zines!", ma le successive produzioni fanno solo buchi nell'acqua. Si paga lo scotto di contenuti alla lunga ripetitivi. I lettori più smaliziati hanno del resto capito che non è necessario impazzire inviando soldi in busta a destra e manca per tenersi al passo con gli eventi, dato che le migliori zine finiscono per produrre antologie in volume, più curate e più facili da trovare in libreria. Calano così le tirature, falliscono i distributori. Ma una rete di protezione è già pronta per i tanti microeditori in aria di smobilitazione, una rete in grado di realizzare il sogno di qualsiasi fanzinaro : una pubblicazione a costo quasi zero, potenzialmente in grado di raggiungere ogni angolo del pianeta.


Evoluzione digitale : Micro-zines vs Mega-zines
Le prime esperienze di fanzine elettroniche sono semplici file di testo distribuiti via e-mail. E' solo con l'arrivo della possibilità di gestire riviste personali sul più raffinato schermo del World Wide Web che le web-zine hanno cominciato a moltiplicarsi a dismisura. In rete, tutte le riviste sono all'apparenza uguali, ma non è difficile comprendere dal tipo di contenuti, dalla quantità di banner pubblicitari e carrelli per la spesa, se ci troviamo di fronte ad una piccola pubblicazione motivata dalla passione o ad una iniziativa commerciale. Dopo una prima fase pionieristica, trainata dall'esempio di HotWired, alcune riviste elettroniche mainstream si sono affermate al punto da generare imitazioni e parodie. Ogni rivista tradizionale ha il suo sito web. La situazione sembrerebbe ideale. Chiunque ne abbia tempo e voglia può creare, con poca spesa ed elementari nozioni di informatica, la propria e-zine. Il grosso problema è però che, svanita l'euforia libertaria dei pionieri ed arrivate in massa le carovane delle-commerce, la nuova frontiera elettronica ha finito con l'assomigliare molto da vicino all'edicola di cui si diceva all'inizio : ci sono ormai troppe riviste e si assomigliano un po' tutte. E' dunque molto più facile identificare in edicola le pubblicazioni migliori, che non capitare in quei siti in cui val la pena tornare più volte.

Nella babele di e-zine, divenuta impossibile una ragionata cernita personale, l'unica alternativa rimane quella di affidarsi comunque al giudizio altrui, alle segnalazioni dell'amata-odiata stampa cartacea, ai pochi nomi consolidati (come Addicted To Noise) di cui abbiamo letto o sentito parlare.

Esistono in effetti alcuni siti per aiutare nella ricerca delle e-zine, tipo :
http://www.supersphere.com/Zinetropa
http://www.zinebook.com
ma sempre più ardua appare la ricerca di quelle pagine infiammate e rivelatrici in grado di cambiarci la vita.

Se lo schema evolutivo delle e-zine dovesse replicare l'esplosione/implosione delle zine su carta, sarebbe facile pronosticare un prossimo collasso, ma avendo azzerato i costi di stampa e distribuzione, è più probabile che a fare le spese della saturazione del web siano le imprese più grandi ed onerose, qualora venissero a scarseggiare gli introiti pubblicitari. Le piccole e-zine, create da una o poche persone, resisteranno fintanto che i loro autori non avranno esaurito slancio e motivazione. Un campo in cui la motivazione ( e la fame di dischi promozionali) non verrà mai a mancare è proprio quello delle zine musicali. Non c'è band o musicista di un qualche rilievo, che non sia stato oggetto di una fanzine specifica, che a produrla sia un fan club foraggiato dalle case discografiche o un esperto di chiara ed inappuntabile fama.

Tutto cambia nell'universo delle zine, dunque, ma anche tutto come prima : da un alto un pianeta semisommerso di progetti espressione di una spontanea cultura del dissenso, nascosti dietro effimeri numeri di caselle postali o nelle pieghe del cyberspazio ; dall'altro riviste elettroniche e cartacee ben inserite in una logica produttiva imprenditoriale, alla ricerca del successo. Mosche bianche i casi di intelligente mediazione fra le due posizioni. A ciascuno le proprie buone (o cattive) letture.