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Coraggio e Speranza. Sono questi i materiali di cui ho bisogno e che
di solito uso per scrivere una canzone. Sono i mezzi ma anche il fine,
entrambi indispensabili: Coraggio e Speranza. Dove costruire? Dove edificare?
Là, non qui, altrove. Sul terreno comune, condiviso, sulla Terra
del Noi. Nel momento in cui costruisco non so chi abiterà
poi quella canzone, lo posso soltanto immaginare. Non so chi si affaccerà
da quella finestra per vedere unalba o un tramonto, chi userà
quel bagno, chi si riparerà dal freddo e dalla pioggia sotto
quel tetto. È così. Magari un giorno, passando da lì,
dove una volta cera il mio cantiere, mi fermerò sul ciglio
della strada e guarderò da lontano con occhio discreto gli abitanti
della mia canzone e magari mi sentirò felice e orgoglioso.
Poi via, di nuovo sulla strada. Scusate la metafora, ma
la mia famiglia dorigine è una famiglia di muratori. Non
solo, ma mio padre per più di cinquantanni ha costruito
decine e decine di case insieme a suo fratello Luigi, così come
io ho scritto un centinaio di canzoni sempre con mio fratello Sandro.
Tradizioni di famiglia.
Coraggio
e Speranza. Sono questi i doni che abbiamo ricevuto, il tesoro nascosto,
la ricchezza vera che abbiamo riportato a casa. Sono ormai ventanni
che solchiamo il paese in su e in giù e ovunque, in ogni posto
dove ci siamo fermati, qualcuno ha aperto la porta del la sua casa al
nostro passaggio, ci ha dato un posto alla sua tavola, molte volte un
letto, ci ha presentati con orgoglio ai suoi figli, ci ha fatto sentire
parte, appartenenti, condividendo con noi ciò che
a lui era ed è più caro. Poi ci ha svelato le sue storie
passate e presenti, le sue difficoltà, i suoi propositi. Così
è stato, così è e così sarà. Essere
parte, appartenere: questo è ciò che cercavamo ed è
ciò che abbiamo trovato. E questo vale più di qualsiasi
altra cosa. Uomini fra gli uomini.Questa è cultura e tutto ciò
che da qui nasce e fiorisce non può non essere che la nostra,
la mia cultura. Non merce, ma cultura.
E
da qui, da questo luogo reale e ideale, cerco con mio fratello e la
più grande banda del mondo di far nascere e rinascere unaltra
canzone. La mia canzone; per avere il mio posto a tavola, dove poter
dividere il pane e il vino, per avere parte, poiché la mia è
canzone di parte, partigiana, a volte di lotta, sempre politica. Perché
tutte le canzoni hanno una valenza politica, anche quelle di Ramazzotti
o degli Afterhours, che ne siano o meno consapevoli gli autori. E la
mia canzone, poiché nasce da qui, qui tende a tornare, magari
nuova, altra, e qui e soltanto qui ha lo scopo e la funzione
di essere riconosciuta poiché è riconoscente. È
questo il mio modo per sentirmi utile, per dire grazie, anzi grrrrazzzzieee!
La mia canzone non può essere cantata ovunque e non può
essere cantata per tutti e da tutti, poiché è proprio
il suo carattere partigiano che non la fa universale ma la rende eterna.
È una canzone che muove da una cultura subalterna e quindi destinata
a una continua emancipazione e da questo destino e desiderio di egemonia
restituisce forza al Sogno. Ecco ciò che la rende immortale.
Diceva Guthrie: la musica popolare è grande se il movimento
operaio è grande.
Condivido. Ecco allora perché una canzone deve saper attraversare
molte stagioni, deve saper resistere a quelle cattive e deve saper godere
di quelle buone. Sarà il tempo a decidere di lei, a farla diventare
non una ma la canzone. Ma a farla saranno gli uomini, senza tempo. E
se volessimo sporgerci un attimo dal burrone del tempo ci accorgeremmo
che sono le canzoni a fare gli autori e non viceversa. Poiché
so lo alcune canzoni ci fanno crescere, maturare, riescono a rivelare
quella parte di noi che ci appartiene e solo con quella potremo avanzare,
muovere oltre e trovare posto qui nel Paradiso chiamato Terra. Coraggio
e Speranza e... Fede; cosaltro ancora? Profezia, Visione e Profezia.
La mia canzone è scritta non in tempi buoni, i miei non sono
giorni in cui il movimento operaio è grande, a me
sono toccati questi tempi. A me non tocca scrivere e cantare le stesse
canzoni già scritte da Woody Guthrie o da Pete Seeger, da Bob
Marley o da Joe Strummer, da Billy Bragg o da Giovanna Daffini... a
me è toccato scrivere in tempi di sconfitta, ma non per questo
ho rinunciato allAvanzata. Non ho accettato la resa né
la ritirata, e la mia non è canzone di trincea né di veglia
né di cambio della guardia. Questa avanzata lenta in territori
paludosi ha fatto una canzone buona da cantare, in pochi, a volte sottovoce,
e questo carattere resistente le ha dato identità di canzone
di lotta. Pronta e sveglia, agile e leggera, adatta alla guerriglia,
alla casa per casa. Non utile alla linea ma alla strategia che si reinventa
giorno dopo giorno, momento dopo momento, canzone per la Barricata.Bandito
senza tempo, questa è la mia canzone. Lho scoperto
molti anni dopo averla scritta e incisa. Una canzone che ormai dopo
più di dieci anni rappresenta per i Gang la traccia più
forte, il solco più profondo nel terreno più fertile.
Ebbene, ho riflettuto molto su questa canzone e sul perché questa
e non altre fosse la canzone più corale, più di
lotta, più Gang.
Di Bandito senza tempo, scritta in poco più di dieci
minuti, ho ascoltato nel corso degli anni centinaia e centinaia di interpretazioni
e mai una è stata uguale allaltra. Limmaginario da
cui parte, che ne è fonte ispiratrice e che contribuisce a creare
individualmente, è diverso eppure fa sentire insieme, uniti,
identici, autentici,Noi.Anchio, dopo averne sentite
tante di interpretazioni, dopo averla cantata centinaia di volte, ne
ho perso il significato, la mia pretesa, il mio senso. La canzone si
è liberata anche del suo autore, è di tutti e di nessuno.
È questa la mia canzone, quella che sa dare Profezia nel tono,
nello sporgersi dal burrone del tempo, nella sua richiesta continua
di un senso nuovo. Sa annunciare lorizzonte e più in là
e nello stesso tempo racconta la strada già fatta. Visione e
Profezia. Forse sono questi gli elementi che caratterizzano di più
il mio, il nostro modo di scrivere canzoni di lotta e che le fa autentiche,
adatte allavanzata lenta, al passo nel fango e al sudore dellanima.
La canzone che aspetto deve saper scartare di lato, deve avere la linea
della cometa, il passo del cavallo nel gioco degli scacchi.
Questo fa di lei arte: la rivelazione; deve saper rivelare al suo autore
prima di tutti cose che lui stesso ancora non sa. Un disco
di canzoni del genere? Certo, John Wesley Harding di Bob
Dylan, il fuorilegge come Messia: riascoltatelo se vi capita,
ci capiremo meglio. Lì più che altrove viene secondo me
sfiorata una verità che sottintende tutte le altre, che ogni
concetto è concepito nella sua ironia, che la consapevolezza
è illuminazione. In esso cè il rifiuto di ogni classificazione.
Ecco quindi la canzone di lotta che diventa solo canzone,
così come SantAgostino nelle Confessioni: Cosè
che brilla di gioia attraverso di me e colpisce il mio cuore senza ferirlo?
Sono insieme una fiamma e un brivido. Una fiamma verso quanto è
più dissimile, un brivido verso ciò che mi somiglia.
Coraggio e Speranza, Fede, Visione e Profezia. E poi? Lopera,
se si è operai... Lidea generale dellopera sono le
linee, quindi la sua espressione. Il primo colpo docchio, o meglio
dorecchio, la canzone nel suo insieme, la sua anima. Poi gli ornamenti,
lo stile per i suoi pensieri, le sue intenzioni, il messaggio.
Il Tema è ciò che commuove, con la sua modulazione timbrica
tragico sentimentale e le figure enigmatiche che dicono tutto e niente
la cui incomprensione chiede una domanda di senso: la voce e il Testo.
E poi la prospettiva: tutto al suo posto, al posto giusto, poiché
è tanto grande limportanza del posto che ne cambia completamente
lespressione. A tutto una mano di Tempo, il grande distruttore
e il grande maestro. Dopo questa ricetta, servitevi pure, da soli o
in compagnia.
Marino
Severini