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Ho scoperto i Ratoblanco grazie ad internet circa 9 mesi fa ed ho iniziato a frequentare il loro sito,attirato dallidea di un gruppo toscano con i Clash nel cuore e nella testa(sicuramente avrete letto su queste pagine la recensione del tributo a Joe realizzato al Sonar).Tra me e loro è iniziato uno scambio di mail e mi sono sembrate subito persone in gamba. I
Ratoblanco sono un gruppo di Colle Val dElsa (Siena) che ha iniziato
a muovere i primi passi nel circuito underground toscano allinizio
degli anni 90,con la stella (rossa) dei Clash ad illuminare il
cammino.Dopo qualche anno di concerti nei centri sociali arriva il momento
del debutto:lomonimo Ratoblanco(Helter Skelter,1995),prodotto
da Kaba Cavazzuti, è un buon disco che mischia con disinvoltura
reggae,ska,punk e tanto rocknroll e vede la partecipazione
in due brani di Marino e Sandro Severini dei Gang,che da punti di riferimento
principali diventano compagni di interminabili jam sessions,nonché
ottimi amici. Impegni di lavoro impediscono però alla band di portare avanti il progetto Ratoblanco e il gruppo collassa,salvo poi riproporsi nel corso della seconda metà dei 90 con il nome Riff Raff.Abbandonato infine anche questultimo progetto,unoccasionale reunion dei Ratoblanco nel 2000 conferisce ai ragazzi nuovi stimoli e voglia di tornare sulla scena:si apre così un nuovo capitolo segnato da un intensa attività concertistica. Li ho visti per la prima volta il 21 febbraio scorso al Samia di Fornacette (PI) e mi hanno fatto unottima impressione,anche se il luogo strideva un po con la proposta musicale della band.Il Totem al contrario mi sembra adattarsi maggiormente al loro stile,soprattutto perché è frequentato da teste in grado di apprezzarla.Inoltre è il locale ideale nella provincia di Pisa per ascoltare buona musica e ospita frequentemente sul palco i migliori nomi della scena alternativa nazionale (la sera precedente è stata la volta dei Diaframma,band storica della new wave fiorentina). A
mezzanotte il gruppo è schierato: Marco Pisaneschi si siede alla
batteria,Alessandro Tanini imbraccia la sua Les Paul,Davide di Santo
impugna il basso,Jonathan Caradonna si sistema dietro alle tastiere
e Marco Mezzetti prende posto al centro del palco sfoggiando una bella
maglietta dei Clash. Si parte con la tostissima Ratoblanco, coacervo di reggae, rock duro e atmosfere morriconiane. La band mi sembra in gran forma:tengono molto bene il palco e si vede chiaramente che sono a loro agio e hanno tutta lintenzione di dare il massimo.Il Totem purtroppo è ancora semivuoto e il pubblico un po freddino,ma col passare dei minuti il locale si riempe di bella gente,che verrà coinvolta pian piano dal calore della serata.Seguono alcune canzoni che faranno parte del nuovo album attualmente in fase di lavorazione:mi preme segnalare soprattutto la dolcissima Luna Piena,gran bel pezzo.Dopodiché Marco Mezzetti inizia a cantare Stagger Lee meet Billy and they got down to gambling... e ci regala un fedele versione di Wrongem Boyo,con il batterista Marco Pisaneschi in evidenza nei cori.Lo ska invade dunque la sala,e, come avrete capito,da qui in avanti il concerto entra nel vivo. Mischiati ai nuovi,e,a mio avviso,interessanti brani ripropongono i vecchi pezzi tratti dal loro omonimo e ormai introvabile album (è possibile però scaricarsi gli mp3 dal sito www.ratoblanco.com): ecco allora Viva il Popolo del Sud del Mondo, Il Padre,Il Figlio e Lo Spirito Santo, Milano 2. Canzoni memori della lezione dei Clash e dei Mano Negra che con la loro miscela irresistibile di ska e punk coinvolgono totalmente i ragazzi sotto il palco.I testi alternano rabbia e ironia,spostandosi con facilità dalle oscenità politiche nazionali alla realtà della periferia toscana.Merita una nota a parte Zone di Polizia; questa è una vecchia canzone che abbiamo scritto contro il governo U.S.A. dice Marco e parte da solo accompagnandosi con la chitarra nellesecuzione di un brano splendido,forse il migliore di tutto il loro repertorio:cartoline dalla Grande Mela/che beve coca-cola e cocaina/chi ha ucciso Nuvola Rossa/oggi fa la guerra in Palestina. Il gruppo si muove bene,in particolare Marco Pisaneschi,potente e preciso nel suonare la batteria e perfetto nei cori, Alessandro Tanini,fondamentale col suo lavoro chitarristico, e Marco Mezzetti, bravissimo nel suo ruolo di frontman (del resto con un maestro come Joe Strummer avrebbe potuto essere altrimenti?). Con il pubblico ormai dalla loro arriva doveroso e puntale il piccolo tributo a Joe:questa la dedichiamo a Fabio che abbiamo conosciuto stasera e che ha visto i Clash a Firenze nel 1981:My daddy was a Bankrobber e lemozione,almeno per il sottoscritto,tocca livelli altissimi.Dopo una Bankrobber cantata veramente con il cuore in mano il terreno è pronto:Marco chiama un amico sul palco per cantare (urlare?) insieme White Riot, e lemozione accumulata si insinua per tre minuti tra il ritmo serratissimo di chitarra e batteria per esplodere nel locale in tutta la sua forza trascinatrice.Niente tristezza o malinconia,solo la gioia di condividere la commozione per il ricordo di un caro amico con le parole di una canzone che ha incendiato più di una generazione e che ancora oggi continua a far male,soprattutto di questi tempi. Il concerto purtroppo si chiude (splendidamente) qui,dopo poco più di unora,per fare spazio al dj set del Totem.E a me non resta che dare un consiglio a tutti i clashiani dellItalia centrale:fate un giro sul sito dei Ratoblanco e controllate se cè in programma qualche concerto dalle vostre parti,passerete senzaltro una bella serata,perché questa è la nostra gente.
Paolo Falossi |
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