RANCID
"INDESTRUCTIBLE"
(Hellcat Records - Agosto 2003)


Questo, signori miei, è un gran bel disco! A chi non si è ancora ripreso dal furore (per usare un eufemismo) punk di "Rancid", il quale aveva comunque canzoni degne di nota - vedi "Radio Havana" - i californiani servono un bel piatto, ricco delle sonorità che noi clashiani preferiamo: punk+reggae+ska= dinamite!
I Rancid visti all'Independent hanno fornito una buona prova anche senza le tastiere di Vic Ruggiero Slackers) , presenti in quasi tutto questo doppio album. Certo è che il suono di queste tastiere dà alle loro canzoni quel tocco di melodia in più, tanto da indurmi a dare un personale consiglio alla band: prendete Vic in pianta stabile! Diventerebbe quello che Gallagher (dei Blockheads di Ian Dury) rappresentò per i Clash.



Partenza classica, con il brano che dà il titolo all'album, contraddistinta da un incedere veloce e grintoso, con un talkin' di Tim altrettanto classico. Brano che parla di Joey & Dee Dee Ramone e nel finale invita ad ascoltare il "grande Joe Strummer", perché attraverso la sua musica lui vivrà per sempre (parole sante, guys!).
A seguire, due brani di matrice ska, sufficienti dopo un ascolto ad essere cantati e suonati. Formidabili questi Fall back down (tema l'amicizia, l'unione tra persone) e Red hot moon, che possono essere accostati ai vecchi hit Time Bomb e Roots Radicals.
David Courtney, potente e cantata da Lars, mi pare parli di un personaggio di stampo dickensiano, della Londra che non c'è più. Start now ricalca i Rancid melodici, pieni di cori e Out of control è un autentico "kick in the balls", dove Lars canta - alle soglie dell'isteria - una canzone punkissima, stile Exploited - tanto per fare un nome.

Django va a richiamare un certo spirito western, tanto caro ai quattro di Brixton e non solo a loro.
Con Arrested in Shanghai, Tim sforna la canzone più convincente: fuori da ogni schema passato della band, questa è una vera e propria ballata - contro ogni repressione - dove la voce strummeriana di Armstrong mi emoziona parecchio: ascoltatela e ditemi se sbaglio!
Travis Bickle, per gli amanti di De Niro e Scorsese (nella fattispecie di Taxi Driver) , richiama alla N.Y. più nevrotica. Memphis possiede strofe sommesse che sfociano in un ritornello con coro da stadio e Spirit of '87 risulta dura ed efficace.
Ghost band, allegro motivo con cori incessanti, precede Tropical London (che bella la tastiera in sottofondo!!!), altro anthem imperdibile, il quale ci mostra quanto il quartetto americano sia musicalmente legato all'Inghilterra.
Roadblock pesta duro e richiama i primissimi Rancid, quelli senza Lars e - a mio parere - meno vari. Born frustrated, Up against the wall, Ivory coast e Stand your ground si fanno ascoltare con piacere: cori, energia, melodia… Che volete di piu', punk-rockers miei ? !
A sigillare questa ottima prestazione, Otherside, dedicata al fratello di Lars, scomparso recentemente.

Un solo appunto da fare, la forse eccessiva lunghezza dell'album: una distanza più corta avrebbe giovato, ma sono dettagli di poco conto.
Vedete, i Rancid avranno anche venduto l'anima al diavolo (leggi distribuzione Warner), ma sono veri punk e lo dimostrano sul palco, nei testi, con la Hellcat - scritturando un sacco di bands valide - e con tutti i fans.
I Clash hanno insegnato la lezione a molti ragazzi ed i Rancid sono tra i primi della classe.

Alessandro Zangarini