RAMONES - Intro
Fondamentali.
Non ci sono altre parole da spendere per un gruppo che ha squarciato
e rivoluzionato il mondo musicale. Contro la parete sul retro del CBGB's,
in bianco e nero, jeans strappati, e sguardo teppista ; la cover di
"Ramones" è li a testimoniare un sound che esce dalle
cantine e , attraverso una chitarra ed un amplificatore, restituisce
ai kids la gioia di suonare il più sporco dei rock'n'roll senza
essere necessariamente dei virtuosi. In fondo è questo il punk-rock
; il resto, borchie, simbologie, spille da balia , capelli in piedi
e t-shirt strappate fanno parte del look "anti", promosso
dal furbo inglese Malcom Mc Laren.
Venuti alla ribalta nel bel mezzo di una crisi petrolifera (1973) che
produsse disoccupazione e forti conflitti sociali nel Nord America ,
i Ramones rappresentavano quella "white minority" suburbana
che viveva alle soglie della povertà ed ai margini della società.
La loro musica testimoniava perfettamente questa loro radice proletaria,
l'orgoglio di provenire da fuori del grande circo rock. Tre-Quattro
accordi in sequenza, melodie accattivanti, nessuna parola fra un brano
e l'altro, testi quasi demenziali, recupero del beat, del surf , del
rockabilly con una velocizzazione assolutamente inedita per quel periodo.
I Ramones erano sfacciati nel considerare la propria bandiera quella
apparente mancanza di creatività, quella semplicità e
quella banalità così ostentata. In realtà la loro
forza d'urto fu inarrestabile, i loro primi dischi cambiarono in modo
irreversibile le prospettive della musica rock regalando ad una generazione
in difficoltà ma non completamente persa, forti e positive vibrazioni
sempre in bilico fra incazzatura ed eccitazione. Lo scaltro e già
citato Mc Laren in gita a NYC , capì subito tutto e portò
(1974) con se nel vecchio continente l'idea di un look provocatorio
(New York Dolls in primis) unito ad una musica rozza, distorta ed elettrizzante.
Nel suo negozio Sex in Kings Road parlò con Steve Jones e Paul
Cook della sua idea. Un anno dopo (1975) i Sex Pistols fecero il primo
concerto alla St.Martin School di Londra. Ed il rock non fu più
lo stesso. (MZ)
Biography
:
I
Ramones si formano nel 1974 a Forest Hills, New York, e sono
originariamente un trio, con il quarto elemento, Tommy Ramone, a fare
da manager. Il 30 marzo 1974 i Ramones si esibiscono nel loro primo
concerto al N.Y. Performance Studio, e poco dopo si stabilizzano nella
formazione definitiva, con Tommy alla batteria, Johnny alla chitarra,
Dee Dee al basso e Joey come cantante. La carriera del gruppo, anche
se lunghissima, ha vissuto rari momenti di popolarità, in special
modo alle soglie dello scioglimento, nel 1996, quando girano il mondo
con un tour d'addio alle scene.
In realtà a partire dalla fine degli anni 70, per più
di un decennio, i Ramones sono stati dei veri outsider. Inventori del
punk, molto prima dei Sex Pistols, sono stati anche la prima punk band
a firmare un contratto discografico, nel 1975, con la Sire Records.
I loro primi dischi rimarranno alla storia come un qualcosa di veramente
inedito ed originale : la durata dei pezzi non superava mai i due minuti,
e i dischi nel complesso stentavano a raggiungere la mezz'ora.
Con gli anni il loro stile si è soltanto evoluto, senza mai mutare
radicalmente. Dopo un inizio fulminante la band vive momenti di crisi,
soprattutto agli inizi degli anni 80, per riprendersi poi nel 1984 con
il disco "Too Tough To Die", che segna la ripresa della loro
credibilità artistica ed offre risultati di vendite finalmente
soddisfacenti.
Nel 1989 partecipano alla colonna sonora del film Pet Semetary, tratto
dal romanzo di Stephen King, e l'anno successivo vede l'abbandono del
gruppo da parte di Dee Dee, intenzionato ad intraprendere una carriera
come rapper. I primi anni 90 vedono un nuovo crollo della popolarità
della band, con performance deludenti e lunghi periodi di assenza dovuti
a problemi di alcolismo.
Poi, verso la metà degli anni 90, il neo-punk di Offspring e
Green Day fa tornare in auge il loro nome, giusto in tempo per un disco
d'addio e per un tour, che si conclude nel 96 al seguito del festival
di Lollapalooza.
Discografia
:
1976 - Ramones (Sire)
1977 - The Ramones Leave Home (Sire)
1978 - Road To Ruin (Sire)
1979 - It's Alive (Sire)
1980 - End Of The Century (Sire)
1981 - Pleasant Dreams (Sire)
1981 - Rock'n'Roll High School (Sire)
1983 - Subterranean Jungle (Sire)
1985 - Too Tough to Die (Sire)
1986 - Animal Boy (Sire)
1987 - Halfway to Sanity (Sire)
1989 - Brain Drain (Sire)
1990 - Pet Semetary (Sire)
1991 - Loco Live (Sire)
1992 - Mondo Bizarro (Radioactive)
1993 - Acid Eaters (Radioactive)
1995 - Adios Amigo (Radioactive)
1996 - Greatest Hits Live (MCA)
1997 - We're Outta Here ! Live (Radioactive)
"Hey
Ho, Let's Joey"
Articolo dell'aprile 2001 di Andrea Prevignano tratto da Kataweb Musica
"Il
16 aprile 2001 è scomparso l'uomo che nel 1976 fermò il
tempo contando fino a quattro. Un linfoma si è portato via Joey
Ramone, cantante dei Ramones. Aveva 49 anni e un giorno inventò
il punk. Quando nel '96 la band si sciolse molti dissero : il punk è
morto. Si sbagliavano, è morto ora."
Punk
is dead. Ora è proprio vero. Joey Ramone (vero nome Jeffrey Hyman)
è morto all'età di 49 anni. Soffriva da tempo di un cancro
linfatico che aveva minato le sue difese immunitarie. Era nato il 19
maggio del 1951 nel Queens, quando ancora quel quartiere la renaissance
che solo due decenni dopo l'avrebbe rivalutato agli occhi dei newyorkesi.
Era lui che introduceva i concerti dei Ramones al grido di "gabba
gabba hey", un motteggio di cui non si è mai conosciuto
il significato.
Aveva 23 anni quando si esibì per la prima volta con i Ramones
al New York's Performance Studio, quella volta lo fece in veste di batterista
per abbandonare subito dopo per il ruolo di cantante, non un virgulto,
insomma. E per 22 anni ha guidato la band come un vero direttore d'orchestra,
"battendo quattro" prima dell'inizio di ogni brano, "one-two-three-four"
: e le danze iniziavano, e le memorabili canzoni da tre accordi decollavano,
leggere leggere, quell'abile incontro di bubblegum pop, garage. Kim
Fowley che incontra gli MC5. Una formula semplice, eterna. Come poche
e felici volte è successo nel rock.
La
storia dei Ramones è nota : 21 album in 21 anni, più di
2200 concerti fino al 1996, anno dello scioglimento dopo litigi continui
che avevano minato ormai da diversi mesi il gruppo. Entrarono in studio
per la prima volta nel 1976, Joey alla voce, Dee Dee al basso, Johnny
alla chitarra, Tommy alla batteria, e con 6mila dollari registrarono
un album che merita un posto nella discoteca di qualunque r'n'r fan,
il debutto omonimo per Sire Records. Memorabile la copertina. I quattro
se ne stanno appoggiati con ciglio teppista nel retro CBGB's, storico
club newyorkese che vide nascere il punk negli States, i pantaloni stracciati
sul ginocchio, chiodo e All Star, pura street fashion da sottoproletariato
bianco.
Le canzoni? Strofa-ritornello, 100 battiti al minuto, armonizzazione
vocali surf, un muro di chitarre : una versione ipercinetica del "pop
da masticare" di Phil Spector. Nulla cambiò perché
tutto cambiasse, insomma. Gli album successivi (compreso quel Rocket
to Russia che molti salutarono nel '77 come la loro cosa migliore) perpetuarono
quella favolosa alchimia, e i Ramones non mutarono più, uguali
a quello che loro stessi erano stati all'esordio. Cosa che solo a loro
si è potuto perdonare : innovazione condannata alla conservazione.
Joey,
alto quasi due metri, aveva una passione commovente per Ronnie Spector
delle Ronettes, ciò che dice molto sulle preferenze musicali
di questo dinoccolato cinquantenne punk addicted.
Allo scioglimento dei Ramones si diede da fare per ultimare la raccolta
di canzoni, sono venti i numeri pronti, che avrebbero dovuto fare parte
del suo album di debutto. Era già entrato in studio con Andy
Shernoff dei Dictators, e con Frank Funaro e Rey dei Cracker.
Adios amigo Joey.
"Joey
Ramone, la vita, una droga mai presa prima "
Stralci dall'articolo di Alfredo D'Agnese tratto da Kataweb Musica dell'aprile
2001
"Sono
caduto al tappeto, ma mi rialzerò" : è impossibile
sottrarsi alla commozione ascoltando Joey Ramone cantare nel suo album
postumo "Don't Worry About Me". Un epitaffio postumo, il suo,
di spessore umano prima che musicale. Nello stesso brano, I Got Knocked
Down (But I'll Get Up), Ramone canta con chiarezza e forza "Voglio
vivere, voglio la mia vita". Non pensava di arrendersi, il leader
dei Ramones, mentre registrava le undici canzoni che formano questo
toccante affresco musicale. Don't Worry About me è una summa
della cultura pre-punk con cui Joey Ramone ha scosso una stagione della
cultura Americana. Un disco rock, senza compromessi, fresco come lo
erano stati i migliori capitoli dell'avventura Ramones. Il disco comincia
con What a Wonderful World, cover di una celebre canzone di Louis Armstrong.
Il brano è stato scelto come singolo per lanciare l'album. Ed
è un manifesto credibile del Ramone-pensiero, una sorta di contraltare
della My Way rifatta da Sid Vicious.
Per i vecchi punk, per la cultura nichilista di un tempo, questo disco
suona come una clamorosa negazione. Ramone ha voluto lasciare una testimonianza
d'amore per la vita firmando l'album nello stile che lo aveva reso famoso.
L'America non vuole dimenticare i suoi (anti) eroi. E'una sensazione,
ma ascoltando 1969, cover del celebre brano degli Stooges, si è
legittimati a pensare che Ramone abbia lasciato qualcosa di più
che undici canzoni su cui piangere. L'ironia irridente di Sheena Is
A Punk Rocker scorre fra i solchi di "Venting", di "Maria
Bartiromo", in cui si sbeffeggia un'anchorwoman economica della
CNBC, di "Like a Drug I Never Did Before" che suona come una
sorta di canzone del contrappasso.
La vita, "come una droga che non ho mai preso prima", resta
una cosa meravigliosa. Altro che Frank Capra. Sono le ultime parole
di Joey Ramone.
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La
recensione di Federico Guglielmi (Mucchio Selvaggio) dell'ultimo disco
di Joey Ramone
"Don't Worry about me" (Sanctuary/Edel)
Come
è noto, Jeffrey "Joey Ramone" Hyman se n'è andato
per sempre il 16 aprile 2001, ucciso neppure cinquantenne dal cancro
con il quale aveva a lungo combattuto, lasciando una traccia indelebile
nella storia del punk (del quale era icona tra le più popolari
ed amate) e del rock in genere.
Dallo scioglimento dei suoi Ramones, nel 1996, aveva avviato le session
d'incisione del suo primo album da solista, rivelatesi assai lunghe
e faticose proprio a causa del male che gli rendeva difficile cantare
e della sua ostinazione nel voler realizzare un lavoro all'altezza delle
sue capacità. Per questo non è giusto considerare "Don't
Worry About Me", che Joey aveva appena fatto in tempo a terminare,
come la consueta, odiosa speculazione postuma, ma ci piace vederlo come
un autentico atto d'amore nei confronti della vita e della musica :
un amore sottolineato dalla scelta di collocare in apertura e chiusura
di scaletta due brani sintomatici dell'approccio del Nostro come la
cover della classicissima "What A Wonderful World" ( in italiano
Che Mondo Meraviglioso) e "Don't Worry About Me" (Non preoccupatevi
per me).
Non è comunque la commozione a farci affermare che "Don't
Worry About Me" è un disco davvero brillante : prevedibile,
è ovvio, con la sua miscela di punk'n'roll e sixties-pop in perfetto
stile Ramones (diciamo periodo Road To Ruin), ma godibile più
di molte pur godibilissime prove della band-madre. Piace tutto, nei
suoi undici episodi (tra i quali una rilettura di 1969 degli Stooges,
quasi a voler rimarcare le radici ribelli) : l'equilibrio fra l'energia
e melodia, la cura degli arrangiamenti, la qualità dei collaboratori
(dal bassista ex Dictators Andy Shernoff al batterista Marky Ramone
, fino all'esperto produttore Daniel Rey), la bontà delle canzoni
(semplice, si diceva, ma irresistibili) e soprattutto la voce di Joey,
che non si potrebbe confondere con quella di nessun altro. Non aggiunge
assolutamente nulla alla vicenda/leggenda dei "finti fratelli"
newyorkesi, Don't Worry About Me, ma è molto probabile che chiunque
vorrà portarselo a casa lo affiderà molto spesso al proprio
lettore cd.