PUNK FROM SWEDEN
Bombshell Rocks - 59 Times the Pain - Randy
Dalla Svezia ci arrivano , sulla scia del grande successo commerciale ottenuto dai Millencolin, tre gruppi punk che propongono , ognuno con caratteristiche proprie , un punk-rock che ha i Rancid nella pelle, ma che conserva echi degli Stiff Little Fingers ed affonda le radici nei primi (e nei secondi) Clash. Ecco di seguito presentati i loro nuovi lavori.
BOMBSHELL ROCKS
"CityRats & Alleycats" ( Burning Heart - 2000)
 

Tirati, veloci, aggressivi. I Bombshell Rocks scelgono chiaramente i Rancid come loro punto di riferimento, senza però strizzare l'occhio al reggae o allo ska.
Nessun compromesso. I Bombshell suonano street - punk al 100% , magari non particolarmente originale ma molto efficace.
Intanto è giusto evidenziare la bella voce rabbiosa di Marten Cedergran che contribuisce notevolmente alla riuscita di molti brani di questo "CityRats & Alleycats". Il disco fila via piuttosto piacevolmente , sospinto dal notevole muro di suono fornito dalle chitarre, da cori incisivi, dalle melodie ficcanti.
Pezzi come Faith & Dedication, The Wakeup Call, Seen it All, Tonight I'm Burning sono certamente di buon livello, mentre le punte del disco vengono toccate da veri punk anthem quali 21st Century Riot, Radio Control, 20 Days, Unstoppable.
I testi si occupano dei temi da sempre più cari alle punk-band di questo tipo : rivolta urbana, aspre critiche alla società consumistica, voglia di liberarsi dagli schemi… A parte qualche lieve flessione, il disco mantiene forte il suo impatto e la sua carica aggressiva.
Se avranno la capacità di rendere più originale il loro sound, tentando magari qualche coraggiosa "esplorazione artistica", i Bombshell Rocks potranno diventare veramente una grande band. Fortemente raccomandato agli appassionati del genere.

Voto : 7+
   
59 TIMES THE PAIN
"Calling the Public" ( Burning Heart - 2001)
 

I 59 Times The Pain scelgono la via di un punk rock più controllato, modello 1977, mixato in qualche caso al reggae, che ricalca schemi compositivi vicini agli Stiff Little Fingers ed ai Clash.
L'impressione è che ci si trovi di fronte ad un gruppo tecnicamente preparato, esperto, capace di far esordire il disco con pezzi "d'attacco" di buon livello quali sono : Rock the City, Classaction e la title track Calling the Public (dall'incedere chiaramente Clash).
Il problema è che nel corso del disco il gruppo sembra smarrire la "verve" iniziale, proponendo brani piuttosto incolori, che non decollano.
E' vero, ci sono ancora buoni brani come la bella "Cash on Delivery", giocata su un tappeto ritmato interrotto da belle aperture potenti, "My life My Choice My Call" dove appaiono i fiati, o lo stralunato reggae di "The Emergency" che chiude questo "Calling the Public", ma è l'insieme del lavoro che stenta .
Abbandonati gli esordi hardcore i 59 Times The Pain "riportano" il loro sound alle radici del punk rock.
Ecco perché questo nuovo lavoro appare quasi come un album di passaggio, un sincero tentativo di caratterizzare il più possibile il proprio suono non completamente riuscito.
Sono operazioni difficili, che non sempre hanno successo all'interno di un solo disco. Forse per il futuro.

Voto : 6
 
   
RANDY
"The Human Atom Bombs" ( Burning Heart - 2001)
 

I Randy sono una punk-band con una forte matrice politica di sinistra .
Centinaia di concerti hanno consolidato negli anni il loro seguito e li hanno portati a confezionare, loro terzo album, questo "The Human Atom Bombs".
Diciamo subito che i Randy sono piuttosto originali e simpatici.
Abbinano testi duri ed impegnati a rock'n'roll marci e sguaiati come solo i punk-rockers sanno proporre.
Già, perché nei cervelli (vedi il modo di concepire i testi) e nelle vene dei Randy scorre parecchio Clash Sound . E questo sound, nella sua versione più matura, si è imparentato per l'appunto con il rock'n'roll, con il pop, con il reggae.
La formula funziona piuttosto bene nel caso dei Randy. Con i suoi 17 pezzi "The Human Atom Bombs" è vario, accattivante, mai banale e con una precisa personalità.
Se "Chicken Shack" , il brano d'apertura, è uno sporco rock'n'roll ispirato ad un pezzo del '56, "Addicts of Communication" ci riporta al punk-rock classico con bei cori in evidenza, mentre "Punk Rock City" (in cui si parla del desiderio di vivere in una città aperta,vitale, carica di emozioni forti) sembra uscita da qualche blues-rock band anni 70 . "Karl Marx and History" è una gran pezzo (sporcato di reggae) sia nel testo (il gruppo si mette a nudo nelle sue forti convinzioni politiche) sia nella musica che richiama alcune trame melodiche del primo Joe Jackson; influenze che riappaiono nella bella "If We Unite", nella quale è il pop anni 60 a farla da padrone ed in "Proletarian Hop" un brano nel quale si invita a non abbassare mai la guardia contro il pericolo fascista.
La ripartenza è affidata a "Rockin'Pneumonia and the punk-rock flu" un punk anthem nel solco della migliore tradizione. In "Freedom Song" il reggae è mixato con suoni provenienti dal Sudamerica, in "The Human Atom Bomb" ritorna il "dirty rock'n'roll" di inizio disco, ed in "I Believe in The Company" un attacco quasi free-jazz lascia spazio al tiro di un pezzo alla Motorhead (per stessa ammissione del gruppo) mentre il testo parla della desolazione di una vita spesa unicamente per l'azienda aspettando il week-end.
Un disco interessante, che mantiene una propria organicità ed affronta senza nessuna paura , ed anzi facendola propria, la "contaminazione"musicale.

Voto : 7