Lode
al miracolo. Al miracolo che suona e parla. Lode, sempre lode alla disciplina
del miracolo che ci permette di ritrovarvi assieme. Rigorosi, oggi, quanto
ieri eravate ebbri, saturi di fama, esageratamente mobili. Ecco il mio
non-gruppo preferito dalle infinite sigle: Pgr. Per Grazia Ricevuta
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Anche
in principio fu il miracolo. Lode e gaudio, sullo sfondo del Sol dell'avvenire.
E poi ancora carezza ruvida al ko de mondo, è stato un tempo
il mondo. In principio vennero i Cccp e la fedeltà alla linea,
e poi il Consorzio dei suonatori indipendenti e adesso il miracolo.
pgr, piango gioisco rido, perdono giovani ruggiti, prendo godo rubo.
Prego Gatto Rosso. Pulsazioni. Gole. Rimpianti (mai)
. Non tornerò
mai dov'ero già, mai a prima mai.
La location
Fabriano è la prima data del tour, primo tour dei Pgr. Grandi
emozioni, ritrovarsi. Ritrovarli su un palco, che avevano detto "Noi
non ci saremo" e invece. Gelida e arcigna Fabriano. Il teatro Gentile
è invece una bomboniera verticale, rosso e oro. Scenografia di
ghiaccio accogliente; uno sfondo di tulle e veli, immagini che si rincorrono,
ma senza fretta. Dall'alto pendono luci microscopiche, da albero di
natale raffinato, come liane, come rami di felce, ma di color porpora..
Ferretti e Ginevra su una piccola isola sovralzata, abbarbicati sugli
sgabelli. Magnelli al pianoforte vero, Maroccolo e Canali in cuffia,
Pino alla batteria, Marco alle percussioni. C'è anche una manica
a vento che talvolta si gonfia, 10 pupazzi caricati a molla, un mappamondo
che si accende e si spegne. Benvenuti.
Prove generali, la scaletta
Krishna Pan Miles Davis e Coltrane
11 settembre
Blando Comando Telecomando
Lieve
Unità di Produzione
Guardali negli occhi
Libera me domine
Noi non ci saremo
Polvere
Louisiana
1/365°
Ah! Le Monde
Montesole
Cupe Vampe
Veni Creator (recitato)
Intro Africa
Tramonto d'Africa
Come bambino
__________________
Totale h. 2
Bis
(la morte è insopportabile solo per chi non riesce a vivere)
Settanta
Morire
Spio (recitato)
Madre
Linea Gotica
_______________
Totale minuti '30
Il
buon senso, la logica
Una scaletta infinita, senza i classici del bel tempo che fu. Niente
Annarella, niente Depressione Caspica. Parliamo (ascoltiamo) minimalismo
formale, digitalismi. Dimenticate Lieve dei Marlene. Ora è un
inno agli iceberg del cuore. Concerto suonatissimo, miliardi di particolari,
note, cascate di note, ma su un filo flebile, tutto interiore. Prendiamo
Guardali negli occhi, la canzone partigiana. Così com'è,
oggi, l'avrebbero potuta cantare i Massive o i Tortoise. Nessuna concessione,
però. Disciplina ferrea. Questo è il miracolo, prendere
o lasciare. Così Unità di Produzione, metà per
alpini, metà per Tricky, ma di una bellezza che toglie il fiato.
E Louisiana, poi, dei Litfiba. Ieri dei Litfiba e inno carnale, oggi
altro: soavità del terzo millennio. Concerto d'implosione e solo
per iniziati, claustrofobia, la folla scalpita ma non trova godimento.
Anche per oggi non si balla. Tensione tirata fino a Tramonto d'Africa,
che diventa catarsi in Come bambino coi fari bianchi che illuminamo
il pubblico e la coda esplosiva, alla Orb. Via, è ritmoe e si
ancheggia nella dancehall dedicata alla madonna.
Zazou e il viaggio sul metro
E' lui, monsieur Hector il produttore. Scordare Reggio Emilia e Firenze.
Ripartire dalla panafrica trip hop, uno che ha rimissato Bjork e le
canzoni del mare freddo. La morte è insopportabile solo per chi
non riesce a vivere. Così è tutto compresso in Pgr, preghiere
e danze del terzo millennio internettiano, il super blog che non concede
commenti, voci d Lindo e Ginevra in primissimo piano. E poi questa cosa
dei Ciccippippi, senza microfono, come un recitativo. Morire, s'intitola.
Arriva nel bis. Giovanni non la canta, la urla, tenendo tra le mani
un megafono di cartone e un libriccino di preghiere della nonna
Non so dei vostri buoni propositi
perché non mi riguardano
esiste una sconfitta
pari al venire corroso
che non ho scelto io
ma è dell'epoca in cui vivo
la morte è insopportabile
per chi non riesce a vivere
Dalla
lettera di LindoGiovanni ai fedeli con la cresta. Strillata in faccia
all'universo. Sveglia, ragazzi. Contare solo su di sé. Ferretti
ha 50 anni, gli occhiali sul naso. E ha un altro, un' altra Ferr. "Buonasera
sono Ferretti", dice una pupina punk, uguale a lui. Si chiama Chiara,
ha 20 anni, è la cugina danzatrice, forte e soda, che attraversa
la scena come una marziana caduta dallo spazio, ancheggiando, marciando,
riempiendo il palco pur essendo minutissima. Penso ad Annarella, e mi
sale lo sgomento a ripensare alla soubrette dei Cccp e al teatro dell'assurdo
che mettevano in scena. Lui se la prende sulle spalle, come prendersi
addosso venti anni di storia piccola ma nostra, che la terra è
pesante, non si può sopportare. Se sopporta Giovanni, lode al
miracolo, sopportiamo noi. Possiamo sopportare tutti. Buonasera Chiaretta,
soldo di cacio e muscoli. L'altro miracolo. Sangue del nostro sangue.
La storia sulle spalle. La storia che s'agita.
L'amore non si canta, che si canta da sé
Luci bianche al fosforo, e finalmente il groppo che si scioglie. E balli
la danza. E si canta. Oh liberazione. Oh miracoli. Concerto compresso,
a guardarlo dall'esterno. Ma dentro, dentro di noi, è la sarabanda.
Palco Giubileo Rude. Pan Gange Ruzzolo. L'ottusità del cuore
intorpidisce la mente, svilisce il passato e il futuro, dispera il presente.
Più che diritti ha obblighi la verità del cuore. Doveri
biologici, doveri e dolore. Non chiedete loro altro. Dovere biologico
esserci ancora., dedicare Madre all'unica madre tra noi, Ginevra, che
ha Jacopo al seno. Non ci sarà più nessuna Annarella.
Non possono permettersela.. Neanche noi, a dir bene. Sono rinati per
scommessa a Montesole, nell'Appennino di pini e di cavalli, per celebrare
don Dossetti. Una scommessa è la vita. Facciamoli bastare a loro
stessi. Facciamoceli bastare
Mi
bastano.
Miracoli, miracoli, miracoli
E mi bastano quindici giorni dopo a Roma, nel teatro Olimpico delle
grandi occasioni, stracolmo di gente.
Eccoli. Il concerto ora gira come un metronomo. Dolenti, imprevisti,
furibondi, labradford e king crimson, claustrofobia, tortuosi come nel
migliore post-rock, implosioni, scatti, scarti, pulsazioni rapide, stati
di tremore interno, luci, molto giallo, palpitazioni, la sala ammutolita.
La
mia piccola patria
Chiude
il cerchio Linea gotica. Non ho altro da aggiungere
Esigo solo questo nel gran finale.. Questa. Quiete dell'anima, festa
e una furtiva lacrima che ribolle dentro come mercurio che spacca il
vetro del termometro. Ed esce, fuoriesce, si invola, a rimirare le stelle.
Se non c'eravate, non ci sarete. Non v'affannate. Chi vi dice sia una
disgrazia?
Ma
che vi siete persi.