Grande bolgia al Leonka per l'annuale appuntamento della "Festa
del raccolto", realizzata in collaborazione con Radio Onda D'Urto.
Migliaia di persone affollano lo storico centro sociale milanese, preso
d'assalto per un happening che vede al suo interno i concerti dei veterani
Persiana Jones e degli olandesi Heideroosjes, con la variante
danzereccia del "Baretto" che propone reggae music con vari
dj alla console.
Dopo aver superato con difficoltà la lunga coda d'ingresso (prezzo
5 euro), intorno alle 0,30 ci dirigiamo verso il salone concerti dove
hanno appena iniziato a suonare, davanti ad un migliaio di persone,
gli Heideroosjes.
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Considerati
la migliore ska-punk band olandese, e subito messi sotto contratto dalla
label Epitaph, gli Heideroosjes hanno realizzato uno show di
buon livello : molto fisico, tirato e sufficientemente variegato, nonostante
(e questo capita purtroppo spesso al Leonka, forse anche per i vasti
spazi del salone che non aiutano a "sonorizzare" l'ambiente)
un'amplificazione penalizzante.
Prelevando massicciamente dal repertorio del loro ultimo disco, "Fast
Forward" (2001), gli olandesi hanno proposto un robusto e veloce
punk-rock (stile Exploited), velocissimi passaggi ska ed anche atmosfere
vagamente Pogues attraverso un paio di brani folk-punk. "We're
all fucked up!", "P.C.P.O.S.", "Thank You"
e "Billy broke a bottle", sono fra i pezzi eseguiti, unitamente
alla cover dei Ramones "I wanna be sedated".
Buona anche la presenza scenica della band e del cantante che è
riuscito a costruire un minimo di dialogo con il pubblico. Discutibile
a nostro avviso invece la scelta di chiudere il concerto con la cover
di Bob Marley "One Love", in una versione semi-punk francamente
piuttosto anonima.
Una buona ora di concerto che contribuisce a scaldare gli animi della
gente ancora non "piegata" dal tema della serata. Dopo un
giro all'aria aperta, e dato il tempo per il cambio palco, ci rituffiamo
nella bolgia (le persone sono visibilmente aumentate, il salone è
pressoché pieno) per assistere allo show dei Persiana Jones che
inizia intorno alle 2,00.
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Amati
dal pubblico per la loro carica umana e musicale, i piemontesi Persiana
Jones sono da anni stabilmente considerati come veri e propri punti
di riferimento della scena punk e ska nazionale. Con loro dal vivo non
si sbaglia mai : grande esperienza, padronanza della scena, potenza,
velocità e compattezza nella proposta musicale, magari senza
lampi ma certamente coinvolgente.
Il loro ska-punk diretto e senza compromessi ha conquistato la gente
principalmente attraverso l'attività live, da sempre fuori dai
classici circuiti promozionali, ed anche attraverso un sano merchandising
ben gestito dal gruppo, sempre attento alla proprio immagine sia dal
punto di vista grafico che per quanto concerne il look.
Con l'ultimo disco , "Agarra la Onda" (2001, Uaz Records),
è stato particolarmente curato anche il sound attraverso la produzione
di Damon Rundall (produttore fra gli altri degli americani Pennywise),
che ha reso il suono delle chitarre molto efficace, riuscendo a cogliere
il "gusto" delle giovani generazioni.
L'energia
coinvolgente della band dei fratelli Carruozzo (nonostante i perduranti
problemi nei suoni, aggravati dal fatto che i Persiana utilizzano anche
i fiati) si manifesta subito con l'attacco ska di "Beautiful"
che scatena subito un buon pogo sotto il palco. Il vocalist Silvio Carruozzo
cerca il coinvolgimento della gente, e la band, in "divisa sociale"
con camicia rossa, spara uno dopo l'altro brani tratti principalmente
dall'ultimo lavoro e da "Puerto Hurraco". Così ascoltiamo
fra gli altri, pezzi famosi come "Correndo Solo", "Qualcosa
da dire", "Il momento di reagire", "Spacco Tutto",
"Diverso da me", "Un giorno Nuovo".
Ska-core potente e grande movimento sopra e sotto il palco.
In pista dal 1988, i Persiana Jones con la loro determinazione e la
loro grinta risultano quasi commoventi.
Non patetici, intendiamoci bene, ma commoventi. Una lezione per tutti
di stile, coerenza e passione.
Mauro
Zaccuri