PENNYWISE
"Land of the Free?" ( Epitaph - 2001) |
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Pennywise
è sinonimo di coerenza nel campo dell'hardcore melodico targato USA. Coerenza
di stile, di forma e di sostanza. Lo stile musicale, in oltre dieci anni di carriera, è rimasto infatti pressoché inalterato, poggiandosi sulle solide fondamenta costruite da gruppi come Black Flag e Bad Religion . La forma è sempre quella di un gruppo legato alle proprie radici punk, che schiva le sirene delle major, e continua a lavorare con Epitaph. La sostanza è confermata nei contenuti e nelle prese di posizione politico-sociali di questo "Land of the Free'", dove il gruppo dichiara apertamente la propria contrarietà al processo di globalizzazione ed al nuovo governo Bush. Coerenza criticabile perché fine a se stessa? Senza sbocchi reali? Utopistica? In realtà i grandi cambiamenti si concretizzano partendo dai comportamenti quotidiani di ognuno di noi : in ufficio, in università, in fabbrica, fra la gente. Ed in questo senso i Pennywise sono un esempio. Anche quando affermano quasi ingenuamente che "il punk può cambiare il mondo". Perché il punk ha già cambiato la musica, ed in molti casi anche le nostre persone ed i nostri percorsi. Fatte le dovute premesse, passiamo ad esaminare questo nuovo lavoro del gruppo, dall'ironico titolo "Land of the Free?'". Come già detto, il disco non si discosta granchè dal suono collaudato dei Pennywise. Si tratta di hardcore americano, denso di "stop and go", accelerazioni feroci ed improvvise, cantato melodico ed accattivante. In qualche brano le trame vocali ricordano i grandi Husker Du, mentre ci sono una buona manciata di pezzi coinvolgenti come "Time Marches On", "Land of the Free", "The World", "Who's on your side", "Set me Free". Niente di particolarmente innovativo quindi, ma niente di inutile. I Pennywise suonano il loro punk come se fosse il primo giorno. Perché credono ancora in qualche cosa. Respect. Mauro Zaccuri Voto : 7 |
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