PATTI
SMITH
Live in Terni, Teatro Politeama, 16/02/2002 |
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Patti Smith l'ho conosciuta di riflesso dopo che, sfogliando il booklet interno al triplo cd di B. Spingsteeen dal vivo 1975-85, lessi il suo nome accanto a quello del Boss sotto Because the night. Dopo Badlands e prima di Candy's room. Naturalmente andai, incuriosito, a comprare i dischi di quella ragazzetta impertinente raffigurata sulla copertina del primo e mitico Horses: fu una folgorazione! Da quel momento, la sua voce, la sua musica, le sue parole e le sue idee non mi hanno mai più abbandonato e mi hanno così accompagnato piacevolmente a Terni, sabato 16 Febbraio. Una serata indimenticabile, una delle più belle di sempre. Di quelle che ti rimarrano per sempre nel cuore. Certo, il suo viso ha smarrito i tratti piacevoli del passato, i suoi capelli sono sempre più grigi, le sue nuove canzoni sono forse meno convincenti e meno penetranti di quelle passate, ma la sua voce e il suo carisma non sono affatto cambiati. Arrivato a Terni con due orette di anticipo, mi metto alla ricerca del teatro e una volta trovato mi riempio di pizza e birra, con l'idea di dover aspettare due orette di grande musica prima di soddisfare le esigenze del mio pancino. Il concerto in realtà durerà un po' di meno ( un'ora e quaranta, circa ), ma basta e avanza per giustificare i ( tanti ) kilometri di autostrada percorsi. Il teatro non è tutto esaurito, ma è caloroso nell'accogliere Patti Smith, che alle 9 e 30 circa sale sul palcoscenico per leggere alcune poesie da lei composte. Il mio inglese non perfetto non mi permette di comprendere in pieno il significato di tutte le parole ma quando Oliver Ray ( suo compagno da sette anni ) imbraccia la chitarra per accompagnare Patti, tutte le mie difficoltà linguistiche spariscono di colpo. Tra una Beneath the southern cross e una poesia di W. Blake passano un'infinità di emozioni e di applausi; applauditissima Redondo beach; non male Ghost dance e Dancing barefoot. Tra un poema e l'altro, tra una canzone e l'altra, tra uno sputo ( molto punk eh! ) e l'altro si arriva al finale, nel corso del quale vengono sparate una dietro l'altra Because the night e People have the power. Un tuffo al cuore. Richiamata a gran voce sul palco ci saluta sulle note di Gloria fatta cantare al pubblico. Ci ringrazia dicendoci: "You are my people", dimostrandosi molto gentile e disponibile verso la sua gente e lontanissima da tutte quelle finte rockstar del cazzo che ci circondano e che ci riempiono con i loro problemi di ego e con le loro manie di grandezza. Lei no. Lei era ed è diversa. Ha detto, nel corso di un'intervista, che dopo i fatti dell'11 di Settembre molto artisti si sono spostati a destra. Lei no. Lei non è cambiata. "You are my people". Aveva ragione Andrea Miche |
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