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Seguo i Ramblers dal 1997 e li amo visceralmente. Ho amato le loro prime canzoni saltellanti e sgangherate,imbevute di Pogues,Irlanda e fiumi di birra; ho amato la patchanka celtica di TERRA E LIBERTA', splendido capolavoro pieno di riferimenti letterari sparsi su un immaginario sudamericano e terzomondista.; ho amato la coerenza con la quale hanno sempre sposato forma e contenuto, cantando di guerre dimenticate, mafia, emarginazione e di difficili realtà sociali nelle quali si erano immersi durante i lunghi viaggi in Italia e nel mondo. Ma sopratutto ho amato il loro modo di raccontare le vicende politiche e sociali, italiane e non, dal punto di vista di una sinistra romantica, più che ideologica, con le radici ben salde nella Resistenza e lo sguardo rivolto al futuro,attraverso testi estremamente realistici e critici che riescono sempre ad arrivare al cuore del problema (e a quello dell'ascoltatore), animati da un ottimismo di fondo che ti fa venire voglia di lottare e di vivere. Gli M.C.R. sono senza ombra di dubbio il mio gruppo italiano preferito. Tuttavia
mi accosto a questo concerto con un po' di scetticismo:l' ultimo lavoro,RADIO
REBELDE,non mi ha convinto del tutto. Certo,ci sono diverse ottime canzoni
avvolgenti e suggestive ed è sicuramente da apprezzare il loro
tentativo (per altro riuscitissimo)di svecchiare uno stile altrimenti
condannato alla routine, ma, secondo il mio modesto parere, mi sembra
che in molti casi si siano limitati ha riprendere modelli preesistenti
(Clash e Manu Chao su tutti) invece di cercare nuove e personali strade.Inoltre
il livello compositivo dei pezzi non è sempre all'altezza degli
standard del gruppo, complice in questo caso la partenza di Alberto
Cottica e Giovanni Rubbiani. La mia sensazione è che, sebbene
il glorioso capitolo celtico sia definitivamente chiuso, i Modena stiano
ancora attraversando un periodo di transizione e incertezza alla ricerca
di un proprio stile nella patchanka odierna.Nulla da dire riguardo ai
testi: illuminanti e barricaderi come sempre.
Comunque alle 22 salgono puntuali sul palco e io mi butto nella mischia. L'inizio è folgorante:attaccano una potente e rabbiosa versione de La Legge Giusta, uno delle canzoni più significative di RADIO REBELDE, seguita a rotta di collo da un altro pezzo scontroso,Newroz.Dopo di che Cisco saluta Firenze definendola "la città da dove partono i girotondi della sinistra"e subito dedica al pubblico Grande Famiglia. I Ramblers danno il massimo, con Cisco che imbraccia spesso la chitarra elettrica e Massimo Ghiacci e Francesco Moneti che suonano, saltano e sudano(ricordando a tratti Mick Jones e Paul Simonon)senza mai esibirsi o atteggiarsi a rockstar, ma accompagnando il pubblico, facendoselo amico,condividendo emozioni con i ragazzi che sono sotto il palco. In scaletta ci sono quasi tutte le nuove canzoni suonate più veloci e potenti, con il risultato che il concerto è pogo sfrenato per quasi due ore, interrotto ogni tanto da qualche suggestiva ballata, come la splendida Carrettera Austral, un invito a non dimenticare il golpe militare cileno del 1973, che con l' appoggio della C.I.A. distrusse il governo popolare di Allende, uno dei più illuminati governi sudamericani, e sprofondò il paese in una tremenda dittatura.Oppure Terra del fuoco,un amara constatazione dei mille focolai bellici presenti nel mondo,dedicata da Cisco a Gino Strada ed Emergency. I Modena pescano nel loro vecchio repertorio i pezzi più significativi ed attuali e li mescolano a quelli nuovi ,talvolta suonando soltanto qualche frammento che unito agli altri forma un unica lunga canzone,come una radio sempre accesa che spara all'impazzata schegge di quel mondo che è oltre il cerchio del riflettore,come rumori disturbanti sul canale di comunicazione del pensiero unico.Ecco allora Etnica danza e Ahmed l'ambulante, dedicate ai disperati che,in fuga dalla povertà e dalla guerra,rischiano la vita per arrivare qua da noi in cerca di un' esistenza dignitosa , ricevendo spesso solo discriminazione e sfruttamento. O Natale a San Cristobal,un omaggio ai popoli ancora in cerca della loro libertà,come come gli indigeni maya del Chiapas,vittime di un genocidio silenzioso che va avanti da 500 anni.Il pubblico approva con lunghi ed accorati applausi. Tra
combat rock, reggae, virate dub, suoni meticciati, folk-punk e ritmi
africani i Ramblers suonano quasi 25 canzoni in due ore che sembrano
volare.Chiudono il concerto con due brani di lotta partigiana: la popolare
Bella ciao e la dialettale La marcia del diavolo.Il pubblico reclama
a gran voce Contessa e i Modena non lo deludono:tornano sul palco e
il locale esplode in un boato da stadio. |
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