Dimenticate
il pop insipido dei vari gruppetti alla Travis o Starsailor, in terra
d'Albione nascono ancora band grintose e velenose, pronte a pungere con
un sound abrasivo concentrato in brani da due tre minuti. Gli Ikara Colt
(il nome di due marche di pistole) sono la migliore risposta inglese al
nuovo indie rock americano rappresentato dagli Strokes, esageratamente
esaltati dalla critica.
Anche qui , come nel caso degli Strokes, niente di particolarmente nuovo,
se non quella freschezza, entusiasmo ed immediatezza nel proporre formule
musicali conosciute, che sono alla base dei successi dei nuovi gruppi
emergenti. Nello specifico, gli Ikara Colt stanno a metà fra i
primi, fondamentali, Wire (quelli semi-punk di "Pink Flag" per
intenderci), e le sonorità "rumorose" dei Sonic Youth.
Aggiungete qualche passaggio "dark" dei Joy Division di "Unknown
Pleasure" ed i punti di riferimento sono delineati.
12 tracce elettriche, veloci, chitarre taglienti e rabbiose, un sound
proveniente dall'underground più scuro, sospeso fra punk e new
wave. "Chat and Business" è l'esordio della band londinese
e fa decisamente ben sperare. Accattivamente anche il "look"
degli Ikara, quattro ragazzi ex studenti del liceo artistico, con la piacevole
nota femminile della tosta Claire Ingram alla chitarra, ed interessanti
i testi di denuncia della politica neo-liberal di Tony Blair.
Il disco parte con "One Note", 2 minuti di secco minimalismo
elettrico e prosegue con il punk rock di "Rudd", quattro accordi
rabbiosi che rappresentano l'anima più "fisica" del gruppo.
Con "City of Glass" il sound torna ad essere profondo e cupo,
di una intensità veramente notevole. Il singolo "Sink Venice"
(Affondare Venezia) è una specie di rock'n'roll furioso con cori
da anthem, dove viene trattato il tema della decadenza delle "vecchie
città europee", visitate ed acclamate per il loro passato,
ma che in realtà non rappresentano nulla nel presente (in questo
senso il gruppo paragona Venezia a Londra). Da evidenziare anche le potenti
ed aggressive "After This" e "Here We Go Again" e
le ritmiche sincopate e nervose di "Belgravia".
Mauro
Zaccuri
Voto
: 7
www.ikaracolt.com
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