"INTERVISTA A FEDERICO GUGLIELMI"
Max Stefani intervista il direttore del "Mucchio Selvaggio" sul punk anni '90

Articolo del 1995 tratto dal sito www.rockol.it

Max Stefani : L'essenza originaria del punk era quella di una doppia ribellione: alla società in quanto tale e al rock come istituzione codificata dalle leggi di mercato. Per molti, Green Day e Offspring si limitano a riproporre i cliché sonori e di facciata del punk del '77. Secondo te, la musica di questi nuovi gruppi possiede qualche valenza ribellistica ?
Guglielmi : Non come quella del 76/77: da allora, la società ed il panorama musicale sono cambiati profondamente, e l'ipotesi di una nuova "rivoluzione" punk, oltretutto portata avanti con le stesse modalità sonore e di immagine di quella vecchia, mi fa sorridere. E' comunque logico che i giovanissimi possano ritenere "ribelli" band come Offspring o Green Day: solo che, rispetto ai canoni di valutazione di noi ultratrentenni, il concetto di ribellione è diverso, così come è diverso il contesto nel quale questa ribellione viene espressa.

Max Stefani: Puoi spiegarti meglio?
Guglielmi : Per un ragazzino di quattordici anni, mostrare il culo sul palco alla maniera dei Green Day è un gesto iconoclasta; non può certo esserlo, invece, per i più anziani, che nel corso degli anni hanno visto passare sotto i loro occhi le irriverenze di Mick Jagger, l'ambiguità di Bowie, il pene di Iggy Pop, le canne di Bob Marley, la strafottenza dei Sex Pistols, le creste dei GBH….

Max Stefani: Trovi scandaloso il fatto che il "nuovo" punk goda dell'appoggio delle multinazionali ?
Guglielmi : No, per nulla. I Green Day non hanno nessuna ideologia da portare avanti e nessuna logica indipendentista da fermare; mi sorprende, invece, che i Rancid abbiano preferito restare fedeli alla Epitaph, non vedo proprio quale reputazione avrebbero infangato accettando un bel mucchio di dollari. La scelta di firmare o meno un contratto con una major può avere un significato solo politico, visto che la piena autonomia artistica dei musicisti è ormai una realtà. Una major non cercherebbe mai di trasformare i Sonic Youth in emuli della Electric Light Orchestra, e se decide di ingaggiare un gruppo è solo perché crede nelle sue capacità di conquistare una fetta di mercato.

Max Stefani: Il punk ,insomma, oltre a smettere di essere oltraggioso è stato anche risucchiato dall'ingranaggio.
Guglielmi : A prescindere dal fatto che gran parte delle pietre miliari del punk del '77 hanno visto la luce per etichette come Sire e Virgin, che come filosofia mi sembrano più vicine ad una Reprise o ad una Geffen che non ad una Alternative Tentacles o una Dischord, non dimenticare che il punk non era solo oltraggio ma anche divertimento: pensa ai Damned che si tiravano le torte in faccia, agli Stranglers che andarono in tour con le spogliarelliste, ai Dickies che avevano in repertorio cover accelleratissime dei classici dei sixties, ai Weirdos che si vestivano in modo assurdo…La differenza sostanziale sta nel fatto che il punk di vent'anni fa, pur non avendo mai scalato le classifiche internazionali ma solo, ed entro certi limiti, quelle inglesi, ha cambiato per sempre il rock; Offspring e Green Day, al contrario, vendono milioni di dischi ma non modificheranno mai il corso della storia.



Max Stefani : Ne sei sicuro?
Guglielmi : Non ho il minimo dubbio. A metà anni '70 la situazione generale era un'altra, e il punk rappresentò un vero e proprio calcio in culo alla musica ed alle attitudini musicali dell'epoca. Adesso non potrebbe mai accadere nulla del genere, visto che il "do it yourself" è un dato acquisito, il cosiddetto underground si trova in realtà alla luce del sole grazie all'appoggio di tanti mezzi di informazione, ci sono centinaia di etichette indipendenti e, soprattutto, il pubblico è abituato ad essere esposto a suoni strani e sovversivi. Rispetto ai Nine Inch Nails, agli Helmet, a certe forme di rap o persino ai Nirvana, quelle dei Green Day sono canzonette; niente, al giorno d'oggi, potrebbe avere lo stesso impatto che Sex Pistols e Clash hanno avuto su generazioni di ascoltatori cresciute a Genesis, Yes o Santana.

Max Stefani : Insomma, non si può andare oltre.
Guglielmi : No, non è detto, ma è molto improbabile. Oggi c'è troppa propaganda su tutto ciò che accade in ambito musicale, le alternative sono alla portata di chiunque non viva in un eremo: radio, fanzine, riviste, Video Music ed MTV, Internet, l'informazione è addirittura eccessiva. Così come i gruppi in attività.

Max Stefani : Non credi ci sia il rischio, per una critica musicale composta per lo più di ultraquarantenni, di valutare il fenomeno "nuovo punk" con una certa supponenza?
Guglielmi : Sicuramente sì, ma solo per quei giornalisti che all'epoca disprezzavano il punk e che adesso, con la stessa boria e puzza sotto il naso di allora, vogliono dare l'impressione di rimpiangerlo: personalmente non ho mai detto né scritto che Offspring e Green Day propongano musica di merda o che siano inutili, anche se ascoltandoli,cosa che, sia chiaro, faccio con estremo piacere, avverto inevitabilmente una sensazione di "deja vu". Per chiudere il discorso sulla stampa, è ridicolo che si parli di punk-revival : il punk non è morto nel 1982 per risorgere nel 1995, non ha mai smesso di esistere; l'esordio discografico dei Green Day risale al 1989 e quello degli Offspring addirittura al 1986, anche se nessuno dei critici che oggi sparano cazzate a tutto andare se n'è accorto.

Max Stefani : Per cui il successo di Offspring e Green Day non ha fatto altro che mostrare un qualcosa che già c'era…
Guglielmi : Esatto. Hai idea di quante migliaia di dischi punk siano stati pubblicati, soprattutto negli Stati Uniti, negli ultimi dieci anni? Punk-pop, punk-garage, hardcore, un enorme circuito underground con i suoi locali, le sue riviste, le sue piccole etichette. Come i Nirvana hanno esteso al mondo intero il cosiddetto grunge, aprendo la strada ai Pearl Jam od agli Smashing Pumpkins, così i Green Day si sono tirati dietro i vari Offspring, Rancid e NOFX.

Max Stefani : E questo, in fondo, non piace: né alla stampa "ufficiale", né ai musicisti da tempo in attività che ora si vedono scavalcati in termini di successo e guadagni.
Guglielmi : In alcuni casi, probabilmente, è così. Però non credo che Ian MacKaye dei Fugazi, per fare un esempio, definisca Offspring e Green Day "gli Ugly Kid degli anni '90" solo perché il suo gruppo non è altrettanto famoso : i Fugazi sono indipendenti per libera scelta, e non hanno mai davvero ricercato l'affermazione su vasta scala. Mi rendo conto che è difficile crederlo, ma nel panorama rock attuale c'è ancora chi non è disposto a sacrificare i propri ideali per la notorietà di massa e preferisce accontentarsi dei consensi "di culto".



Max Stefani : Credi che lo spessore culturale dei gruppi punk di oggi sia inferiore a quello delle band del '77?
Guglielmi : Non penso che lo "spessore culturale" sia un dato generalizzabile, la faccenda andrebbe valutata caso per caso. Quel che posso dire è che i Ramones o i Sex Pistols, almeno a mio parere, non avevano la più pallida idea di quanto sarebbero stati importanti per l'evoluzione della nostra musica e di quanto i loro confusi propositi di cambiare il mondo potessero davvero concretizzarsi. Gli esponenti di quello che viene ora definito "Mc Donald's punk" non vogliono fare la rivoluzione : vogliono solo suonare ed esprimere gioie e frustrazioni che, essendo piuttosto piuttosto consuete, vengono largamente condivise dal pubblico giovanile; per caso, e senza far nulla per raggiungere questo obiettivo, si sono trovati al centro dell'attenzione e come è ovvio accettano di buon grado ciò che il destino gli ha offerto. Sono consapevoli del fatto che il loro trend verrà soppiantato da un altro trend, ma ora come ora si godono la pacchia: se vogliamo dirla tutta, dal punto di vista etico sono molto più apprezzabili di tanti vecchi gruppi punk che oggi, dieci anni dopo lo scioglimento, si riformano ed incidono dischi solo per sfruttare il momento favorevole.

Max Stefani : Secondo te, l'evoluzione del punk marcia di pari passo con la velocizzazione dei suoni?
Guglielmi : No, con la contaminazione con altri generi. L'ultravelocità non è che una delle strade possibili.

Max Stefani : Come si concilia il successo di Offspring e Green Day con il fatto che la loro musica, essendo veloce, sia difficile da recepire e memorizzare?
Guglielmi : Per via della melodia : i Green Day sono un gruppo pop, e il "Come Out And Play" con il quale gli Offspring hanno sfondato è un pezzo dannatamente pop. Però anche la componente durezza non è affatto da sottovalutare, soprattutto in considerazione dell'età del fruitore-medio: i teen-agers vi si rispecchiano, è una sorta di valvola di sfogo della loro aggressività.

Max Stefani : Quindi il punk, in quanto musica di protesta e di disagio esistenziale, è lontano dalla mentalità e dai gusti dell'adulto.
Guglielmi : Beh, è normale che la maturità stemperi certi eccessi e che il punk rimanga un fenomeno sostanzialmente giovanile.

Max Stefani : Vedi la possibilità di un punk italiano che arrivi nelle zone alte delle nostre classifiche?
Guglielmi : Tutto può essere. Non credo, comunque, che un impegno anche notevole da parte delle case discografiche sarebbe sufficiente ad ottenere risultati analoghi a quelli di Nirvana e Green Day: dietro le loro vendite italiane c'è il "caso" creato dalle stratosferiche vendite americane, e quindi tutti , dai dj delle radio private ai direttori dei rotocalchi, si sono sentiti in dovere di fungere da cassa di risonanza alla "nuova moda" esplosa al di là dell'Atlantico. Nevermind o Dookie, altrimenti, non sarebbero mai approdati a Radio Dimensione Suono od ai palinsesti mattinieri della RAI, così come il povero Kurt Cobain, se non si fosse suicidato, non avrebbe mai avuto le prime pagine dei quotidiani. E' la legge del business.

Max Stefani : Ma esistono, qui da noi, gruppi sullo stile di Offsprings e Green Day ?
Gugliemi : Esistono, esistono. Molti cantano in inglese e non hanno quindi alcuna possibilità di essere ingaggiati da una major, ma ci sono anche ottimi interpreti di punk melodico in italiano che, oltretutto, portano avanti questo tipo di discorsi già da anni; citerei gli A.C.T.H. di Verona, che purtroppo pagano lo scotto di incidere per una etichetta indipendente orientata verso la dance, ed i Fasten Belt di Roma, il cui primo album targato Bmg uscirà in novembre. Mi piacciono entrambi moltissimo, come provano le ottime recensioni che ho sempre scritto per i primi e il fatto che dei secondi sono addirittura il produttore.



Max Stefani : Per concludere, a quale band della prima ondata punk paragoneresti i Green Day, e quali dischi consiglieresti di ascoltare ai loro estimatori ?
Guglielmi : Forse ai Buzzcocks, che pur essendo inglesi vantano lo stesso amore per il pop e lo stesso spirito ironico : chi ha apprezzato Dookie e il recentissimo Insomniac dovrebbe impazzire per "Another Music in a Different Kitchen", Love Bites o la straordinaria raccolta Singles Going Steady. E poi ai mitici Descendents, progenitori di tutto il pop-core, dei quali consiglierei Milo Goes To College.

Max Stefani: E gli Offspring ?
Guglielmi : La california dei primissimi anni '80. I Bad Religion, l'omonimo esordio degli Adolescents, Fear of Life dei CH3 o il live degli Shattered Faith faranno impazzire, pur non essendo registrati ugualmente bene, i fans di "Smash".

Max Stefani : Per i Rancid di…"And Out Come The Wolves", invece, il nome lo faccio io : Clash
Guglielmi : Ovvio. I Clash del primo lp, però, e soltanto sul piano strettamente sonoro : al di là delle evidenti contraddizioni, infatti, l'ensemble di Strummer e Jones ha avuto un peso che nessun altro potrà mai vantare, se non altro per il suo andare ben oltre i confini dello sterile e distruttivo nichilismo imperante nei giorni della prima ondata.

Max Stefani : Avresti nomi da suggerire a chi volesse approfondire la sua conoscenza del "nuovo" punk-rock?
Guglielmi : Moltissimi, anche limitandomi al solo punk più o meno melodico: NO FX, Pennywise, No Use For A Name, Jawbreaker, Queers, Bracket, New Bomb Turks, Racket From The Crypt, Tilt, Mr.T Experience, e potrei continuare a lungo. Come dicevo prima, il numero di gruppi in attività è davvero eccessivo : ti confesso che rimpiango un po' la prima ondata, quando seguire la scena nella sua interezza non era impossibile come oggi…