Max
Stefani : L'essenza originaria del punk era quella di una doppia
ribellione: alla società in quanto tale e al rock come istituzione
codificata dalle leggi di mercato. Per molti, Green Day e Offspring
si limitano a riproporre i cliché sonori e di facciata del punk
del '77. Secondo te, la musica di questi nuovi gruppi possiede qualche
valenza ribellistica ?
Guglielmi : Non come quella del 76/77: da allora, la società
ed il panorama musicale sono cambiati profondamente, e l'ipotesi di
una nuova "rivoluzione" punk, oltretutto portata avanti con
le stesse modalità sonore e di immagine di quella vecchia, mi
fa sorridere. E' comunque logico che i giovanissimi possano ritenere
"ribelli" band come Offspring o Green Day: solo che, rispetto
ai canoni di valutazione di noi ultratrentenni, il concetto di ribellione
è diverso, così come è diverso il contesto nel
quale questa ribellione viene espressa.
Max Stefani: Puoi spiegarti meglio?
Guglielmi : Per un ragazzino di quattordici anni, mostrare il
culo sul palco alla maniera dei Green Day è un gesto iconoclasta;
non può certo esserlo, invece, per i più anziani, che
nel corso degli anni hanno visto passare sotto i loro occhi le irriverenze
di Mick Jagger, l'ambiguità di Bowie, il pene di Iggy Pop, le
canne di Bob Marley, la strafottenza dei Sex Pistols, le creste dei
GBH
.
Max Stefani: Trovi scandaloso il fatto che il "nuovo"
punk goda dell'appoggio delle multinazionali ?
Guglielmi : No, per nulla. I Green Day non hanno nessuna ideologia
da portare avanti e nessuna logica indipendentista da fermare; mi sorprende,
invece, che i Rancid abbiano preferito restare fedeli alla Epitaph,
non vedo proprio quale reputazione avrebbero infangato accettando un
bel mucchio di dollari. La scelta di firmare o meno un contratto con
una major può avere un significato solo politico, visto che la
piena autonomia artistica dei musicisti è ormai una realtà.
Una major non cercherebbe mai di trasformare i Sonic Youth in emuli
della Electric Light Orchestra, e se decide di ingaggiare un gruppo
è solo perché crede nelle sue capacità di conquistare
una fetta di mercato.
Max Stefani: Il punk ,insomma, oltre a smettere di essere oltraggioso
è stato anche risucchiato dall'ingranaggio.
Guglielmi : A prescindere dal fatto che gran parte delle pietre
miliari del punk del '77 hanno visto la luce per etichette come Sire
e Virgin, che come filosofia mi sembrano più vicine ad una Reprise
o ad una Geffen che non ad una Alternative Tentacles o una Dischord,
non dimenticare che il punk non era solo oltraggio ma anche divertimento:
pensa ai Damned che si tiravano le torte in faccia, agli Stranglers
che andarono in tour con le spogliarelliste, ai Dickies che avevano
in repertorio cover accelleratissime dei classici dei sixties, ai Weirdos
che si vestivano in modo assurdo
La differenza sostanziale sta
nel fatto che il punk di vent'anni fa, pur non avendo mai scalato le
classifiche internazionali ma solo, ed entro certi limiti, quelle inglesi,
ha cambiato per sempre il rock; Offspring e Green Day, al contrario,
vendono milioni di dischi ma non modificheranno mai il corso della storia.
Max Stefani : Ne sei sicuro?
Guglielmi : Non ho il minimo dubbio. A metà anni '70 la
situazione generale era un'altra, e il punk rappresentò un vero
e proprio calcio in culo alla musica ed alle attitudini musicali dell'epoca.
Adesso non potrebbe mai accadere nulla del genere, visto che il "do
it yourself" è un dato acquisito, il cosiddetto underground
si trova in realtà alla luce del sole grazie all'appoggio di
tanti mezzi di informazione, ci sono centinaia di etichette indipendenti
e, soprattutto, il pubblico è abituato ad essere esposto a suoni
strani e sovversivi. Rispetto ai Nine Inch Nails, agli Helmet, a certe
forme di rap o persino ai Nirvana, quelle dei Green Day sono canzonette;
niente, al giorno d'oggi, potrebbe avere lo stesso impatto che Sex Pistols
e Clash hanno avuto su generazioni di ascoltatori cresciute a Genesis,
Yes o Santana.
Max Stefani : Insomma, non si può andare oltre.
Guglielmi : No, non è detto, ma è molto improbabile.
Oggi c'è troppa propaganda su tutto ciò che accade in
ambito musicale, le alternative sono alla portata di chiunque non viva
in un eremo: radio, fanzine, riviste, Video Music ed MTV, Internet,
l'informazione è addirittura eccessiva. Così come i gruppi
in attività.
Max Stefani : Non credi ci sia il rischio, per una critica musicale
composta per lo più di ultraquarantenni, di valutare il fenomeno
"nuovo punk" con una certa supponenza?
Guglielmi : Sicuramente sì, ma solo per quei giornalisti
che all'epoca disprezzavano il punk e che adesso, con la stessa boria
e puzza sotto il naso di allora, vogliono dare l'impressione di rimpiangerlo:
personalmente non ho mai detto né scritto che Offspring e Green
Day propongano musica di merda o che siano inutili, anche se ascoltandoli,cosa
che, sia chiaro, faccio con estremo piacere, avverto inevitabilmente
una sensazione di "deja vu". Per chiudere il discorso sulla
stampa, è ridicolo che si parli di punk-revival : il punk non
è morto nel 1982 per risorgere nel 1995, non ha mai smesso di
esistere; l'esordio discografico dei Green Day risale al 1989 e quello
degli Offspring addirittura al 1986, anche se nessuno dei critici che
oggi sparano cazzate a tutto andare se n'è accorto.
Max Stefani : Per cui il successo di Offspring e Green Day non
ha fatto altro che mostrare un qualcosa che già c'era
Guglielmi : Esatto. Hai idea di quante migliaia di dischi punk
siano stati pubblicati, soprattutto negli Stati Uniti, negli ultimi
dieci anni? Punk-pop, punk-garage, hardcore, un enorme circuito underground
con i suoi locali, le sue riviste, le sue piccole etichette. Come i
Nirvana hanno esteso al mondo intero il cosiddetto grunge, aprendo la
strada ai Pearl Jam od agli Smashing Pumpkins, così i Green Day
si sono tirati dietro i vari Offspring, Rancid e NOFX.
Max Stefani : E questo, in fondo, non piace: né alla stampa
"ufficiale", né ai musicisti da tempo in attività
che ora si vedono scavalcati in termini di successo e guadagni.
Guglielmi : In alcuni casi, probabilmente, è così.
Però non credo che Ian MacKaye dei Fugazi, per fare un esempio,
definisca Offspring e Green Day "gli Ugly Kid degli anni '90"
solo perché il suo gruppo non è altrettanto famoso : i
Fugazi sono indipendenti per libera scelta, e non hanno mai davvero
ricercato l'affermazione su vasta scala. Mi rendo conto che è
difficile crederlo, ma nel panorama rock attuale c'è ancora chi
non è disposto a sacrificare i propri ideali per la notorietà
di massa e preferisce accontentarsi dei consensi "di culto".
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Max Stefani : Credi che lo spessore culturale dei gruppi punk
di oggi sia inferiore a quello delle band del '77?
Guglielmi : Non penso che lo "spessore culturale" sia
un dato generalizzabile, la faccenda andrebbe valutata caso per caso.
Quel che posso dire è che i Ramones o i Sex Pistols, almeno a
mio parere, non avevano la più pallida idea di quanto sarebbero
stati importanti per l'evoluzione della nostra musica e di quanto i
loro confusi propositi di cambiare il mondo potessero davvero concretizzarsi.
Gli esponenti di quello che viene ora definito "Mc Donald's punk"
non vogliono fare la rivoluzione : vogliono solo suonare ed esprimere
gioie e frustrazioni che, essendo piuttosto piuttosto consuete, vengono
largamente condivise dal pubblico giovanile; per caso, e senza far nulla
per raggiungere questo obiettivo, si sono trovati al centro dell'attenzione
e come è ovvio accettano di buon grado ciò che il destino
gli ha offerto. Sono consapevoli del fatto che il loro trend verrà
soppiantato da un altro trend, ma ora come ora si godono la pacchia:
se vogliamo dirla tutta, dal punto di vista etico sono molto più
apprezzabili di tanti vecchi gruppi punk che oggi, dieci anni dopo lo
scioglimento, si riformano ed incidono dischi solo per sfruttare il
momento favorevole.
Max Stefani : Secondo te, l'evoluzione del punk marcia di pari
passo con la velocizzazione dei suoni?
Guglielmi : No, con la contaminazione con altri generi. L'ultravelocità
non è che una delle strade possibili.
Max Stefani : Come si concilia il successo di Offspring e Green
Day con il fatto che la loro musica, essendo veloce, sia difficile da
recepire e memorizzare?
Guglielmi : Per via della melodia : i Green Day sono un gruppo
pop, e il "Come Out And Play" con il quale gli Offspring hanno
sfondato è un pezzo dannatamente pop. Però anche la componente
durezza non è affatto da sottovalutare, soprattutto in considerazione
dell'età del fruitore-medio: i teen-agers vi si rispecchiano,
è una sorta di valvola di sfogo della loro aggressività.
Max Stefani : Quindi il punk, in quanto musica di protesta e
di disagio esistenziale, è lontano dalla mentalità e dai
gusti dell'adulto.
Guglielmi : Beh, è normale che la maturità stemperi
certi eccessi e che il punk rimanga un fenomeno sostanzialmente giovanile.
Max Stefani : Vedi la possibilità di un punk italiano
che arrivi nelle zone alte delle nostre classifiche?
Guglielmi : Tutto può essere. Non credo, comunque, che
un impegno anche notevole da parte delle case discografiche sarebbe
sufficiente ad ottenere risultati analoghi a quelli di Nirvana e Green
Day: dietro le loro vendite italiane c'è il "caso"
creato dalle stratosferiche vendite americane, e quindi tutti , dai
dj delle radio private ai direttori dei rotocalchi, si sono sentiti
in dovere di fungere da cassa di risonanza alla "nuova moda"
esplosa al di là dell'Atlantico. Nevermind o Dookie, altrimenti,
non sarebbero mai approdati a Radio Dimensione Suono od ai palinsesti
mattinieri della RAI, così come il povero Kurt Cobain, se non
si fosse suicidato, non avrebbe mai avuto le prime pagine dei quotidiani.
E' la legge del business.
Max Stefani : Ma esistono, qui da noi, gruppi sullo stile di
Offsprings e Green Day ?
Gugliemi : Esistono, esistono. Molti cantano in inglese e non
hanno quindi alcuna possibilità di essere ingaggiati da una major,
ma ci sono anche ottimi interpreti di punk melodico in italiano che,
oltretutto, portano avanti questo tipo di discorsi già da anni;
citerei gli A.C.T.H. di Verona, che purtroppo pagano lo scotto di incidere
per una etichetta indipendente orientata verso la dance, ed i Fasten
Belt di Roma, il cui primo album targato Bmg uscirà in novembre.
Mi piacciono entrambi moltissimo, come provano le ottime recensioni
che ho sempre scritto per i primi e il fatto che dei secondi sono addirittura
il produttore.
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Max Stefani : Per concludere, a quale band della prima ondata
punk paragoneresti i Green Day, e quali dischi consiglieresti di ascoltare
ai loro estimatori ?
Guglielmi : Forse ai Buzzcocks, che pur essendo inglesi vantano
lo stesso amore per il pop e lo stesso spirito ironico : chi ha apprezzato
Dookie e il recentissimo Insomniac dovrebbe impazzire per "Another
Music in a Different Kitchen", Love Bites o la straordinaria raccolta
Singles Going Steady. E poi ai mitici Descendents, progenitori di tutto
il pop-core, dei quali consiglierei Milo Goes To College.
Max Stefani: E gli Offspring ?
Guglielmi : La california dei primissimi anni '80. I Bad Religion,
l'omonimo esordio degli Adolescents, Fear of Life dei CH3 o il live
degli Shattered Faith faranno impazzire, pur non essendo registrati
ugualmente bene, i fans di "Smash".
Max Stefani : Per i Rancid di
"And Out Come The Wolves",
invece, il nome lo faccio io : Clash
Guglielmi : Ovvio. I Clash del primo lp, però, e soltanto
sul piano strettamente sonoro : al di là delle evidenti contraddizioni,
infatti, l'ensemble di Strummer e Jones ha avuto un peso che nessun
altro potrà mai vantare, se non altro per il suo andare ben oltre
i confini dello sterile e distruttivo nichilismo imperante nei giorni
della prima ondata.
Max Stefani : Avresti nomi da suggerire a chi volesse approfondire
la sua conoscenza del "nuovo" punk-rock?
Guglielmi : Moltissimi, anche limitandomi al solo punk più
o meno melodico: NO FX, Pennywise, No Use For A Name, Jawbreaker, Queers,
Bracket, New Bomb Turks, Racket From The Crypt, Tilt, Mr.T Experience,
e potrei continuare a lungo. Come dicevo prima, il numero di gruppi
in attività è davvero eccessivo : ti confesso che rimpiango
un po' la prima ondata, quando seguire la scena nella sua interezza
non era impossibile come oggi