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Dicevamo
del nome : THE CLASH. Una scritta così, tutta maiuscola, ha troneggiato
per anni sotto sotto il traffico sopraelevato della Westway, in Harrow
Road, al confine fra Notting Hill Gate e Paddington. Limitrofo a quella
zona di Londra compresa fra la stessa Notting Hill e Ladbroke Grove
che fu luogo di bohème giovanile su scala continentale tra fine
anni Settanta e inizio Ottanta. Perché prima lo era stata del
punk locale. Area di squat fin dai tempi dei freakettoni. E di interscambio
razziale fra visi pallidi e rasta. Per via della ganja. E del dub. Accadde
là qualcosa di speciale fra il 1975 ed il 1977. Un reciproco
travaso di culture, e suoni, e linguaggi. Fermo immagine : il Carnevale
caraibico di Notting Hill, 1976, come sempre nell'ultimo weekend di
agosto. Scontri aspri fra "indigeni" e polizia. Una sessantina
di arresti, 500 feriti. In mezzo al casino c'erano anche Paul e Joe.
A tirare mattoni. Una fotografia degli avvenimenti fu immortalata sul
retro copertina del prima album dei Clash. A un certo punto, che stesse
accadendo "qualcosa di speciale" lo intuì pure Marley.
Il grande Bob era a Londra, fuggito dalla Giamaica dopo essere scampato
ad un attentato. E vedeva e sentiva quello che capitava. Così
scrisse una canzone : Punky Reggae Party. In due parole : i diseredati
rasta erano fratelli dei diseredati punk. Guardare il colore della pelle
serviva solo a confondere le idee. E quando i Clash incisero la cover
di "Police and Thieves" di Junior Murvin, o chiamarono il
mitico Lee "Scratch" Perry a produrre "Complete Control",
intendevano la stessa cosa. Un concetto forte, generatore di un modo
di essere e di pensare, che in musica percepiamo ancora oggi ascoltando
dischi ormai distantissimi dal principio originario, siano essi di Basement
Jaxx o So Solid Crew. Il "groove" di Londra. Roba che non
si può dire più se sia bianca o nera. Semplicemente è. California, 1978. I Clash sono in studio per preparare il secondo disco "Give 'em enough rope". A casa del nemico: avevano cantato, e ancora cantavano, "I'm so bored with the USA". Pochi mesi prima erano stati in zona i loro "cuginetti" nichilisti Sex Pistols. E fu l'ultimo loro concerto. Il 14 gennaio al Winterland di San Francisco. Epilogo del punk,in un certo qual modo. Punk nel senso di caos.Come la volta che ad un concerto dei Clash, il 23 ottobre 1976 all'ICA di Londra, Shane MacGowan, futuro cantante dei Pogues, aveva mozzato con un morso il lobo dell'orecchio ad una ragazzina. O quando, subito dopo, i Clash avevano accompagnato i Pistols in giro per il Regno Unito nell'Anarchy Tour: più concerti cancellati per ragioni di ordine pubblico di quelli fatti. Joe Strummer stava cominciando a domandare, cantando "White Riot": "Prendi il controllo/o prendi ordini?" Beh,
adesso è tutto finito. Persino i ricordi sono definitivamente
congelati. I Clash non si sono più rimessi insieme. Né
potranno farlo in futuro. Meglio così, forse. Ci torneranno in
mente quei poster (gli sguardi un po' vacui e un po' sprezzanti, da
ribelli che chissà davvero avevano una causa) e quelle t-shirt
(la scritta battagliera, rossa, impudente), quei concerti (per la campagna
elettorale del PCI di Berlinguer nel giugno 1980, gratuiti) e quelle
canzoni. |
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