BILLY BRAGG and THE BLOKES
"England, Half English"(Cooking Vinyl - Aprile 2002)



Line Up :
Billy Bragg - Voce, Chitarre
Ben Mandelson - Vari strumenti a corda
Ian McLagan - Hammond e Pianoforte
Lu Edmonds - Vari strumenti a corda
Martyn Barker - Batteria e Percussioni
Simon Edwards - Basso




Come potrebbe interessare al mercato un signore intorno ai 45 anni, con un look assolutamente anonimo, che produce buona musica un po' "fuori stagione", e che addirittura scrive testi che hanno la presunzione di essere "normalmente impegnati" ? Come potrebbe essere inserita nella programmazione MTV una canzone come "Take Down The Union Jack" (il singolo del disco) ?
Il nuovo lavoro di Billy Bragg è passato, in Italia ma anche in Inghilterra, senza una degna campagna pubblicitaria, in assoluta sordina. Non sono questi i tempi in cui coerenza, impegno e contenuti fanno premio. Ma come sempre, quando la speranza sembra affievolirsi definitivamente, ecco lo scatto, il lampo di luce che rimette un po' le cose al loro posto. Ignorato per l'appunto dai mass media inglesi, il singolo "Take Down The Union Jack" è arrivato inaspettatamente al numero 22 delle UK Pop Charts, con passaggio TV a Top of The Pops per Bragg lo scorso 31 maggio.

Tutto questo grazie ad internet che ha divulgato massicciamente il brano, ed a un fittissimo passaparola fra i fan inglesi. Siamo così doppiamente felici di poter proporre l'ultima fatica di un artista che ha saputo come pochi (gli metterei vicino il grande Ken Loach per il cinema) descrivere amori e passioni della working class. Quadri di vita reale disegnati molto spesso con sola voce e chitarra : ora teneri e divertenti, ora emozionanti e rabbiosi, ma mai retorici e di "maniera".
"England, Half English" non è il miglior disco di Billy Bragg. Ma è un disco tecnicamente ben suonato (ormai rodatissima la collaborazione con The Blokes) e ben prodotto, nel quale spiccano tre-quattro brani che da soli varrebbero l'acquisto. E poi ci sono i testi, sempre ficcanti ed emozionanti. Un Billy Bragg per niente cambiato per quanto riguarda la proposta musicale (folk-pop- rock - spruzzate di soul e reggae) , forse il timbro della voce si è leggermente appesantito, ma il cervello si muove sempre con agilità e con l'intelligenza che ha storicamente contraddistinto la carriera del folk singer inglese.

Le prime due canzoni "St.Monday" e "Jane Allen" sono il brillante inizio del disco : la prima una pop-song tonica che invoca il recupero del tempo libero e la riduzione dell'orario di lavoro, la seconda dall'andamento leggermente reggae nella quale si toccano, ironicamente, temi sentimentali.
Con "Distant Shore" vengono raggiunti livelli compositivi importanti. Una ballata intensa in classico stile Bragg, che parla senza retorica degli immigrati e dei loro tormenti. Segue la title track "England, Half English" che irrompe con un mix di sonorità alla David Byrne ( fiati balcanici, tex-mex, maghreb) tese a sottolineare ed a rappresentare il concetto di multirazzialità e di Inghilterra meticcia (half english), poi l'esplicita "NPWA" (No Power Without Accountability- Nessun Potere Senza Responsabilità), diretta e senza compromessi, con l'accusa ai membri dei vari WTO-IMF…che nessuno ha mai eletto, burocrati senza rappresentanza popolare. Arriviamo così alla bellissima "Some Days I See The Point", che emoziona sulla linea coinvolgente di chitarra e basso, parlando di una vita da vivere su ritmi umani, senza pretendere l'impossibile da noi stessi.


Il singolo "Take Down The Union Jack" è un altro piccolo capolavoro compositivo strutturato semplicemente su chitarra-voce. Dice Bragg : ammainate la bandiera britannica, date un calcio alla storia e guardate con occhi lucidi cosa è oggi l'Inghilterra, un crogiuolo di razze e religioni. Prendete atto che tutto è cambiato, per sempre. Qui il disco sembra prendersi una pausa, con brani che non reggono il livello dei precedenti. "Baby Faroukh" (indo-pop solo simpatico), "Another Kind of Judy" (buona esecuzione ma niente di particolare), "Hell'Go Down" (chitarre cajun alla Daniel Lanois), e "Dreadbelly" (reggae francamente insipido). Le quotazioni risalgono con la finale "The Tears of My Tracks" bella ballata leggera e simpatica (sul modello Housemartins), un inno al tentativo di "svoltare". Nel caso specifico si parla, metaforicamente, di uomo che vende la propria collezione di dischi per fare spazio in casa ed aprire così le finestre, "rinfrescando" la propria vita.
Tutte le caratteristiche che hanno fatto grande Billy Bragg, sono rimaste intatte e le ritroverete nell'album. Abbiamo bisogno di musicisti e di dischi così. Per quanto ci riguarda non smetteremo mai di sostenerlo, per quanto possibile con i nostri mezzi, sia come artista che come uomo.

Mauro Zaccuri

Voto : 7

www.billybragg.co.uk