Atmosfera rilassata e ben predisposta all'interno del Rainbow in attesa 
          delle calde note dello ska. Quello delle radici per quanto riguarda 
          Aitken, quello impastato con molti altri generi quello di King Django.
          Buona presenza di pubblico (300 persone circa con buona rappresentanza 
          skinheads) per il "godfather" della musica ska.
          Intorno alle 22,30 entra la band che successivamente accompagnerà 
          Aitken nel suo show (con King Django alle tastiere) . Mezz'ora di ska 
          di buon livello, divertente e ben eseguito. 
          
          
        
          
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                King 
                Django  
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          Il 
          tempo di cambiare la strumentazione ed entra King Django con 
          la sua band. Approccio decisamente più grintoso ed attitudine 
          punk che emerge sin dal primo pezzo. Basso, chitarra e batteria per 
          un concerto che propone reggae bianco e ragga con disinvoltura e professionalità. 
          Qualche problema con un paio di stonati fra il pubblico provocano forte 
          irritazione in King Django che, visibilmente infastito, prosegue a suonare 
          in un susseguirsi di "fuck" distribuiti un po' ovunque. I 
          brani eseguiti provengono sia dal precedente "Roots and Culture" 
          sia dall'ultimo "Reason"; in particolare buona l'esecuzione 
          di "Kick it Out". Nonostante il nervosismo, una buona esibizione.
          
          
        
          
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          Chi 
          invece non ha avuto assolutamente problemi con il pubblico, è 
          l' "incredibile" Laurel Aitken, il 75enne padrino dello 
          ska. 
          Breve ma necessaria biografia :
          Nato nel 1927 a Cuba e poi trasferitosi a Kingston in Jamaica, Aitken 
          è emigrato in Inghilterra negli anni '60 portando con se le musiche 
          caraibiche. Con Chris Blackwell e la sua Island Records introduce la 
          musica ska nel Regno Unito, e fonda a Brixton la comunità giamaicana. 
          Molti dei classici di Laurel Aitken ("Jesse James", "It's 
          too late", "Pussy Price") vengono scritti in questo periodo. 
          Oltre allo ska suona rocksteady e reggae mantenendo viva la fiamma dello 
          ska in England. La "new wave" della 2-Tone alla fine degli 
          anni 70, rilancia l'immagine e la l'importanza storica di Aitken, che 
          diviene il punto di riferimento delle giovani band inglesi. Successivamente 
          ha realizzato diversi dischi con la brillante ska-band inglese dei Potato 
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        Venendo 
          al concerto si deve subito dire dell'aria di grande festa immediatamente 
          creata dalla simpatia contagiosa di Laurel Aitken. Grande roots-ska, 
          grande professionalità, impossibile restare fermi. La band supporta 
          in modo convincente il "grande vecchio" che , a dispetto dell'età 
          , modula con esperienza e sagacia la propria voce. Una dopo l'altra 
          le canzoni scivolano via con grande partecipazione del pubblico sotto 
          il palco. Arrivano di seguito hits come "Boogie in my Bones", 
          "It's too late", "Jesse James" e la travolgente 
          "Skinhead Train" vero e proprio inno skinhead , un classico 
          cantato da tutti i rudeboys presenti.
          Buono il lavoro della sezione fiati e di quella ritmica , ci si muove 
          tutti al ritmo di un sound irresistibile.
          Al termine del concerto durato circa 50 minuti andiamo convinti da Laurel 
          a stringerli la mano. 
          Bella serata, si esce nella pioggerella milanese con il ritmo giusto. 
          
          
          Mauro Zaccuri