Parliamo di rock. E lasciamo stare tutte le etichette. Non ci sono adesivi
da appiccicare sulla pelle di "Quello che non c'è", l'ultimo
lavoro degli Afterhours di Manuel Agnelli.
Certamente meno beffardo ed ironico rispetto ai precedenti , e dalla forma
canzone più dilatata e meno pop, questo disco rappresenta a nostro
avviso il miglior lavoro di sempre della band milanese, mai così
coesa. (nessun loro album realizzato finora ci ha convinto come in questo
caso).
Agnelli e soci escono alla scoperto e scavano profondamente dentro e fuori,
buttandosi nelle pieghe dell'anima e nelle crude e spietatamente dolorose
realtà dei nostri tempi.
In questo percorso incontrano il privato ("Ritorno a casa",
"Bye Bye Bombay") ed il pubblico ("Sulle Labbra").
Lasciamo stare anche discorsi tipo "l'album politico degli Afterhours
".
Quello di cui stiamo parlando è l'essenza del rock nudo e crudo
dove convivono rabbia, impotenza, dolcezza, estasi. Un rock di grande
livello che si manifesta da subito nella splendida ballata elettrica "Quello
che non c'è", lucida e spietata analisi dei nostri tempi,
la perdita dell'anima e forse della speranza. A chi dobbiamo credere,
a cosa dobbiamo credere ? Sia "maledetta" la sensibilità.
Dopo l'abbandono di Xabier Iriondo il lavoro delle chitarre è tutto
sulle spalle di Agnelli, che gestisce bene le atmosfere elettriche a tratti
irregolari, come nella intensa "Bye Bye Bombay".
Arriva il superbo singolo "Sulle Labbra", che con la sua atmosfera
post-punk ci racconta della sofferenza nel vedere il degrado del proprio
paese, nel quale "disobbedire acquista un senso in più".
Seguono "Varanasy Baby" dall'incedere vagamente psichedelico
ed il rock deciso di "Non sono Immaginario".
L'intensa ballad "La gente sta male" mette in risalto l'intensità
della interpretazione vocale di Agnelli, e mette il dito nella piaga.
Una piaga chiamata normalità ed omologazione (da TG4 aggiungiamo
noi per capirci); "inseguendo ogni giorno la normalità, che
ci ucciderà" recita il testo.
L'energia di "Bungee Jumping", introduce l'ottima "Ritorno
a casa", dove i ricordi dell'infanzia raccontano che "la luce
era diversa negli anni sessanta" (proprio vero Manuel..), mentre
l'attualità vede il riappropriarsi , dopo molto girovagare, di
pezzi importanti delle radici familiari : "è solo una stupida
villetta con uno sputo di giardino, ma sarà la prima cosa che comprerò,
quando sarò ricco".
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Dalla cassa della Jungle Sound di Milano alla ribalta nazionale. Gli Afterhours
meritano questo successo. Se avete a cuore le sorti del rock italiano
comprate questo disco.
Mauro
Zaccuri
Voto
: 8,5
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