Line
Up :
Dr Das - Bass and Programming
Chandrasonic - Guitars, Vocals
Sun J - Programming
Pandit G - Programming
Rocky Singh - Drums
Aktarvata - Vocals
Spex - Vocals
Riapre
il "conscious party" degli Asian Dub Foundation. Prodotto da
Adrian Sherwood ed arricchito dalle importanti collaborazioni di Ed O'Brien
(chitarra dei Radiohead) e di Sinead O'Connor, "Enemy of the Enemy"
fa registrare qualche differenza rispetto gli album precedenti.
Intanto non c'è più il vocalist Deedar (ed è una
perdita significativa), sostituito da due ragazzi del collettivo ADF,
Aktar e Spex. Poi il sound si rivela leggermente più variegato,
mentre i testi affrontano temi più globali e meno locali.
Intendiamoci, la formula dub-ragga-rock-hip hop-bhangra che ha determinato
il successo ADF, rimane una costante assolutamente presente anche in questo
lavoro. A questa matrice vengono però aggiunti elementi di novità
che , anche se con alterni risultati, hanno il merito di aprire spiragli
interessanti per il futuro della band.
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L'inizio della potente "Fortress Europe" rappresenta l'assalto
del Terzo Mondo alla fortezza Europa, "Rise to Challenge" è
vero ADF style con gli indo-riff chitarristici di Chandrasonic a tagliare
l'energico dub. Con "La Haine", che si rifà al duro film
francese "L'Odio" di Kassovitz, il sound diventa più
avvolgente, il basso corposo di Dr Das traccia l'intensa linea di un ottimo
pezzo in bilico fra dub ed hip hop. Segue la sorprendente (gli ADF non
hanno mai privilegiato forme melodiche così struggenti) e bellissima
"1000 Mirrors" un dub notturno cantato splendidamente da Sinead
O'Connor che racconta di violenze sulle donne e del loro desiderio di
riscatto e vera emancipazione. Un brano che speriamo possa rappresentare
un punto di riferimento per il futuro ADF (ottimo anche nel suo remix
in versione dancehall).
Appaiono invece meno riusciti episodi come "19 Rebellions" un
rap in portoghese (dedicato alle rivolte nelle carceri brasiliane) scarsamente
efficace, "Power to the small massive" che riprone senza mordente
formule conosciute ed anche la title track "Enemy of The Enemy",
il cui testo richiama la necessità "della grande potenza"
di individuare nemici da combattere; nemici un tempo amici ed ora demonizzati.
Meglio, molto meglio, brani come "Cyberabad" uno strumentale
elettro-dub avvolto da sonorità indiane, o l'hip-hop ben lavorato
di "2 Face".
Dopo 10 anni di attività gli ADF con "Enemy of the Enemy"
fanno intravedere segnali di cambiamento che potrebbero portare ad un
ulteriore salto di qualità della loro proposta musicale. Il loro
impegno sociale, le loro battaglie civili, la diffusione della musica
fra i giovani rimangono al centro del loro progetto di "community".
Per noi che li abbiamo sempre seguiti con grande interesse restano una
band eccellente con parecchie cose ancora da dire.
Mauro
Zaccuri
Voto
: 7
www.asiandubfoundation.com
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