BILLY BRAGG VOLUME 1

“ La voce rossa della Working Class inglese “

Correva l'anno 1984. Tra le emittenti torinesi che trasmettevano musica "decente", l'Inghilterra la faceva da padrone.In particolare ricordo gli Smiths, una band formidabile, che disse veramente qualcosa di nuovo sia a livello sonoro che a livello testi.
I Clash stavano esalando gli ultimi respiri della loro intensa esistenza: nel febbraio 1984, al Palasport di Milano, presenziai ad un loro concerto per la prima volta e poco importava se non erano nella formazione originale: c’era Joe Strummer a guidarli.
Ero in prima fila, pressato da un sacco di gente ben più grossa di me ( del resto è sempre stato così, essendo io non propriamente di statura adatta al basket ) e in uno stato emozionale al top, da buon diciottenne.

Lo so, lo so bene che i tre ragazzi presi in "affitto" per proseguire l'avventura Clash non erano all'altezza o forse - per meglio dire - troppo ingombranti erano le eredità di Jones e Headon. Le tre chitarre messe insieme non valevano quella di Mick, inutile stare a raccontare balle.
Però me li godetti ugualmente e tornai a casa gasatissimo.

Ma veniamo a Billy. Parallelamente agli Smiths, girava “It says here”, un suo brano tratto dal primo vero Lp che mi fulminò: cantato cockney, accento pesantissimo, voce potente e melodica nel contempo, chitarra elettrica suonata con rabbia mai udita da un solista. Mi sembrò tutto molto incisivo e diverso, così iniziai a collezionare ogni uscita del nostro eroe, aggiungendo un altro punto di riferimento alle mie passioni sonore.
Quando lessi i testi, compresi che Bragg poteva rappresentare i Clash in un solo uomo, con una maggiore coscienza politica, un grande sense of humour ed una sensibilità fuori dall'ordinario.
Tifosissimo del West Ham , la squadra della sua zona, commentò in una celebre frase : “ Se non avessi senso dell’umorismo non potrei tifare per gli hammers” -. Io potrei fare il medesimo commento per il mio Toro!!!
I Clash comunque furono realmente la scintilla di ispirazione per il nasuto di Barking, il quale citava anche i Jam tra i preferiti di sempre.
A differenza dei grandi Redskins, Billy non voleva isolarsi politicamente e non ebbe paura di “sporcarsi” le mani appoggiando i Laburisti, sostenendo che era meglio cambiare il sistema dal suo interno.
–“ I Redskins si chiusero in una stanza e cominciarono a verniciarne il pavimento di rosso, fino a trovarsi chiusi in un angolo”- con questa metafora Bragg, anni dopo il loro scioglimento, criticò l’ortodossia dei tre di York, accusandoli anche di poca autoironia e di essersi presi troppo sul serio.
Tuttavia, ebbero modo di suonare insieme alcune volte in benefit pro-minatori e Billy musicalmente dimostrò di apprezzarli molto, infatti la versione fornita dai Redskins della sua “Levi Stubb’s tears” gli fece dire: “ Dopo aver sentito questo brano eseguito da loro, non l’ho più cantata come prima “.

Questo cofanetto – è di questo che devo parlare in fin dei conti – è un must per coloro che possiedono tutto del buon B.B. e per coloro che non hanno nulla, ma lo hanno ascoltato e apprezzato in qualche circostanza.
Vi sono presenti i primi quattro album in confezione digipack con 3 cd di outtakes, perlopiù inediti (diverse cover molto intriganti) e 2 dvd live , tratti da concerti sparsi per il pianeta. Tra audio e video c’è di che esaltarsi.
Troverete inoltre un booklet con i testi dei quattro album ufficiali e alcune curiosità. Ordinando il box presso il sito dell’autore, se sarete tra i primi 500 fortunati (come me), lo avrete anche autografato.
Il fatto che sia intitolato “Volume 1” sta a significare che questa non è che la prima fase della carriera di Billy (dal 1983 al 1990) , dove il protagonista si è espresso prevalentemente con chitarra e voce.
Devo ammettere che prediligo questa formula, ma la sua seconda parte di carriera, con varie formazioni ad accompagnarlo (ad esempio gli americani Wilco, per gli album con i testi di Woody Guthrie oppure gli inglesi Blokes, con il tastierista Ian Mc Lagan ex Small Faces) lo ha completato artisticamente.
Tutto ciò per dire : attendetevi un secondo volume!!!
Volete canzoni d’amore? Volete testi intelligenti ed ironici? Volete musica rabbiosa? Volete politica nel senso più alto del termine?
Si piange, si ride, ci si incazza, si pensa (strana cosa in questi giorni insulsi, vero?) insomma, si vive.
C’è un po’ di tutto questo in Billy Bragg, benvenuti siano i neofiti.
Sconsigliato a beceri e fasci, non è roba per loro e non potrebbero comunque capire.
Vi fornisco una mia personale playlist , in ordine sparso:
MILKMAN OF HUMAN KINDNESS - A NEW ENGLAND – BETWEEN THE WARS - TO HAVE AND TO HAVE NOT - LOVERS TOWN REVISITED -
IT SAYS HERE - ISLAND OF NO RETURN - DAYS LIKE THESE - GREETINGS TO THE NEW BRUNETTE - THE HOME FRONT

“I WAS A MINER, I WAS A DOCKER, I WAS A RAILWAYMAN BETWEEN THE WARS…”


Torino, 11 marzo 2006 Alessandro Zangarini