GIVE ‘EM THE BOOT
A film by Tim Armstrong
(Dvd, Hellcat Records, Agosto 2005)


Bello scorcio sulla Hellcat Records in tour fra il 2000 ed il 2004 questo film realizzato da Tim Armstrong. Il vocalist dei Rancid, nonché proprietario dell’etichetta che fece uscire “Global a Go Go” di Joe Strummer nel 2001, ritrae le proprie band in concerto, alternando i filmati delle esibizioni dal vivo con immagini on the road (molte delle quali in b/n), fra spostamenti in pullman, artisti di strada, basket playground, kids debordanti, set acustici, punk rockers di diverse generazioni, 100 diversi tagli di capelli di quel grande di Lars Frederiksen (si va dal liscio, al gasato al moicano). Un film sanguigno, ed in alcuni punti anche emozionante quando ricorda in due-tre passaggi con sincera partecipazione la figura di Strummer.



La pellicola si apre infatti con le immagini dell’indimenticato Joe che si presenta insieme a Tim Armstrong dominando l’orizzonte dall’alto del cucuzzolo di un palazzo newyorkese : “Hellcat over the city!”. Erano, presumibilmente, i tempi belli della firma con Hellcat e del definitivo rilancio del rocker a livello internazionale.Poi il film diventa un potente succedersi di live act, dove i Rancid la fanno da padrone (11 pezzi su 26, compresa l’acustica “No Fun” filmata a Seattle con Iggy Pop, l’iguana dal fisico bestiale), e dove è comunque è possibile farsi un quadro delle migliori punk-band made in Hellcat, un’etichetta che annovera fra le sue fila diversi fra i gruppi da noi più apprezzati (anche se non tutti appaiono nel film, basti pensare ad Hepcat, King Django, Pietaster...).



Oltre ai citati Rancid che eseguono fra le altre una gagliarda “Maxwell Murder” con virtuoso solo del bassista Matt Freeman e l’ottima “As Wicked”, ci hanno colpito le performance dei Tiger Army (vigoroso il show), dei bravissimi Nekromantix con il loro psycobilly annegato nel punk-rock (indimenticabile il contrabbasso a forma di bara!), degli Slackers di Vic Ruggiero (si parla di ska a livelli eccelsi), del punk abrasivo sul modello Black Flag di Roger Miret and The Disasters , dei Dropkick Murphys, alfieri del folk-punk e veri propulsori di energia, dei Lars Frederiksen and The Bastard. Magari non particolarmente interessanti nel sound ma dominanti in scena grazie al loro stagionato vocalist Duane Peters, un personaggio notevole che deve averne viste e fatte di ogni tipo, sono gli US Bombs davvero dei “real punk rockers”.



Joe Strummer è presente con la memorabile “Rudie Can’t Fail” eseguita dal vivo a Londra, alla Brixton Academy il 24/11/2001. Ma ci sono altre due occasioni, come detto, nelle quali viene reso omaggio a Joe: la prima riguarda la partecipazione dei Rancid (c’erano anche Jim Jarmush e Steve Buscemi) alla realizzazione del vivace murale raffigurante Strummer dipinto vicino al Niagara Club di New York (112 Avenue, East Village), che poi sarà al centro del video di Redemption Song; la seconda è una versione,senza immagini, di “Minstrel Boy” sulla quale passano i titoli di coda ed anche un elenco di personaggi scomparsi negli ultimi anni (compresi i tre Ramones : Dee Dee, Joey, Johnny). Quasi alla fine del pezzo Joe con i suoi Mescaleros riappaiono dal vivo. Sono solo dei frammenti in bianco e nero, brevi movimenti di un grande rocker rigenerato che guida di nuovo sicuro, dopo aver superato le tenebre.
Poche immagini si diceva, ma sufficienti a farti chiedere : Perché ?? .

Mauro Zaccuri