25 Aprile 2005. Sessantesimo anniversario della Liberazione. Il tempo
inclemente costringe gli organizzatori a spostare le manifestazioni
previste da Casa Cervi al “Fuori Orario”. Ieri c’è
stato il prologo con un memorabile concerto che ha visto la partecipazione
dei Clampdown e dei Gang. Oggi, il clou, previsti: Fratelli di Soledad,
Assalti Frontali e Banda Bassotti. Con Fulvio becchiamo la Banda mentre
arriva al locale dopo la visita al Museo Cervi, in un attimo siamo dentro
al furgone rosso con David, Picchio e Sigaro per un’intervista
volante…quella era la previsione ma poi…
Devil: la Banda Bassotti in concerto in un luogo simbolo per la Resistenza,
parliamo della zona di Reggio Emilia. L’anno scorso il concerto
si tenne a Casa Cervi e non esagero se affermo che il pubblico intervenuto
ando’ letteralmente in visibilio. Quest’anno siete di nuovo
qui, in un clima un po’ particolare viste le recenti polemiche
sul ruolo dei Partigiani e sulla voglia di revisionismo crescente, voi
essendo una Band estremamente politicizzata con un background culturale
ben definito che ne pensate?
Stè: Si, che ne dite di questo progetto, che va avanti da un
pezzo, che tende a mettere sullo stesso piano i repubblichini ed i Partigiani?
Sigaro: bisogna evidenziare una serie di punti. Il 1° è che
vogliono riscrivere la storia a loro uso e consumo. Il 2° è
che il 25 aprile è la festa della Liberazione d’Italia
da parte dei partigiani che hanno anticipato gli alleati i quali si
sono fatti vedere quando quasi tutte le città erano già
state liberate dai combattenti per la libertà contro l’oppressione
nazi-fascista. Oppressione che è bene ricordare, ha lasciato
sulla sua strada morti, povertà, lutti, inaudite crudeltà
che già si erano vissute nel periodo del ventennio. Ma che con
la repubblica sociale di Salò, sono diventate se possibile, ancora
più atroci, drammatiche e feroci. Per quanto riguarda lo scorso
anno, è vero, c’è stato un afflusso di persone incredibile.
Credo sia normale però in queste zone perché la ricorrenza
del 25 aprile è molto sentita da tutta la popolazione, in questi
posti i fascisti hanno fatto tanti, troppi morti. Non dimentichiamo
poi che proprio in questi luoghi ci sono state le prime rivolte dei
contadini. I fasci di combattimento sono stati creati proprio per contrastare
i contadini che chiedevano la terra, il pane, insomma di lavorare!
David: Sono d’accordo, non si possono assolutamente equiparare
i combattenti partigiani con i repubblichini. L’Italia si è
liberata da quelli della repubblica di Salò e dai nazisti. Non
si può far festa tutti insieme, non è possibile. La storia
ci dice che la repubblica di Salò e chi vi aderiva erano con
i nazisti di Hitler, non si possono festeggiare sia gli oppressori sia
gli oppressi!
Picchio: Dico una cosa che in tempi di buonismo imperante può
non piacere, ma è quello che penso. Si poteva fare anche di più
per liberare l’Italia, una volta per tutte, dai fascisti. Purtroppo
pare che per tutta una serie di questioni politiche non sia stato possibile.
Prima stavo parlando con Nadia Cervi (una delle nipoti dei sette fratelli
Cervi n.d.r.), era pienamente d’accordo che il tentativo di equiparare
fasci e Partigiani è intollerabile e inaccettabile. Non ci stiamo.
Non è possibile mettere sullo stesso piano l’aguzzino e
la vittima. Possono tentare di trovare delle giustificazioni per capire
chi ha scelto di stare dalla parte dei nazisti, ciò non toglie
che stavano dalla parte degli oppressori. Possono riscrivere la storia
come gli pare, tanto la storia l’ hanno sempre scritta i vincitori,
ma la verità resta la verità.
Sigaro: E’ uno dei tanti tentativi che stanno facendo per convincerci
che siamo tutti fratelli, che le cose vanno bene per tutti. Non è
così! L’operaio oggi è in una condizione che peggiora
giorno per giorno e c’è chi invece sta bene ed ha quindi
tutto l’interesse a far passare un clima d’amicizia e fratellanza
che serve per nascondere il conflitto sociale che invece c’è.
Un esempio banale: dicono abbiamo tutti il telefonino, ma 10 anni fa
io il telefonino non l’avevo e il padrone aveva un palazzo, oggi
lui ha 10 palazzi e l’operaio con il telefonino non arriva alla
fine del mese!
Stè: Tra i temi portanti dei vostri pezzi vi è il riferimento
ad operai, contadini, minatori… a mio avviso, c’è
la mancanza di comprensione di una classe operaia allargata. La percezione
di classe non è più intesa come un tempo, oggi secondo
me, la definizione di classe operaia attiene a tutto il mondo del lavoro
dipendente, salariato, anche i pubblici dipendenti.
Picchio: Sono d’accordo. Tutti quelli che lavorano sotto padrone,
qualsiasi sia il padrone. Addirittura, possiamo allargarci fino a comprendere
in questa accezione allargata, una parte di imprenditori, non c’
è preclusione, anzi. Se uno ha un’attività e dei
dipendenti, ma li tratta bene, non calpesta i loro diritti, rispetta
la loro dignità, come da queste parti succede un po’ da
sempre, è un imprenditore con il quale si può accettare
di dialogare. Prendo ad esempio il vecchio Olivetti che può essere
considerato il prototipo di imprenditore con cui la classe operaia,
nel senso che dicevamo prima, può confrontarsi e dialogare per
costruire qualcosa insieme.
David: Son d’accordo sull’allargamento di concetto di classe
operaia così come avete detto, però la Banda nelle sue
canzoni parla della realtà che conosce meglio. Nella vita ognuno
fa il proprio percorso e la banda per sua scelta conosce di più
la realtà dei lavoratori sfruttati, dei manovali, intesi come
coloro che fanno lavori manuali. Questo è quello di cui parliamo
nei nostri pezzi. Considera che tra noi impiegati… beh ce n’è
pochi, non è che vogliamo ghettizzare, anzi penso che l’impiegato
oggi sia equiparabile al contadino di 50/60 anni fa. Noi conosciamo
meglio altre realtà ed in fin dei conti le canzoni parlano di
noi e delle nostre esperienze.
Stè: Capisco, però io ho fatto questa osservazione proprio
perché mi sento un po’ privilegiato in quanto dipendente
pubblico, anche se trovo un’assonanza completa con le storie che
voi cantate, in quanto sono convinto che chiunque ha un lavoro dipendente
vive sulla propria pelle lo sfruttamento.
Devil: Per tornare al tema di prima, stamattina a Reggio Emilia il presidente
della Regione (diessino) nel suo discorso ha parlato del 25 aprile come
di una festa di tutti. Ovviamente io non condivido. Poiché è
una festa “partigiana” e proprio per questo è di
parte a va difesa la posizione degli Antifascisti…
David: ma la festa di tutti c’è già ed è
il Natale, ci sono pure i regali…
Picchio: non dimentichiamo che per tanti anni, e credo tuttora, per
molte persone il 25 aprile è stato un giorno di lutto. Beh, continuino
a rispettare il loro lutto finché esistono, poi quando un bel
giorno non ci saranno più smetteranno di essere a lutto. E’
un evento improbabile, ma chi lo sa, la speranza è sempre l’ultima
a morire…
David: come sapete, noi abitiamo tutti a Roma e la realtà dei
D.S. di qua non la conosciamo molto bene, però credo che siamo
d’accordo che sotto certi aspetti, il centrosinistra è
uguale al centrodestra. Ieri sera ad esempio, c’è stata
tutta questa polemica sul concerto che abbiamo tenuto a Modena, con
A.N. ed il centrodestra che addirittura ci accusava perché le
nostre canzoni inciterebbe alla violenza. I D.S. in questo caso sono
intervenuti per difenderci e difendendo noi indirettamente hanno difeso
il 25 aprile, i valori che questa giornata rappresenta. La lettura di
quel che è successo a Modena ci porta a dire innanzi tutto che
c’è qualche differenza tra centrodestra e centrosinistra,
e poi che in una realtà in cui i D.S. hanno il 70% i fascisti
sono pochi, ma soprattutto che la base dei D.S. ha un sentire diverso
rispetto ai gruppi dirigenti sul significato da attribuire al 25 aprile.
Se così non fosse ieri avremmo trovato polizia, carabinieri,
esercito e non avremmo suonato.
Devil: invece c’era solo il popolo dei Bassotti e tanta gente
che inneggiava ai valori della Resistenza. Ma ieri sera voi avete suonato
con gli STORMY SIX, che emozioni avete provato a condividere il palco
con una band che rappresenta pezzo di storia di certa musica?
Picchio: … bella storia! È un’emozione che posso
paragonare solo a quella di quando mi sono nati i figli! Si, perché
sono canzoni e storie che ti senti dentro da una vita, canzoni e storie
che fanno parte di te. Io non pensavo neanche di riuscire a vederli
dal vivo perché hanno smesso circa 20 anni fa, ritrovarsi addirittura
insieme su un palco e suonarci insieme è qualcosa di indescrivibile,
cazzo, poi hanno suonato quasi tutto “un biglietto per il tram”,
ho provato quasi le stesse sensazioni che ho provato a parlare con Nadia
Cervi.
Sigaro: Il contributo degli Stormy Six, cioè di chi è
più anziano di noi, anche se pure noi siamo abbastanza attempati,
è stato importantissimo per ricordarci che già da tempo
è in atto il tentativo di ricondurre la festa della Liberazione
ad un generale “volemose bene”. Bisogna sempre tenere presente
che subito dopo la fine della guerra molta gente che stava dalla parte
dei fascisti è stata reintegrata nei posti che ricopriva durante
il regime. Ed è bene ricordare che gli operai che manifestavano
per difendere e, possibilmente, ampliare i propri diritti si trovavano
di fronte la polizia comandata da questi ceffi. Insomma, diciamoci la
verità, il potere lo ha sempre avuto la stessa gente, gli operai
non l’ hanno mai avuto.
Devil: chi lavora non ha mai comandato in nessuna parte del mondo. Voi
avete esperienza di altre realtà in altre parti del pianeta,
posti in cui si vivono delle realtà simili o peggiori rispetto
alla nostra, cosa dite in merito?
David: Nel mondo il pensiero dominante non è quello dell’uguaglianza.
Noi siamo servi di certi grandi signori che stanno in america…
Sigaro: mi pare che qualcuno ha detto che uguaglianza è un termine
ormai desueto, un certo Rutelli mi pare…
Stè: lascia stare Rutelli, mi viene da vomitare solo a sentire
l’odore di cicoria…
Picchio: … e poi tifa per la Lazio!
Stè: lasciamo perdere. A proposito di collaborazioni, abbiamo
parlato degli Stormy Six, parliamo dei Fratelli Severini – GANG-
Io devo molto a loro, è attraverso un loro pezzo che ho conosciuto
la Banda Bassotti e me ne sono innamorato. Dopo il disco “Bella
Ciao”, visto il grande affetto e la stima che c’è
tra voi, si può sperare nella possibilità che facciate
un disco o che in futuro vi si possa rivedere insieme?
Sigaro: ci potrai rivedere insieme davanti all’INPS, e tra poco
pure…
Picchio: si, perché dovremo lottare insieme per farci dare la
pensione, perché i contributi sono pochi ma gli anni continuano
ad aumentare…
Sigaro: tutto questo per dire che anche da vecchi non smetteremo di
rompere i coglioni insieme…
David: già, pure Marino (Gang) ormai ha scelto la nostra stessa
strada. E’ un rompicoglioni di professione, lui e Sandro (Severini
– The Gang) continuano con le loro chitarre a cantarle sempre
più incazzati…
Picchio: sul palco penso sicuramente ci ritroveremo per qualche iniziativa
di quelle toste, che meritano, come ultimamente è successo a
Milano. Relativamente ad eventuali progetti musicali chissà…
è sempre tutto in continua evoluzione e non si può escludere
nulla.
Stè: dopo l’uscita del cd “Asì es mi vida”
si è detto che la Banda Bassotti si era svenduta…
Picchio: No, no, noi non ci svendiamo. Succede che a volte prendiamo
di meno o addirittura niente ma questo lo decidiamo noi. Decidiamo noi
per chi e per cosa suonare gratis. Ma non facciamo sconti, non mettiamo
in giro notizie false e tendenziose! (ride per la battuta)
Sigaro: (fa il compare a Picchio) i saldi ancora non sono iniziati!
Stè: O.K. Niente saldi. Chi vuole la Banda la paga a prezzo pieno.
Ma tornando a noi, si diceva che i Bassotti si erano, come dire, ammorbiditi,
ma mi sembra che con gli ultimi due cd abbiate casomai confermato il
contrario. “Amore e Odio” per me è uno dei più
bei dischi che abbiate fatto in assoluto. Alla luce di questo, cosa
rispondete a chi vi criticava?
Picchio: Che da quando non facciamo sconti a nessuno i dischi sono diventati
più belli, ah, ah, ah. Sto scherzando, io non mi intendo di musica,
non ci capisco, io sono er Picchio…
Stè: allora la risposta tocca a David..
David: Io penso che noi siamo sempre gli stessi, sono passati gli anni
fisicamente, ma noi per il resto siamo uguali a prima. Ma d’altra
parte queste critiche sono cicliche ad esempio si diceva anche dei CLASH
che si erano svenduti, i GANG si sono svenduti (addirittura hanno scritto
un pezzo “The gang is not for sale!”) ora pure la Banda
si è svenduta. Questo è cinismo allo stato puro. Io penso
che fare le cose che facciamo noi, questo lavoro, è duro. A volte
può capitare di prendere decisioni importanti, difficili e sofferte
che spesso la gente non capisce ed allora è facile accusarti
di esserti svenduto. Se devo essere sincero più ci penso più
non riesco a capire in quale caso siamo venuti meno al nostro modo di
essere… però tutto sommato finché si parla della
Banda, va bene anche questo.
|
Stè: hai citato i Clash… ho letto da qualche parte che
qualche tempo fa avete incontrato Joe Strummer in Giappone e che avevate
in previsione un lavoro insieme…
David: no, la cosa è andata diversamente. Gli ultimi 2/3 dischi
nostri abbiamo tentato di contattare Strummer per avere una sua collaborazione
artistica, gli abbiamo spedito i nostri cd, però tieni presente
che non era facile trovarlo, Joe era sempre in giro per il mondo. Poi
è successo che l’abbiamo incontrato a Tokio al Fuji Rock
ed appena ci ha visto ha cominciato a canticchiare “Carabina 30-30”,
segno che aveva ricevuto i dischi, poi purtroppo dopo un paio di mesi
è morto e quindi non se ne è fatto più niente.
Picchio: a quanto dice Koichi, lui avrebbe accettato di fare qualcosa
in collaborazione con noi…
Sigaro: si, sicuro una comparsata con la Banda Strummer l’avrebbe
fatta.
David: ora per esempio, a noi interesserebbe fare qualcosa con Zach
de la Rocha, l’ex cantante dei Rage Against the Machine…
speriamo non muore pure lui!
Devil: piuttosto bisognerebbe sapere che fine ha fatto, non se ne sa
più niente. Ma visto che abbiamo qui la colonna portante della
Banda Bassotti – Sigaro, David e Picchio – voglio chiedervi
del pezzo “Amore e odio”che oltre ad essere molto bello,
mi ha particolarmente colpito. Il contenuto è chiarissimo ma
visto che tu, David, sei stato in Palestina, vuoi dirmi come è
nato il testo?
David: la Palestina è uno di quei posti tipo il Kurdistan, i
Paesi Baschi ed altri simili, dove la vita umana vale molto poco, anche
l’Italia, se pensi in particolare a certe zone del sud, dove non
c’è una guerra, almeno così come vengono intese
le guerre, ma c’è sicuramente un conflitto. Sono quelle
infinite situazioni di violenza dove chi paga è sempre l’ultimo,
il poveraccio ma questa è la solita vecchia storia di sempre.
Laggiù, palestinesi ed ebrei, sono quelli che pagano il prezzo
più duro. La canzone nasce da un racconto fattomi da un giornalista
che un giorno ha scattato una foto ad una ragazzina in un campo profughi.
A distanza di qualche anno siamo andati in Palestina insieme, io mi
sono diretto verso Ramallah, mentre lui è andato in quel campo
profughi dove anni prima aveva vissuto presso la famiglia di quella
ragazzina. La famiglia l’ ha trovata, ma la ragazzina della foto
no. Che era successo? Era successo che la ragazzina, diventata donna,
era stata la prima donna kamikaze a farsi saltare in un mercato israeliano.
Immagina quanto possa colpire la sensibilità di una persona un
episodio simile. Premetto che noi siamo a favore della liberazione del
popolo palestinese, pensiamo che la soluzione migliore sia due popoli
due stati. Devono avere entrambi una terra su cui vivere, gli ebrei
per tutto quello che hanno passato e per quei sei milioni di morti che
i nazi-fascisti hanno gasato. E’ vero che si sono costruiti uno
stato su una terra che non era loro, però ripeto, l’unica
via d’uscita è la convivenza pacifica e non l’annientamento
di un popolo o di un altro. Lo so che non è facile, in particolare
finché ci sarà Sharon da una parte ed Hamas dall’altra
sarà difficile trovare un modo di coesistenza pacifica, anzi
credo che proprio non ci sia la volontà di trovare un modus vivendi
comune. Io pensavo, qualche tempo fa, che nell’arco di 10 anni
sarei tornato a Ramallah atterrando sul suolo dello stato di Palestina,
purtroppo non credo che i tempi saranno questi anche perché ultimamente
Sharon si è rimangiato molte delle aperture che sembrava disposto
a fare e quindi la situazione è tornata ad essere quella di sempre.
Devil: io credo che non ci sia molto da essere ottimisti sull’evolversi
della situazione, anche perché mi pare che al di là delle
posizioni di chi comanda, la popolazione sia molto coinvolta…
David: Si, sono d’accordo. Anche perché quando c’era
Arafat che era il leader riconosciuto da parte di tutti i palestinesi
riusciva a mediare tra le varie posizioni. Oggi che non c’è
più lui, si fanno sempre più insistenti le voci che già
sentivo quando io ero a Ramallah. Sai si diceva che tra le varie fazioni,
ed all’interno della stessa dirigenza dell’O.L.P., vi fossero
delle grandi spaccature dovute, pare, a corruzzione e spartizione di
soldi. Invece Hamas, ha utilizzato i fondi che riesce a raccogliere
per costruire scuole, ospedali, case ecc. acquisendo così grande
credito e consenso tra la popolazione a scapito delle fazioni più
moderate dell’ O.L.P., anche se tutti tendono allo stesso scopo:
la libertà del popolo palestinese. So bene che Hamas viene accusata
di far parte del fronte degli integralisti islamici, ciò non
toglie però che l’aiuto portato alla popolazione è
fondamentale. Voglio aggiungere che io non mi riconosco nella cultura
degli integralisti, non fa parte del mio mondo, culturalmente sono lontano
mille miglia, ma da quello che ho avuto modo di vedere, Hamas ha accresciuto
il proprio peso politico all’interno della popolazione palestinese
e questo mi convince sempre di più che finche sarà così
da una parte e Sharon dall’altra, la pace resterà una chimera.
La canzone “amore e odio” è nata da tutte queste
considerazioni, cioè, non volevo sposare una posizione netta,
certamente sono a favore del popolo palestinese, ma anche gli ebrei
sono stati marchiati a fuoco sulla carne dai nazi-fascisti, oggi loro
lo fanno ai palestinesi…la storia si ripete!
Devil: a me il pezzo piace perché mantiene quell’equilibrio
di cui parlavi tu, e poi perché racconta una storia “partigiana”,
infatti secondo me i partigiani erano un po’ dei kamikaze perché
affrontavano un esercito potente con armi spesso inadeguate…ma
avevano coraggio da vendere ed ideali da difendere a denti stretti.
Picchio: in comune c’è soprattutto il fatto che a spingere
gli uomini e le donne verso scelte estreme è la disperazione…
Fulvio: esatto, sono storie disperate, ed è avvilente pensare
che una persona debba farsi saltare in aria per poter dar voce alla
propria aspirazione alla libertà!
David: io spero che in tempi brevi non sia più necessario che
una ragazzina di 16 anni si faccia saltare in aria in un supermercato
o che gli israeliani sparino contro gli asili. Veramente mi auguro che
si arrivi ad una soluzione pacifica senza che ogni giorno ci siano morti
innocenti dall’una e dall’altra parte. D’altra parte
se noi pensiamo che in campo israeliano vi sono dei giornalisti coraggiosi,
pochi, che chiedono una pace giusta. Ci sono soldati che rifiutano di
sparare alzo zero sui civili, beh qualche speranza ce l’abbiamo.
Certo sono pochi ma hanno coraggio. Per tornare a cose futili, parlavamo
del cantante dei RATM, uno che negli USA dice di essere comunista. Una
manifestazione di 20 pacifisti in Israele ha una valenza diversa rispetto
ad esempio alla manifestazione di 5.000 persone stamattina a Roma. Perché
comunque quello è un paese in guerra, la gente va al supermercato
a fare la spesa con il mitra, e non è una battuta. Voglio aggiungere
anche il ruolo insignificante delle organizzazioni internazionali che
nel contesto medio-orientale fanno proprio ridere, l’ONU, Sharon
se ne frega dell’Onu, l’unico che può riuscire a
farsi sentire con Sharon è Bush, e questo è preoccupante…
Stè: secondo te passeranno molti anni per trovare una soluzione
pacifica la conflitto israelo-palestinese. Non pensi però che
di problemi simili, in condizioni diverse, nel mondo ce ne siano a non
finire?
David: Senz’altro. Prendi ad esempio i Paesi Baschi. Dopo la nascita
dell’Europa, pare che non esistano più. Siamo al ridicolo,
laggiù in conflitto continua certo in modo diverso rispetto a
qualche anno fa, perché i baschi hanno capito che lo scontro
frontale con lo stato spagnolo sarebbe stato perdente proprio in considerazione
della politica europea ed anche per la parvenza di soluzione della situazione
nord-irlandese. Però il conflitto c’è anche se nessuno
ne parla, anzi, ne parla Kossiga….
Picchio: se ne è parlato dopo le bombe sui treni dell’
11 marzo, perché qualcuno voleva strumentalizzare a proprio favore
quel barbaro attentato, e così ha provato a dare la colpa ai
baschi, ma questo squallido gioco gli è costato la poltrona!
Sigaro: proprio così, qualcuno ha voluto fare il furbo ed ha
perso le elezioni. Ma a proposito di elezioni voglio ricordare che esiste
un partito, Harri Batasuna, che è stato messo fuorilegge dal
potere. Non penso si possa parlare di democrazia quando il popolo non
può votare i propri rappresentanti perché il loro partito
è stato dichiarato fuorilegge dal potere.
Picchio: l’aspetto raccapricciante della situazione basca è
la repressione feroce che viene attuata anche nei confronti dei ragazzini.
Ci sono minorenni che si son già fatti un paio d’anni di
galera solo perché vogliono l’autonomia basca. Io spero
che con il governo Zapatero cambi qualcosa, ma finora è rimasto
tutto come prima. Certo, Zapatero si è dimostrato di parola quando
ha ritirato le truppe dall’Iraq, ma dei baschi si è occupato
poco. Può essere che io non conosca a fondo i reali poteri della
polizia basca, ma vi assicuro che la repressione è molto feroce.
Stè: ecco il punto. A mio avviso tutti questi ragionamenti denotano
i limiti del riformismo. Si offrono delle modeste aperture sul fronte
dei diritti civili, su alcune tematiche sociali che in quel momento
interessano la gran parte dell’opinione pubblica, mentre sulle
cose che investono più da vicino la libertà e la dignità
dei popoli si stende il silenzio. Un esempio lampante è quello
che è successo in Cecenia con la scuola di Beslan. Per giorni
e giorni i media ci hanno fatto vedere quelle immagini atroci con commenti
sulla crudeltà dei terroristi ceceni identificati nel male assoluto.
Nessuno però ci ha mai parlato dei 1000.000 bambini ceceni morti
sotto i bombardamenti di Putin, nessuno ci parla mai dei 10.000 capifamiglia
ceceni rapiti dagli spetnaz russi e mai più tornati alle loro
case, nessuno ci dice nulla delle migliaia e migliaia di cecene stuprate
dai russi in una sorta di pulizia etnica. Questo per introdurre un altro
tema di riflessione: in questa società tutto quello che non passa
dentro quella scatola che chiamiamo Tv non esiste, quindi chi comanda
decide quello che esiste e quello che non esiste!
Picchio: è la forma di repressione più subdola. Non dare
informazione completa è repressione, neanche con il governo del
centrosinistra alcune informazioni venivano date, ma oggi non ci dicono
quasi più niente.
Devil: un esempio di quel che stiamo sostenendo è che molti ragazzi
che conosco hanno saputo della situazione basca anche grazie alle canzoni
della Banda…
Picchio: e stiamo parlando di situazioni europee. Se usciamo dai confini
dell’Europa e parliamo di Asia, Sud-america, Africa, Birmania,
ci rendiamo conto che l’informazione è nulla. L’informazione
ufficiale naturalmente.
David: prediamo ad esempio il Venezuela di Chavez. Il Venezuela non
è stato invaso dagli Usa per due motivi. Il primo è che
in certe parti del mondo gli americani evitano i conflitti armati, il
secondo perché c’è il petrolio, e ce n’è
tanto. Se non fosse per questi motivi Chavez sarebbe già stato
tolto di mezzo o come Noriega, che gli hanno nascosto in casa 300 kg
di cocaina o…
Picchio: come Allende.
Stè: Possiamo allargare il ragionamento a tutto il Sud-america.
Del Messico qualcuno sa qualcosa? Hanno eliminato dalla corsa presidenziale
il candidato “progressista” per un reato che da noi fa ridere.
Il problema vero è che esiste un governo mondiale unico. E più
che politico questo governo è economico.
David: Per tornare al nostro discorso, cioè sulla Banda, credo
che in una certa maniera nel mondo della cultura ed in particolare della
musica che è quello che conosciamo meglio, ci sono parecchi gruppi
che sono in controtendenza rispetto al “pensiero unico”,
per fortuna. Tantissimi gruppi, a cominciare dai Clash che sono un po’
i padri di tutti, hanno girato e continuano a girare il mondo dicendo
che questo tipo di società non ci piace e nemmeno ci appartiene,
saremo gli ultimi della fila ma preferiamo essere gli ultimi della nostra
fila che stare in mezzo alla fila degli altri. Per tornare all’accusa
di esserci svenduti, io non capisco proprio a che cosa si riferisca
visto che noi siamo sempre gli stessi di prima, anzi più incazzati
forse. Se ci si riferisce al fatto che non accettiamo più di
dormire per terra o sul palco, di mangiare quando capita e quel che
capita, beh, abbiamo tutti un’età che va dai 40 anni in
su e credo che certe cose non possiamo più farle per rispetto
a noi stessi. Poi noi siamo tra i gruppi di una certa “area”
quelli che più spesso vanno all’estero e ti dico che all’estero
sono contento di essere italiano. Quando sto in Italiano, per niente,
anzi quasi mi vergogno di essere italiano, ma all’estero no. All’estero
sono contento di rappresentare quell’Italia che non accetta il
“pensiero unico”, quella parte di Italia che non si arrende
e non smette di lottare. Credo che quando Marino e Sandro Severini (Gang)
hanno deciso di cantare in italiano e non più in inglese hanno
pensato la stessa cosa. Il linguaggio della musica è universale.
Ti racconto un episodio. Al festival di Tokio in Giappone ed il popolo
giapponese è uno di quelli che ha meno affinità con la
nostra lingua, ebbene, Picchio ha cantato Bella Ciao e tutta la gente
cantava insieme a lui. Ecco, la Banda è questo, ovunque andremo
saremo sempre quelli che siamo!
Devil: Del resto quando i gruppi inglesi o americani vengono in Italia
non cantano in italiano ma nella loro lingua. Sta a noi poi decifrare
ciò che dicono attraverso le traduzioni. Due anni fa io ho assistito
a Punkitalia 2 a Berlino, quest’anno ci siete ritornati, e tutto
il pubblico cantava le canzoni della Banda. Sarà che all’estero
c’è un modo di vivere i concerti, diverso dal nostro, però
mi sembrava che anche voi siete rimasti sorpresi dal coinvolgimento
del pubblico tedesco e anche dei molti emigrati italiani.
David: che ti devo dire, noi i morti di fame del resto del mondo li
incontriamo tutti, ovunque andiamo li becchiamo…(risate)
Stè: secondo me incontrate il meglio che c’è. Probabile
che il nano che vive a Palazzo Chigi non la pensi così, ma ribadisco
che secondo me incontrate i migliori. Alla luce di quanto è emerso
sino ad ora è presumibile che la Banda continui a rompere i coglioni
senza tregua fino alla fine…
David: penso proprio di si!
Sigaro: noi lo facciamo perché abbiamo delle cose da dire. A
parte il fatto che abbiamo vissuto e continuiamo a vivere situazioni
lavorative di cantiere e di sfruttamento, oggi ancor più di ieri,
selvaggio, quindi le cose da dire non ci mancano, anzi. Pur essendo
disponibili al confronto dialettico con qualsiasi altro compagno portatore
di esperienze diverse, ti ribadisco che le storie che cantiamo sono
le nostre, sono le storie vissute sulla nostra pelle ed i personaggi
delle canzoni siamo noi. Noi siamo un gruppo di lavoratori comunisti,
che cercano di raccontare come si combatte l’ipocrisia e l’ingiustizia
attraverso il racconto delle proprie esperienze e siccome continuiamo
a vivere questa realtà credo che cose da dire ne abbiamo ancora
tante, fortunatamente di spunti ce ne vengono offerti tanti, la situazione
ci da una mano, magari chi ha il potere questa mano vorrebbe usarla
per scacciarci, ma non ci riuscirà.
Stè: Credo che il conflitto sia il motore di ispirazione più
potente per chi fa cinema, scrive, fa musica…
Sigaro: La musica è talmente varia. E poi il conflitto, ognuno
lo percepisce a modo suo e poi ognuno lo esterna in maniera diversa.
Il rock è nato come musica di protesta. Però c’è
chi protesta per la mancanza di un certo tipo di libertà e c’è
chi protesta per le condizioni di sfruttamento di alcune classi. Non
dico che noi siamo i portavoce ma rappresentiamo sicuramente una realtà
operaia ed anche contadina.
Stè: Scusa Angelo, sicuramente le storie che voi raccontate appartengono
ad una realtà prettamente operaia perché vi appartengono,
ma secondo me le storie cantate dalla Banda appartengono a tutti i lavoratori,
intesi come salariati. Credo che questo avvenga perché abbiamo
tutti lo stesso “sentire”, siamo comunisti, apparteniamo
a quella sinistra “eretica” che non si fossilizza su sé
stessa, non crede di avere tutte le risposte, ma è sempre pronta
ad andare avanti, a confrontare le esperienze personali per trovare
delle soluzioni comuni.
Sigaro: Questo è vero: ad esempio noi andiamo in Germania ed
a sentirci vengono punks, skins, operai, lavoratori precari, persone
che non sono unite solo dalla musica. In Giappone, che è una
realtà completamente diversa, ci accorgiamo che le esperienze
sono le stesse, quindi chi ci accusa di essere settari dice una gran
cazzata, a noi piace confrontarci con tante realtà diverse.
Devil: concludendo, voi suonate in tanti posti, ce ne sono alcuni in
cui tornate spesso perché rappresentano qualcosa di importante.
Penso che la provincia di Reggio Emilia sia uno di quei posti nei quali
voi tornate sempre con piacere. Ecco, quali sono le emozioni che provate
ad essere a Casa Cervi? Anche qui al Fuori Orario che è un club
che fa musica varia (Nazionalpopolare, come da definizione dei ragazzi
del FO) siete sempre accolti con grande calore. Il vostro pubblico non
si ferma neanche di fronte alle polemiche sulle tessere Arci.
Andando al dunque: quali sensazioni provate quando vi trovate in posti
come questo dove sapete di essere di casa? Ricordo le mie insistenze
fatte per farvi suonare qui quando ancora nessuno poteva immaginare
che dirompenza e quanti affetti avreste acquistato da queste parti di
“Comunisti”.
(All’unisono) David, Picchio e Sigaro: tanta responsabilità
in più ed una enorme tensione. Prosegue David: Pensa che a Roma,
dove siamo di casa, siamo soggetti ad una pressione tale che sembra
quasi ti debba prendere un infarto più si avvicina il momento
di iniziare il concerto. In determinate situazioni viviamo una tensione
emotiva particolare perché per noi non è il solito concerto
lo sentiamo in maniera diversa, perché oltre all’aspetto
musicale in certi posti si avverte il peso di una comune battaglia ideale,
politica e culturale, rispetto al contesto classico del “balla
e difendi”. A Casa Cervi avvertiamo il peso della memoria della
cultura antifascista cioè ad un concerto fatto nel 2005 dobbiamo
legare i fatti di 60 anni fa. E’ una grande responsabilità.
Sigaro: proprio qui l’ altranno abbiamo suonato di fronte a 3,
se non addirittura 4, generazione di comunisti tutti insieme perché
il soggetto principale per noi, soprattutto da queste parti, è
e resta il valore della Resistenza! Per noi è importante vedere
tante generazioni insieme in un luogo simbolo come il Museo Cervi, è
un’arma, un’arma importantissima. Certo noi abbiamo il nostro
circuito, facciamo punk-rock melodico sconfiniamo nell’Oi! nello
ska, al di là dei contenuti tante sono le forme di espressione
musicale, vedi StormySix, Gang, lo stesso Paolo Pietrangeli che sta
proponendo delle cose nuove. A me piace molto questo ritrovarsi, questo
confronto tra diverse generazioni.
Stè: chiudo con una domanda che può considerarsi una cazzata:
mi dite perché avete scelto di chiamarvi BANDA BASSOTTI?
David: ce l’hanno messo!
Picchio: Allora, noi avevamo questi cappellini con la visiera, verdi,
ce li eravamo portati in Nicaragua quando siamo stati là. Come
sempre noi montavamo i palchi, lavoravamo, stavamo sempre appresso a
qualche cosa, qualche storia di lotta, di solidarietà insomma
varie iniziative e chi ci vedeva ci chiamava “bassotti”
.
David: Eravamo quattro, come nel fumetto, pelati, con gli scarponi ed
i cappello verde e quindi tutti dicevano:”… ecco, so’
arrivati i bassotti”, pensa che questa storia risale all’81,
ancora non suonavamo, abbiamo iniziato 7/8 anni dopo..
Devil: A proposito, ma tu David, come mai non suoni più nella
Banda?
David: perché facevo schifo!!!!!!!! (Risate) Mi sono autocensurato,
e a giudicare dai risultati è stata una epurazione positiva.
All’inizio eravamo in 13/14 sul palco si cantava in 9 si facevano
2/3 pezzi ciascuno… un casino pazzesco. Non si riusciva neanche
a muoversi, ma il dramma erano le prove. Ore e ore per provare un paio
di pezzi e spesso non riuscivamo a tirar fuori nulla di buono. Quando
invece il gruppo si è stabilizzato su 5 elementi è migliorato
sia l’amalgama sia il sound. Per questo motivo abbiamo scelto
la formazione a 5 inserendo successivamente i fiati.
Sigaro: mi ricordo che il primo demo l’abbiamo fatto dentro una
scuola e oltre ai nove di noi cantavano pure i ragazzini. Un delirio.
David: ahò, Scopa faceva il capo coro…
Sigaro: Questo è lo spunto da cui è nata la Banda Bassotti:
un’ entusiasmo incredibile che ancora ci sostiene e ci divertiamo
sempre come matti. Anche se a quei tempi chi ci veniva a sentire si
divertiva un po’ meno.
David: proseguire in quel modo non ci avrebbe portato da nessuna parte.
Tecnicamente non riuscivamo a progredire e si perdeva molto in qualità,
e poi pure ad andare in giro a suonare avevamo grosse difficoltà,
visto quanti eravamo.
Picchio: già, pur di andare in giro a suonare pagavamo di tasca
nostra, dormivamo sul palco per risparmiare i soldi del pernottamento,
è stato divertente, ma oggi potremmo fare 1 data così,
non di più!
Sigaro: Tieni presente che in tutte le cose poi c’è la
normale evoluzione. Noi siamo una banda rock, poi ti scatta qualcosa
e inserisci i fiati e da 5 diventi 8. Oggi addirittura i fiati sono
4 e sul palco siamo in 9, chissà, può essere che si inserisca
qualche altro elemento e torniamo ad essere 13/14…
Concludiamo con una battuta di Picchio:
… 13/14 anni, mò non mi ricordo neanche più quando
abbiamo iniziato ad andare in giro a suonare, non ci portavamo neanche
un’aspirina. Oggi invece, tra pancere, cinti per l’ernia
inguinale, busti per l’ernia del disco, tutori per le varie fratture
che abbiamo subito nel corso degli anni… insomma le cose che capitano
in una vita normale, perché la nostra è la vita normale
che vivono tutti . Proprio per questo siamo sempre più legati
alle nostre radici e a chi ci accusa di svenderci rispondiamo che noi
non ci svendiamo a nessuno, e che continueremo a rompere i coglioni
finchè non ci rottameranno per raggiunti limiti di età!!!!!!!!!
Banda Bassotti, che altro dire…
Concludendo:
è sempre un piacere parlare con David, Picchio e Sigaro. Sono
certo che conoscete questa band che ha saputo crearsi una identita’
…Un'altra voce si aggiunge a quelle della gente che vuole cambiare
seriamente le sorti del popolo e noi siamo lieti di dargli sostegno.
Stè, Radioclash.it & Devil, Punkadeka.it