Non sono stati dimenticati gli Stiff Little Fingers. La storica e politicizzata
punk-band nord-irlandese guidata da Jake Burns, costituitasi nel lontano
1977 dopo aver assistito ad un concerto dei Clash a Belfast, ha raccolto
per questa data davvero un buon pubblico con discreta presenza anche
di giovani punk colorati e crestati.
Il tour in effetti avrebbe dovuto essere la promozione del loro nuovo
"Guitar and Drum", ma in realtà solo pochi brani sono
stati attinti dall'ultimo sforzo discografico. Il resto del concerto
è stata una appassionata (ed insperata) cavalcata che ha ripercorso
in particolare i primi tre album della band, con ovvia soddisfazione
di tutti i presenti in sala (veterani e non).
Niente spazio quindi a quelle scialbe canzoni pop-rock che avevano contrassegnato
alcuni dei loro album meno riusciti, e decisa virata verso un live-act
energico, che ha visto Jake Burns, l'unico rimasto fra i membri originari,
fornire una prova tutta sostanza con nota speciale per la voce che non
ha smarrito la propria timbrica acuta e rabbiosa (quello che Burns ha
invece "naturalmente" perso è l'aspetto filiforme degli
esordi).
Gli
Stiff si presentano con la classica formazione a quattro : Burns voce-chitarra,
il grande ex Jam Bruce Foxton al basso (un musicista che fa davvero
la differenza), l'altro chitarrista ritmico Ian Mc Callum, ed il bravo
batterista Steve Grantley. Camicie e jeans, poca manfrina, un saluto
in italiano e subito parte spedito l'attacco di "Tin Soldiers",
il pubblico è pronto, c'è un primo tentativo (non fallito)
di impossessarsi del microfono di Burns per cantare insieme a lui questo
storico pezzo. Segue "Roots Radics Rockers and Reggae" tratto
da "Go For It" del 1981, un potente reggae bianco che ancora
lascia il segno. Burns come detto presenta un paio di motivi dal nuovo
album, l'omonima "Guitar and Drum" e soprattutto la solida
"Strummerville", dedicata a Joe Strummer, che chiude al grido
di "Clash Clash Clash City Rockers".
In rapida successione vengono eseguite "Fly the Flag", "Wasted
Life", "At The Edge" che elettrizzano il pubblico e provocano
anche qualche tentativo di stage-diving. Street-punk essenziale, secco
ed abrasivo, la cui vitalità non sembra essere minimamente intaccata
dallo scorrere degli anni, e che riesce ancora a coagulare intorno a
se un folto numero di seguaci pronti a dar battaglia sotto il palco
come tarantolati dall'energia sprigionata dai due splendidi anthem conclusivi
: "Suspect Device" ed "Alternative Ulster" cantata
per qualche attimo insieme ad un paio di ragazzi catapultati sul palco.
Mauro
Zaccuri e Daniele Calesini