MACINA E GANG
" Nel tempo ed oltre, cantando " (Storie di Note - Febbraio 2004)

LA MACINA :
Gastone Pietrucci - Voce
Adriano Taborro - Chitarra, Mandolino, Voce
Marco Gigli - Chitarra, Voce
Roberto Picchio - Fisarmonica
Giorgio Cellinese - Coordinatore
GANG :
Marino Severini - Voce, chitarra
Sandro Severini - Chitarra elettrica
Francesco Caporaletti - Basso
Paolo Mozzicafreddo - Batteria
Fabio Verdini - Organo, tastiere

Track List :
Le radici e le ali - Kowalsky - Stavo in bottega che lavoravo…. - La pianura dei sette fratelli - Caridà , caridà ssignora - Iside - Cecilia - Cioetta cioetta - Sesto San Giovanni - E' ffinidi i bozzi boni - Fra giorno e notte so' ventiquattrore - Eurialo e Niso.


La tradizione del futuro : "Non c'è che un luogo dove l'oggi e l'ieri s'incontrano, si riconoscono e si abbracciano, e questo luogo è il domani".
(Eduardo Galeano - Il libro degli abbracci)

Quattro anni per "mettere una bandierina sulla luna". Tanto ci hanno messo i fratelli Severini, i Gang, per ritornare a pubblicare un nuovo lavoro discografico, supportato nella produzione dall'appassionata etichetta Storie di Note, dopo il convincente "Controverso" uscito nel 2000.
Lo hanno fatto lavorando d'insieme con lo stimato gruppo folk marchigiano della Macina, prestando un po' del loro spirito rock combattente alle canzoni tradizionali marchigiane ripescate dall'apprezzabile lavoro di Gastone Pietrucci, il quale ha ricambiato a sua volta provvedendo a "rivestire" di folk alcuni dei brani più famosi scritti dai Severini. Sei brani a testa per ritrovarsi spontaneamente in un unico filone senza tempo che "riporta tutto a casa", ribadendo, se ancora ve ne fosse bisogno, che è nella cultura popolare che attinge la migliore espressione del rock'n'roll. Nessuno stupore quindi nel trovare vicini antichi canti di liberazione dal lavoro e testimonianze della moderna alienazione da fabbrica, come non stupisce ascoltare la fisarmonica che fraseggia con la "slide guitar" di Sandro Severini. Un disco con un'idea forte questo "Nel tempo ed oltre, cantando"(registrato in buona parte dal vivo nel Teatro Alfieri di Montemarciano), godibile e compatto musicalmente, molto ben curato nell'artwork e nelle note contenute nel libretto interno. Forse si sarebbe potuto osare di più nelle interpretazioni di alcuni brani, ma questo non toglie nulla alla validità ed all'attualità di un progetto di questo tipo.

La fisarmonica apre il disco con l'emblematica e sempre coinvolgente "Le radici e le ali", in una bella versione ariosa, emozionale e profonda come la sorprendente voce di Gastone Petrucci. Ancora fisarmonica a guidare le sonorità da festa popolare di "Kowalsky", altro brano storico del repertorio dei Gang, con Marino Severini e Petrucci che si alternano alla voce. Spazzole e atmosfere rarefatte ,prodotte dal lavoro di un organo Hammond, per il canto narrativo di "Stavo in bottega che lavoravo" che si fonde nella struggente e bellissima "La pianura dei sette fratelli", un pezzo dedicato alla tragedia che vide nel 1943 coinvolta la famiglia Cervi con l'assassinio dei suoi sette fratelli per mano fascista.
Un sussulto di energico rock scuote la versione di "Caridà caridà ssignora", un tradizionale canto satirico marchigiano, ripreso dai Gang con l'impeto giusto, nel quale emergono la slide alla Ry Cooder di Sandro Severini e la voce sempreverde di Marino. Se "Iside" rientra nella tradizione, la ballata arcaica "Cecilia" diventa un profondo ed ispirato blues ottimamente eseguito ed ancora segnato dall'uso dell'Hammond stile Procol Harum, mentre "Cioetta cioetta" è una filastrocca giocata sul botta e risposta fra Marino Severini e Petrucci in un crescendo elettrico che termina con un breve e simpatico "richiamo" di Marino sul modello di quello di Joe Strummer al termine di "London Calling". "Sesto San Giovanni" è un pezzo splendido, fra i migliori mai scritti dai Gang, che in questo caso viene eseguito in una versione simile a quella, da pelle d'oca, che la band da Filottrano ripropone dal vivo. Gioioso canto di liberazione dal lavoro (di fine filanda) quello di "E' ffinidi i bozzi boni" dal piglio rock deciso ed incalzante, seguito da "Fra giorno e notte so'ventiquattr'ore", un brano che rimane sospeso fino a liberarsi in un finale pulsante ed elettrico. Chiude il disco "Eurialo e Niso", dove le belle voci di Gastone Petrucci e Marino Severini si incontrano di nuovo in brano toccante ed estremamente amato dai fan dei Gang.


Tutto bene quindi, bel lavoro organico "Nel tempo ed oltre, cantando" , di ampio respiro, appassionato, nel quale il valore culturale e sociale di elementi come memoria, testimonianza ed appartenenza pesa forse ancor più della musica prodotta. Ma noi "pretendiamo" di più dai Gang. Pretendiamo di ascoltare da loro nuove canzoni, nuove parole, nuove letture del passato, del presente e del futuro. Ne abbiamo bisogno noi e ne ha bisogno soprattutto quel che resta del rock italiano.

Mauro Zaccuri

Voto : 7,5


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