INTERVISTA A PAUL SIMONON
"Tempi eroici sono fiero di questa eredità"
Intervista di Ernesto Assante uscita sulla Repubblica del 31 Marzo 2003




Si chiama "The Essential Clash" e mai titolo fu più giusto per un disco. Da una parte l'aggettivo "essenziale" può essere riferito all'album, che contiene in due cd 41 brani con l'essenza dei Clash, la loro leggendaria fusione di rock, punk, ska, reggae, il loro stile, la loro energia fusione di rock, punk, ska , reggae, il loro stile, la loro energia e soprattutto le loro canzoni, entrate di diritto a far parte della storia del rock : London's Burning, Capital Radio, I'm So Bored Whit the USA, Guns Of Brixton, London Calling, Train in Vain, The Magnificent Seven più le altre. Poi lo stesso aggettivo "essenziale", può essere riferito ai Clash stessi, non solo essenziali ma necessari addirittura, ancora oggi, per amare il rock, una band che con onestà, coerenza e originalità ha segnato, con la propria arte, la storia di un'intera generazione. Paul Simonon bassista e fondatore della band, è con Mick Jones, dopo la tragica scomparsa di Joe Strummer, il miglior testimone di quella storia.
E.A. : Simonon, cosa la lega ancora ai Clash, dopo ventisei anni ?
Simonon : E' difficile dirlo. Da una parte direi che poco mi lega a loro, per la vita che faccio oggi. Ho iniziato a fare queste interviste per parlare del disco da ieri e la sensazione è particolarissima, perché erano molti anni che non pensavo a me come a uno dei Clash. E' un po' come essere catturato dai fantasmi. Ma allo stesso tempo è un grande piacere, è un'eredità di cui sono fiero. Per tutto quello che i Clash hanno fatto e che è davvero rimasto.

E.A. : Secondo Bono siete stati la più grande rock'n'roll band del mondo. Vi siete mai sentiti così grandi?
Simonon : No davvero. Avevamo una visione di quello che volevamo fare, di cosa volevamo suonare e cantare, e tanto ci bastava. Man mano che andavamo avanti le cose cambiavano e noi ci adattavamo, senza pensarci molto su. Avvertimmo la differenza solo quando andammo in America ed eravamo sul punto di diventare molto ricchi e molto famosi, ma non accadde perché a quel punto la band si sciolse. Magari è stato un bene, non siamo stati corrotti da successo e soldi, abbiamo avuto quindici (?? Ndr) anni di grande musica e grande lavoro e siamo rimasti con i piedi per terra.

E.A. : Cosa volevate raggiungere con i Clash ?
Simonon : Innanzitutto parlare alla gente. E suonare qualcosa che avesse un senso.Volevamo avere il controllo sulla nostra musica,sul nostro aspetto,non ci volevamo far controllare da una casa discografica. Nelle case discografiche pensano sempre di avere un'idea migliore della tua, e per restare noi stessi avemmo un sacco di problemi.Ma alla fine ci riuscimmo. Ed avemmo successo.

E.A. : Cosa le manca dei Clash, oggi ?
Simonon : La compagnia, l'amicizia, quello spirito incredibile che ci faceva stare insieme dalla mattina alla sera, mentre oggi faccio tutto per conto mio. E poi mi manca il suonare davanti a un pubblico come quello che avevano i Clash. Ma era naturale che finisse, ognuno di noi ha preso la sua strada, io sono su un altro treno, oggi : sono diventato un pittore. E in fondo, nostalgia a parte, non è poi così male.

E.A. : Qual è la cosa migliore che avete fatto, secondo lei?
Simonon : Il primo singolo, era fenomenale, davvero. Forse no, meglio London Calling, un disco esplosivo, ci abbiamo messo dentro tutta la nostra protesta, la rabbia, la forza di quei giorni. E poi facemmo un disco doppio vendendolo al prezzo di uno. Cosa che ripetemmo con Sandinista, che era triplo e lo vendemmo come fosse un solo disco. Noi, così, diventammo più poveri, ma eravamo indubbiamente più felici.

E.A. : Come ha vissuto la scomparsa di Joe Strummer?
Simonon : Sembrerò retorico, ma davvero è stato come perdere un componente della famiglia, un fratello.

E.A.: Sarà possibile vedere lei e Mick Jones ancora sul palco insieme?
Simonon : Non so, direi di sì, ma so che non accadrà, non nell'immediato futuro, almeno.