INTERVISTA A PAUL SIMONON -
"Io, dal punk dei Clash a Velazquez"
Intervista di Paolo Zaccagnini uscita sul Messaggero del 4/3/2003


"La raccolta, The Essential Clash, era ormai pronta e doveva uscire, ne abbiamo anticipato la pubblicazione al 10 marzo perché era la data in cui siamo entrati nella Rock'n'Roll Hall of Fame ed anche per rendere l'ultimo omaggio a Joe. A cantare London Calling ci hanno pensato Bruce Springsteen, Steve Van Zandt ed Elvis Costello".
A parlare, educato e stentoreo al telefono da Londra, è Paul Simonon, ex bassista dei furibondi Clash (tra i loro album storici "The Clash", "Give'em Enough Rope", "London Calling" e "Sandinista") ora pittore affermato, e il Joe di cui si parla è Strummer, autore dei testi del gruppo nonché cantante e chitarrista stroncato da un collasso cardiaco lo scorso dicembre.
Simonon : "Joe è stato coinvolto completamente nel progetto, a lui si deve la scelta dei 41 brani del doppio cd, io e Mick Jones siamo intervenuti ben poco, ci stava bene quello che aveva fatto, tutti i pezzi servono a chiarire chi eravamo, perché suonavamo, cosa volevamo raggiungere attraverso la musica".

Vi siete mai sentiti sottovalutati ? Simonon : "No. La gente amava di più i Sex Pistols perché nel punk-rock per primi avevano rotto ogni barriera, aperto la strada. Noi quella abbiamo intrapreso, loro attraverso atteggiamenti nichilisti, noi più positivi e dichiaratamente politici. Nessuno del gruppo si è mai sentiti sottovalutato, facevamo quel che volevamo ed amavamo di più".
Si è sempre favoleggiato dei Clash come entità politico-musicale rigidissima, è storia che in California gettaste 800mila dollari dalla finestra e che non faceste suonare il batterista, Topper Headon, al concerto di Bologna nel 1980, perché era arrivato tardi alle prove, come funzionavate ?
Simonon : "Avendo dato vita al gruppo in tre vigeva la regola delle votazioni a maggioranza di due terzi. Non ricordo screzi, era un triangolo perfetto : Joe pensava a scrivere e cantare, Mick alla musica, io all'immagine, alla scena, al basso, mai toccato prima di incontrare Mick Jones. Studiavo arte….".

Ora infatti dipinge…"Un lavoro duro, diversamente da quanto si possa pensare. La musica è ora solo un hobby, mi piace suonare alla chitarra le colonne sonore degli spaghetti-western che vidi in Italia da piccolo". In Italia? Simonon : "A 10 anni con la mia famiglia ho vissuto, senza frequentare le scuole, 6 mesi a Siena e 6 a Roma. Ho ricordi stupendi, al cinema mi perdevo Mary Poppins, in italiano, ma non mi perdevo uno spaghetti western".
Mai pensato, prima della scomparsa di Strummer, di riformare i Clash ? Simonon : "No. La nostra storia è quella, non avremmo potuto fare di meglio. Eravamo noi stessi, come con Dylan o il reggae senti che avevamo una coscienza, delle ragioni per essere i Clash. Il pubblico ci ha amato e ci ama per questo. E' strano, cominciammo io e Mick Jones e, dopo tanti anni, siamo rimasti noi".
Quale vostro brano farebbe sentire in questi momenti a chi vuol muover guerra all'Iraq ?
"The Call Up", la più ovvia". Il suo gruppo, gli Havana 3am, che fine ha fatto? "Morto, come l'amico che cantava, ucciso dal cancro dieci anni fa".

Guardandosi indietro ha dei rimpianti? Simonon : "No. Ho imparato dai tanti errori fatti, ora sono paziente con tutti, non perdo la ragione come quando ero giovane".
Un ricordo particolare del legame, fortissimo, che legò i Clash all'Italia? Simonon : "La faccia stralunata quando, durante il concerto allo stadio di Firenze, ebbi problemi al basso prima di Guns Of Brixton e mi scusai in perfetto italiano il che provocò un grandissimo applauso. Non avevo mai detto a Joe e Mick che ero vissuto in Italia da piccolo e quindi qualche parola, qualche frase, nella vostra lingua la so pronunciare".

Basta rock e Clash, può parlare della sua pittura ? Simonon: "A settembre ho esposto a Londra con successo, la prossima estate sarò in Giappone. Sono un figurativo, strano per uno che viene dal punk". I suoi artisti di riferimento? "Constable. E Holbein. Mi piacciono Rubens e Velazquez. Qualche giorno fa ero a Parigi, sono andato a visitare la mostra di Modiglioni ma dovevo fare due ore di fila. Così, per un momento, sono tornato ribelle. Mi sono messo vicino ad una delle uscite di sicurezza, alzato il bavero della giacca di pelle ed entrato confuso tra facchini e guardiani. Così le ore che avrei impiegato nella fila le ho spese ammirando un grandissimo maestro".
Cosa pensa dei nuovi artisti inglesi, per intenderci i Damian Hirst, le Tracy Emin? Simonon : "Mi incuriosisce quel che fanno ma sono all'opposto. Olio, pennello e tela, strumenti eterni della sfida, contro il tempo e per la memoria, della pittura".