BACK IN THE DAY
"THE CLASH - LIVE AL VIGORELLI DI MILANO -
21 MAGGIO 1981"

Recensione di RadioClash
(di Mauro Zaccuri con la collaborazione di Enrico Biffi)

Intro :

Troppo forti le emozioni nel risentire il bootleg del concerto di Milano datato 1981. Non siamo riusciti nel tentativo (in realtà non abbiamo voluto farlo) di frenare "la penna virtuale" che ha riesumato i ricordi di quella serata risalente a 21 anni fa.
I Clash venivano in Italia per il primo vero mini -tour organizzato nella penisola. Ci venivano portandosi appresso problemi di varia natura : interpersonali (lo scontro di personalità sempre crescente fra Jones-Strummer), di salute (la tossicodipendenza di Headon), finanziari (le vendite del nuovo "Sandinista!" non erano certo all'altezza dello sforzo artistico prodotto).
Ma la band ha sempre avuto il grande merito di non trasferire sul palco le inquietudini e le problematiche interne. I guai stavano fuori dalla finestra, sul palco i quattro ritrovavano magicamente grinta, compattezza, classe.
Così è stato anche a Milano, 1981, un concerto al quale mi accostavo un po' scettico dopo aver digerito (male) le svolte funk di Sandinista. Dopo lo show il mio giudizio sulla virata artistica dei Clash era praticamente ribaltato. Grazie al cielo avevo assistito al concerto della miglior rock'n'roll band di tutti i tempi.

Il concerto :
1. London Calling - 2. Safe European Home - 3. White Man in Hammersmith Palais - 4. Train in Vain - 5. The Call Up - 6. Ivan Meets G.I. Joe - 7. The Leader - 8. Charlie Don't Surf - 9. The Magnificent Seven - 10. Bankrobber - 11. Somebody Got Murdered - 12. Career Opportunities - 13. Clampdown - 14. One More Time - 15. Brand New Cadillac - 16. Janie Jones - 17. Armagideon Time - 18. I Fought the Law - 19. London's Burning - 20. Jimmy Jazz - 21. White Riot. (N.B.: Non siamo sicuri del fatto che tutti i brani suonati quella sera dai Clash siano presenti nel bootleg preso in esame)


Nei giorni precedenti lo show la prefettura di Milano non aveva dato l'agibilità al Vigorelli per ospitare lo show. Riaperto per l'occasione, il Vigorelli , agli occhi della pubblica autorità, non dava sufficienti garanzie di sicurezza. E chi glielo spiegava ad oltre 15.000 persone munite di biglietto? Chi avrebbe frenato la tensione dei fans che attendevano con trepidazione l'arrivo dei Clash sul suolo nazionale? Gli organizzatori e la prefettura trovarono un compromesso e , pur con un servizio d'ordine raffazzonato, il concerto ebbe luogo. Le molte persone rimaste senza biglietto provarono per diverse ore a sfondare i cancelli, spesso riuscendovi, provocando scontri anche durissimi e sanguinosi.

Noi (io e my friend Enrico) arrivammo con netto anticipo ed entrammo senza problemi.
Era una serata piuttosto calda e la lunga attesa venne "ammortizzata" da birre ed altro. Avevo 17 anni ed una voglia smisurata di farmi coinvolgere fisicamente dal concerto. Intorno alle 20.00 cominciò una contestazione (non particolarmente violenta) di un gruppo di punx anarchici milanesi (zona centro sociale Virus) sotto il palco. La contestazione riguardava ovviamente la svolta "disco" dei Clash , l'abbandono degli ideali punk, il tradimento dello spirito 77, la svendita alle major ecc…. Le solite accuse smentite, a mio avviso, dai fatti, dagli atti concreti realizzati in quel periodo ed anche recentemente (vi siete mai chiesti ad esempio come mai i Clash, nonostante offerte economiche faraoniche, non si ricostituiscono come stanno facendo quasi tutti i gruppi ?)

Intorno alle 21,00 , quando le luci della sera avvolgono lo stadio, si interrompono le note della musica reggae tenuta fino a quel momento in sottofondo, ed un boato terrificante accoglie le note tex-mex di Morricone, preludio all'ingresso dei Clash sul palco. Eccoli, i Clash , ed un pezzo del mio cuore vola sul palco insieme a quello di tutti i presenti. L'Italia del rock ha amato visceralmente i Clash, forse come nessun altro pubblico in Europa e nel mondo. Ed in quella serata, e nelle altre che seguirono, diede dimostrazione di questo immenso affetto.



Le chitarre potenti di London Calling tagliano l'aria e disintegrano i miei dubbi, "Safe European Home" è tosta ed affilata come una lama, "White Man..", annunciata da Strummer, è una delle più belle canzoni scritte nella storia dei Clash. Con "Train in Vain" è Mick Jones a guidare le operazioni, proponendo una rock-song di gran classe. La qualità della amplificazione non è per niente soddisfacente ma la grinta della band sembra far sparire anche questo problema non di poco conto.
Joe ringrazia in italiano e Topper introduce la presentazione dei nuovi pezzi di Sandinista attraverso una ritmica piena di effetti. Il pubblico incita a ritmo la band che parte con la stupenda "The Call Up", dove Joe prova ad inserire qualche parola italiana. Finale di brano intenso e marziale nel quale viene scandito il passo militare "1-2-3-4…" Vola anche sul palco una bandiera irlandese giunta chissà da dove.

Seguono il funk di Ivan Meets G.I. Joe ed il rockabilly di The Leader. Fantastica la versione di "Charlie Don't Surf", introdotta dalla voce roca di Strummer, e giocata magistralmente su alti e bassi. Tutti i brani di Sandinista sono arrangiati in chiave rock ed acquistano grande spessore.
Molto ispirata anche l'esecuzione di The Magnificent Seven dove Jones gioca con il pubblico nel richiamo delle frasi più conosciute del pezzo.
Joe Strummer parte da solo con "Daddy was a bankrobber….", ed invita il resto della band a suonare Bankrobber, questo reggae ipnotico eseguito, al solito, benissimo. Nota di merito al gran lavoro della sezione ritmica : Paul al basso e Topper alla batteria ed anche ai fraseggi in chiave più rock di Mick. Joe ringrazia più volte il pubblico di Milano per il calore dimostrato.
Poi attacca Somebody Got Murdered, il più classico pezzo alla Clash presente in Sandinista, al quale segue Career Opportunities, pezzo storico del periodo punk.

Come sempre l'attacco di Clampdown mette i brividi , poi con One More Time (uno dei miei pezzi preferiti di tutta la produzione Clash) si raggiunge l'apoteosi. Una versione assolutamente stupenda con la chitarra di Jones che taglia il dub verticalmente. Great!
Volano via Brand New Cadillac ed il punk old style di Janie Jones. Si impone la versione reggae dilatata fra echi ed effetti di "Armagideon Time", mentre è praticamente perfetta nel suo irresistibile incedere I Fought The Law.


Strummer ribattezza London's Burning in Milano's Burning e libera la forza e la compattezza del brano.

Grande lavoro di Jones alla chitarra nella introduzione di Jimmy Jazz con il pubblico che ritma di nuovo il tempo con le mani. Il finale del pezzo è veramente vigoroso ed anticipa senza sosta il brano conclusivo : White Riot…. il pubblico esplode in un delirio fisico e celebrale.
I Clash lasciano il palco e staccano la spina…. Grazie di tutto.