MANU CHAO

Live in Milano, Piazza Duomo, 21/6/2001



(Foto di repertorio)

60.000? 80.000? 100.000? Quanti eravamo a "vedere" il concertone di Manu Chao? Poco importa. Ciò che importa è che non si poteva assolutamente perdere Manu che, festeggiando i suoi 40 anni, bruciava due ore di musica (gratis) con la consueta carica umana ed emotiva.

Già. Perché aldilà della calca impressionante creatasi in Piazza Duomo, della quasi impossibilità fisica di vedere ed in parte di sentire l'esibizione live, la sensazione è stata quella di aver partecipato ad un bell'evento musicale, gioioso,frenetico,appassionato e coinvolgente.

Arrivo trafelato intorno alle 22,00 all'appuntamento. Il concerto è già iniziato. Manu è riuscito a radunare (come solo lui sa fare) moltissima gente di diversa estrazione. C'è il frequentatore del centro sociale, l'impiegato alternativo, il giovane di sinistra, la coppia rockettara, l'appassionato di america-latina, Che Guevara, chi si ferma per una canzone…insomma l'universo di gente aggregata da Manu Chao con il collante efficacissimo della sua musica.

(Foto di repertorio)
Appena mi posiziono, lui attacca "Bongo Bong" , prova ad inserire accelerazioni ska ed il pubblico reagisce fisicamente molto bene. Cantano tutti, ed i fiati dei Radio Bemba (il gruppo che lo accompagna) trovano uno spazio fondamentale nell'esecuzione del pezzo. Segue "Mano Negra" (da Patchanka) con conseguente scatenamento della gente in un pogo piuttosto "borghese", ma bello da vedere. Si riparte con una versione ska della sigla televisiva di Pinocchio del Collodi (dedica a Berlusconi?), ed un'altra ska version di O' Saracino di Renato Carosone.
E' tempo di rifiatare con due belle versioni della "Vacaloca" e di "El Viento" con un grande finale in crescendo.

Viene poi lasciato il palco ad interventi dei Centri Sociali e del Genoa Social Forum (penso) che invitano tutti ad intervenire a Genova nella manifestazione anti G8 che si terrà dal 19 al 22 Luglio.

La musica riprende con un gradito intermezzo raggamuffin con due tosti cantanti siciliani non ben identificati. Si passa poi a "Clandestino", che tutti cantano a squarciagola, ad una lunga e vibrante versione di "Desaparecido" con bellissimi assoli di chitarra e tromba, alla dolcissima ed intensa "Minha Galera" che riesce a rendere caraibico anche l'opaco cielo milanese, ed a "Lagrimas de Oro".

Una breve sosta ed il live riprende in chiave reggae con una grande versione di "Murdered" di Buju Banton, molto ben valorizzata dai fiati dei Radio Bemba. Ecco adesso "La Primavera" con il refrain "Que hora son…", con una impennata di ritmo frenetico nella parte centrale che lascia senza fiato.

Finale dedicato alla Mano Negra con una versione tirata punk-ska di "Puta's Fever ", l'elettrizzante ed immancabile "Mala Vida"(pogo sfrenato), e con , per l'appunto, "Mano Negra" (Patchanka 1988).

Che dire di più? Manu Chao è un grande musicista ed un grande personaggio. Vedere un suo concerto è come provare tutte le umane sensazioni (rabbia,dolcezza,speranza,tristezza,cuore,testa…) sotto forma musicale.

Mauro Zaccuri