Intervista a Paul Simonon
"Last man standing" (Da Rock Sound del 1999)
Ringrazio con il cuore, e spero sia sufficiente, Rock Sound per la concessione del testo.

Bassista dei Clash, simbolo di un'attitudine, icona del punk-rock, eppure sono oramai anni che Paul Simonon ha messo da parte i panni del punker '77. In occasione dell'uscita di "From here to Eternity", il gigante magro e biondo rievoca con molta lucidità e tanta tenerezza quell'avventura… La sua faccia e le sue pose, con i capelli dritti e gelatinati, il basso alle ginocchia, hanno fatto il giro del mondo stampate sulle t-shirt o sui poster, e trovarselo ora davanti riesce quasi ad intimidirci.

Paul Simonon era l'incarnazione del romanticismo punk. Se Johnny Rotten era la linguaccia e il tandem Mick Jones/Joe Strummer un po' l'equivalente del duo Lennon / Mc Cartney del movimento, Paul Simonon ne era la classe. Operaia per di più! "Onestamente, non ho mai dato molta importanza a questa cosa. Ma è altrettanto vero che mi sono sempre visto come entertainer! Non come un semplice musicista o un attivista.

La cosa che mi piaceva di più era salire sul palco" ci racconta sorridendo. Quasi veloce come ai vecchi tempi, questo proletario non ha problemi a rievocare il proprio passato : "E' divertente il fatto che io sia diventato un "immagine". Era del tutto involontario. Non avevo mai toccato un basso prima di incontrare Mick Jones. Ho anche provato a imparare a suonare la chitarra ma è stato subito un incubo! Mi sono quindi ritrovato bassista anche perché c'erano solo quattro corde e mi sembrava più facile. Ma è uno strumento che non ho mai amato, è soltanto un attrezzo! Ecco anche spiegato perché il mio approccio è sempre stato poco convenzionale.

Volevo somigliare a Pete Townshend e non a Bill Wyman" ci confessa spudoratamente. Ecco, il punto è proprio questo, i Clash erano una band straordinaria fatta da persone ordinarie : "Credo che se i Clash sono diventati una specie di leggenda, è soprattutto perche' sono uno dei pochi gruppi di quel periodo ad avere sempre saputo evolversi e trasformarsi, passando dal punk-rock al reggae, infine al dub. Sicuramente avevamo ancora qualcosa da dire" ci dice con tono questa volta più serio. Niente era comunque premeditato o studiato a tavolino, il gruppo aveva voglia di uscire dai confini britannici. "Credo che il segreto dei Clash sia stato la capacità del gruppo a spostare sempre i limiti.

Alla fine ci divertiva di più suonare davanti ad un pubblico ostile che non di fronte ad uno già conquistato. Non suoni allo stesso modo quando devi evitare le lattine". Quando gli chiediamo il motivo di questo disco dal vivo a distanza di molti anni dallo scioglimento della band : "Personalmente, mi interessava il fatto di guadagnare un po' di soldi ! Ne ho bisogno" ci dice con una disarmante onestà.

Allo stesso tempo Paul Simonon ci spiega le lunghe discussioni che hanno fatto da retroscena al disco: "E' vero che ci sono stati offerti un sacco di soldi per una eventuale nostra riunione. Troppi forse, al punto che sembrava surreale e francamente abbastanza ridicolo. Non valeva nemmeno prendersi la briga di discuterne, sarebbe stato troppo indecente.
Il nostro onore è rimasto intatto per anni e dobbiamo continuare ad esserne degni. Poi, come tutti sanno benissimo, con i Clash non abbiamo mai scelto la via più comoda in tutte le nostre decisioni. Certa gente non cambia mai". Chi ha detto che non esistono più gli eroi…