|
Per prima cosa ti dice che tiene famiglia e che ha "un bisogno
disperato", parole sue, che la gente compri il suo nuovo album
Global A Go-Go. Poi, chiede l'aiuto dei giornalisti, "gli unici
che possono arrivare al cuore della gente, mica MTV". Infine, addenta
un trancio di pizza mugugnando un'infinità di "mmm".
Stenti a credere che l'uomo che ti sta di fronte sia Joe Strummer, l'inossidabile
leader dei Clash. Sì, insomma, il simbolo vivente del punk. Ha
49 anni e una discreta pancetta. Tolti gli stivali, i calzini bianchi
sono diventati neri a forza di scivolare sui pavimenti dell'hotel, manco
fosse su uno skateboard. Gli chiedi subito dell'esilarante Bhindi Bhagee,
la canzone chiave dell'album, che ti porta in casa l'atmosfera carica,
i colori accesi, gli odori forti di un quartiere d'immigrati. "Parla
di Welson Green, la zona di Londra nella quale abbiamo inciso l'album.
Non è un posto fighetto, è l'opposto di Notting Hill.
Cammini per strada e incontri gente d'ogni razza: irlandesi, portoghesi,
africani, indiani
Come puoi essere impermeabile all'influenza
di un posto così?". Eppure, la gente vuole Notting Hill,
i McDonald's, la sicurezza e il benessere
"Le persone si
chiudono in casa per proteggere quel che hanno e si perdono il bello
della vita. E' come per la musica: aprite i vostri orizzonti, ascoltate
chitarristi giamaicani, cantanti senegalesi, percussionisti indiani.
Questo è il mondo in cui stiamo vivendo". E questo è
il mondo che Joe, nel suo piccolo, cerca di cambiare. Ti chiedi se uno
come lui, una leggenda vivente per chi ha superato i 30 anni di età,
abbia sperimentato in prima persona la capacità della musica
di segnare profondamente le persone. Risponde commosso: "In questi
anni centinaia di ragazzi mi hanno detto che i dischi dei Clash hanno
cambiato il corso della loro esistenza. Ricordo i loro volti, le loro
storie, come quella di un tipo che ha mollato il lavoro in banca per
fare il dj. La musica ha il potere di mutare per un istante la tua percezione
della realtà e in quel breve momento, bum!, puoi decidere di
cambiare tutto". Alla fine dell'intervista, mentre Strummer ti
racconta ghignando che riformerà i Clash quando avrà 78
anni e chiamerà Wim Wenders a girare un documentario, capisci
che dietro l'aspetto dimesso c'è un uomo che sta cercando di
recuperare il tempo perduto. "Esatto, ho fatto solo 3 dischi in
12 anni perché avevo perso la fiducia in me stesso. Finalmente
è giunta l'ora di raccogliere quanto seminato". Poi se ne
va, scivolando sul suo skate invisibile.
LA
LEZIONE DEI CLASH
"Lasciate
che i ragazzi suonino punk-rock: stanno facendo adesso le scoperte che
noi facemmo 25 anni fa", dice con tono paterno Joe Strummer, che
di quei ragazzi è la guida spirituale. Già, perché
i Clash sono stati, con Sex Pistols e Ramones, s'intende, il gruppo
punk più importante d'ogni tempo. Ascoltate una band come i Rancid:
stessa voglia di combattere, stessi ritmi meticciati. E a chi credete
che i Green Day si siano ispirati per Minority? "Ho un debito di
gratitudine nei confronti di questi gruppi", dice Strummer, "adesso
che incido per la Hellcat, l'etichetta dei Rancid". Come dire:
il cerchio si chiude. E s'è chiuso quando Strummer, nel 1991,
ha sostituito Shane MacGowan come cantante dei Pogues: gli irlandesi
hanno ereditato dai Clash certe cavalcate strumentali, che hanno fatto
capolino nella musica di band anni 80 (vedi Alarm e U2). Manu Chao è
un altro che non ha mai fatto mistero di avere ascoltato i Clash. Mettete
nel lettore il quarto album del gruppo di Strummer, Sandinista! ('80),
e poi i dischi del "clandestino": troverete molti punti in
comune. Lo spirito è lo stesso: captare e mischiare musiche da
ogni angolo del mondo. Né vanno scordati i potentissimi Rage
Against The Machine, per loro stessa ammissione un incrocio tra Clash
e Public Enemy. Anche noi italiani abbiamo un gruppo devoto a Strummer
e soci: i Gang dei fratelli Severini.