RADIOCLASH IN ENGLAND - JULY 2002 (Seconda Parte )
Joe Strummer and Mescaleros Live Concert
12/7/2002 - Old Trafford Cricket Ground - Manchester

Joe Live in Manchester - photo by Ant
Provided courtesy of Strummersite.com



Setlist : Shaktar Donetsk - Rudie Can't Fail - Bhindi Bhagee - Tony Adams - X-Ray Style - Get Down Moses - I Fought The Law - Johnny Appleseed - White Man in Hammersmith Palais - Mega Bottle Ride - Police On My Back .

Da Londra a Manchester.
Mattina post-concerto. Venerdì 12 luglio. Saluto i ragazzi dei RadioBrixton e , fresco come una rosa, da King's Cross mi dirigo in metropolitana verso Elephant and Castle, dove ho l'appuntamento con Rob, uno dei gestori del sito ufficiale www.strummersite.com e Giuseppe.
Nell'attesa del loro arrivo mi bevo un caffè al baracchino gestito da un indiano e la sensazione che ne consegue (alla bevuta) è sgradevolissima. Una vera schifezza! Aveva ragione Agata Christie quando diceva "In Inghilterra il caffè ha sempre il gusto di un esperimento chimico". Riparo in un chiosco poco più avanti e mi rifaccio con un cappuccino "italian style".

Arrivano i due "companeros" in macchina e con mia sorpresa si ritorna da dove sono partito, e cioè King's Cross Station (con Rob non è stato semplice prendere accordi la sera prima!) dove ci aspetta Michael, un simpatico austriaco che parla perfettamente l'inglese , vecchio fan di Joe + Clash .
Un paio di tramezzini per il pranzo e via, si parte per Manchester, circa 300 Km a nord. L'autostrada si rivela subito molto trafficata, ma non sarà niente rispetto a quello che ci attende.
Dopo una sosta a casa di Ant, l'altro gestore del sito di Joe, riprendiamo la strada per Manchester e dopo una mezzora, zona Birmingham , iniziano le prime code. Siamo bloccati.

L'autostrada diventa una specie di Salerno-Reggio Calabria in versione anglosassone (Rob mi dice che è sempre così!), piena di lavori in corso, corsie inagibili ed interruzioni, il tutto condito dal weekend inglese. Sono ormai le 16,00 (a causa di un mio mezzo casino con le prenotazioni dei biglietti abbiamo perso altro tempo) ed il concerto di Joe è fissato per le 18,00 !
Ore di panico in macchina, telefonate frenetiche fra Rob, Ant e l'entourage di Strummer per sapere per bene i tempi dello show. Finalmente, dopo un lungo tratto di strada effettuato a passo d'uomo in mezzo alla piatta campagna inglese, arriviamo alle porte di Manchester, sono le 17,30 e, grazie alle indicazioni via telefono di un amico di Rob residente in città, ci avviciniamo veloci al luogo del concerto tramite strade secondarie.



Old Trafford Cricket Ground



Il Concerto
Entriamo nello stadio cinque minuti prima delle 18,00. L'Old Trafford Cricket Ground (niente a che vedere con il mitico Old Trafford calcistico) è una piccola arena sportiva all'aperto che da subito non mi pare adatta al sound dei Mescaleros. Ci saranno intorno alle 5-6 mila persone accorse in particolare per vedere Ian Brown(ex Stone Roses ed idolo di casa) e soprattutto Paul Weller ancora amatissimo in England. I fan di Strummer, abbastanza numerosi, sono già sotto il palco, mediamente più giovani di quelli incontrati a Londra la sera precedente. Parecchie magliette (nuove) dei Clash, qualche capello punkeggiante in mezzo a diversi capelli bianchi. Ma quando, alle 18,15 dopo l'annuncio dello speaker, entra Joe con i Mescaleros, le differenze si annullano in un grande applauso che è più di un tributo alla carriera, ma è principalmente affetto, gratitudine, voglia di ascoltare ancora quella voce roca ed inconfondibile.

Joe si presenta pimpante, con fazzoletto rosso combattente. Si vede che vuole conquistare tutto il pubblico, non solo il "suo" pubblico. L'attacco un po' in sordina è per Shaktar Donetsk, ma tutto si rimette a posto con la sempre splendida ed immortale "Rudie Can't Fail" cantata in coro dal pubblico. Il palco è ampio e permette a Joe di muoversi senza problemi. Purtroppo la qualità del suono inizialmente non è perfetta, e ribadisco, queste tipo di arene estive non mi sembrano particolarmente adatte a valorizzare la proposta musicale di Joe, che avrebbe bisogno di luoghi più raccolti (in effetti l'atmosfera è lontana dal pathos creato a Londra la sera precedente). In ogni caso Strummer prende il tutto molto seriamente, incrociando gli sguardi con la band alla ricerca della piena collaborazione. Oneste le versioni di "Bindhi Bhagee" e "Tony Adams", mentre di livello superiore sono le esecuzioni di "X-Ray Style" e "Get Down Moses" il nuovo reggae che coinvolge subito la platea.

Joe diffonde grinta e positività , ma devo ribadire la sensazione (assolutamente personale ed espressa anche nel racconto dello show londinese) che non tutti i componenti dei Mescaleros rispondano allo stesso modo alle sollecitazioni di Joe. Sarà un discorso caratteriale, potrebbe anche essere una mia errata valutazione, ma qualche occhiata non troppo tenera di Strummer diretta ad alcuni membri dei Mescaleros durante il live lascia effettivamente perplessi. Non vorrei passare per un intransigente legato al passato, ma quando sul palco abbondano i sorrisetti distratti, l'atmosfera complessiva, il feeling che la band trasmette, non è dei migliori. Ciò detto il concerto si mantiene certamente a discreti livelli, senza però toccare gli apici di intensità londinesi.
Ovviamente Londra non è Manchester, il gruppo viene da una serie di date americane che non hanno permesso grande riposo, non tutta la platea è lì per Strummer, ma in ogni caso i Mescaleros hanno l'obbligo di dare sempre il massimo in ogni occasione perché suonano insieme al miglior combat-singer che la storia del rock abbia prodotto (massimo rispetto, che cazzo!!). Ci fosse uno di noi al loro posto sfascerebbe la chitarra o il basso ogni sera. O no ??



Proseguo il resoconto per dire che "Johnny Appleseed" e "White Man in Hammersmith Palais" sono ben eseguite e salutate dal pubblico con ovazioni ripetute, ed è anche buono il finale in crescendo di "Police On My Back" con il solito importante lavoro alla chitarra di Martin Slattery.
Tutto finito. 45 minuti ed una dozzina di pezzi volati via. Joe saluta con il pugno chiuso e la mano sul cuore la gente sotto il palco che avrebbe voglia, ovviamente, di altra musica. Ma l'organizzazione inflessibile (lo scopriremo anche dopo) ha la sua ferrea programmazione da rispettare. Tocca a …., divertitevi giovani inglesi !

Post-Concerto
Con Giuseppe ed Ant mi dirigo verso la parte "nobile" dello stadio (tribune numerate, bar, belle ragazze alle informazioni, fiori ecc..) dalla quale si accede ai camerini. Incontriamo Rob e superiamo il primo servizio di sicurezza. Siamo in zona riservata "agli amici", ma di entrare nei camerini non se ne parla. L'atmosfera è ben diversa rispetto a Londra, e si capisce subito che non sarà facile avvicinarsi alla band. Dicono che Joe sia impegnato in una lunga conversazione con Paul Weller (ok, è finita). Escono con una pinta di Guinness in mano sia Tymon Dogg (sempre molto cordiale ed affabile), sia il giovane batterista Luke Bullen.

Con vero piacere riesco a conoscere altra gente che segue Joe con una passione sfrenata. Ad esempio l'effervescente Johnny The Glove del sito Joe Strummer Database http://clashuk.tripod.com , ed anche il simpatico Manchester Kev (parla talmente veloce che non neppure capito se parlava inglese o altro), organizzatore dei servizi necessari ad ogni live show.
Mi metto a parlare anche con l'amico di Rob residente a Manchester. E' un ex dipendente della Olivetti UK che ha chiuso i battenti in Inghilterra circa un anno fa. Si parla di musica, della scena di Manchester e Birmingham (il mio inglese dignitoso grazie a Dio mi sorregge) e del fatto che lui, essendo disoccupato, superati i 40 anni ha coraggiosamente scelto di iscriversi all'università di informatica di Manchester per completare gli esami e laurearsi.

Sottofondo delle nostre conversazioni è la musica noiosa e ripetiva di Ian Brown. Molta gente è qui per lui, per ascoltare l'ex ribelle degli Stone Roses . Sono qui per lui anche una nonna giovanile e la nipotina di 8-9 anni che ballano insieme mano per mano le pallose (per me) canzoni proposte. L'immagine della nonnina mi cattura e mi fa riflettere su quanto siano ancora distanti le culture musicali inglesi ed italiana. Quando mai riusciremo a vedere una scena simile in Italia?
Svanite le speranze di poter avvicinare Joe ed il resto del gruppo, con Giuseppe decidiamo di ritornare verso la calca per assistere allo show di Paul Weller.
Il mod-father si presenta tirato a lucido e con uno stile unico che gli si deve riconoscere. Gran personaggio ed ottimo musicista, Weller ormai è un mostro sacro del brit-rock, ammirato dalle giovani band inglesi, osannato dal pubblico, rispettato dalla critica. Ci vediamo tre-quattro pezzi e poi a, malincuore, decidiamo insieme ad Ant di rientrare verso Londra anche perché il viaggio sarà piuttosto lungo. Non prima però di aver ascoltato la versione di "Magic Bus" degli Who che Weller ripropone in ogni concerto.

Lungo il viaggio l'immancabile pioggia accompagna i nostri discorsi che ruotano intorno a Strummer, alla politica, agli scozzesi, agli immigrati. Michael, l'austriaco, dovrà raggiungere in treno Londra stanotte stessa, mentre io e Giuseppe lo faremo la mattina dopo.
Ore 11,00. Londra ci attende con una mattinata fantastica. Cielo terso, brezza leggera, sole pieno. Qualcosa di veramente raro a queste latitudini. Ci regaliamo così una giornata nel quartiere di Clapham, fra parchi vestiti a festa e birre al pub. Il commiato non avrebbe potuto essere più dolce.
Indimenticabile. Ancora grazie a tutti.

Mauro Zaccuri